Sanremo e il caso Poltronesofà: “È telepromozione, ancora più grave che Amadeus non pronunci il marchio”
La vittoria di Geolier nella serata cover ha riacceso un Festival di Sanremo 2024 che pareva già scritto e che nei primi giorni ha riservato spazio più che altro a polemiche che esulavano dal tema musicale, su tutte quella legata alla pubblicità. Il caso John Travolta ha fatto discutere per la pubblicità nascosta al marchio di scarpe dell'attore e nelle stesse ore sono emerse perplessità rispetto agli inserimenti pubblicitari del marchio Poltronesofà all'interno del programma. Se la Rai sotto questo aspetto si è difesa affermando si tratti di product placement (l’inserimento di un marchio all’interno del contesto televisivo per scopi pubblicitari e dietro pagamento di un compenso). Posizione che l'Unione Nazionale Consumatori ha contestato, sostenendo non sia così. Ne abbiamo parlato con il presidente Massimiliano Dona.
Prima la questione scarpe, poi quella divani, la Rai continua a inciampare in ambiguità pubblicità, a Sanremo era già successo l'anno con l'affare Instagram.
Su Travolta bisogna capire i dettagli della questione. Nelle scorse ore è emerso che a quanto pare ci fosse una clausola che prevede che non avrebbe dovuto indossare brand visibili, salvo specifico accordo. Se le cose stanno così, la Rai sarebbe persino parte lesa, anche se è chiaro che qualcuno avrebbe dovuto verificare prima dell'entrata in scen che non ci fossero loghi visibili. Secondo me trattandosi di un logo non molto popolare, la cosa è un po' sfuggita. Di solito c'è il personale che dà uno sguardo e copre eventuali loghi.
Curiosa resta la questione del presunto slogan del marchio pronunciato da Amadeus durante la scenetta del ballo del qua qua.
Ci sono varie supposizioni relative all'ipotesi di una presunta intromissione dello sponsor nella negoziazione per consentire alla Rai di approfittare di un cachet più basso, ma ci muoviamo nel campo delle illazioni. Ad oggi la colpa della Rai è quella della mancata vigilanza sull'esibizione di un brand da parte dell'ospite.
E invece sulla questione Proltronesfà ci muoviamo in un campo leggermente diverso, ma comunque in continuità.
Qui il tema è che si gioca ormai a nascondere la pubblicità pensando che questa possa essere più efficace, lo fanno le aziende e anche una grande kermesse come il festival. Eppure ci sono regole, perché la prima caratteristica della pubblicità, prima ancora che sia o meno ingannevole, è che sia riconoscibile. Questo perché si pensa, giustamente, che tutti noi, sapendo si tratti di un messaggio commerciale, drizziamo le antenne e siamo più protetti a livello mentale.
Cosa c'è che non va secondo lei negli sketch Poltronesofà a Sanremo?
La Rai dice che quello è un product placement, mentre secondo noi è una promozione.
Qual è la differenza?
Product placement, in termini pratici, significa far trovare il divano nella scenografia, mentre qui c'è proprio un minishow nello show con questo siparietto, che ha appunto i caratteri della telepromozione, definita da altri obblighi di legge, ovvero mandare durante la telepromozione stessa la sovrimpressione del messaggio promozionale.
Dal punto di vista tecnico c'è una normativa che regola questa differenza?
Il product placement è definito da una legge che spiega cos'è, si tratta dell'inserimento in un'opera video di un prodotto a scopi commerciali. Per essere lecito c'è scritto. Nei film c'è alla fine nei titoli di coda, nei programmi Tv invece deve comparire appunto in sovrimpressione.
Che in questi sketch di Poltronesofà non si nomini mai il marchio esplicitamente è un'aggravante o un'attenuante?
Il fatto che lui non nomini il prodotto secondo me è la cosa più clamorosa e problematica. In questo caso tutti sanno di cosa parliamo, consideriamo che Poltronesofà è il primo investitore pubblicitario in Italia, nessuno di noi non sa cosa voglia dire che "la promozione scade domenica", ci hanno fatto una testa così. Secondo me non nominare il marchio è ancora più subliminale, quello che non dovrebbe essere la pubblictà, far finta che la scenetta faccia parte del Festival, invece non è così. L'inganno è nel confondere il contenuto con la pubblicità. È come se al telegiornale, all'improvviso, tirassero fuori una promozione commerciale, chi guarda non se l'aspetta.
Insomma il problema, pur essendoci un accordo tra Rai e questo marchio, sarebbe proprio la sistematicità di questi siparietti e la modalità con cui vengono realizzati.
Tanta gente, vedendo Amadeus che scende dal palco e va in platea vicino a un divano, non capisce la differenza. Questi passaggi sono inclusi anche nella scaletta del programma, che sia nel copione secondo me è la cosa più grave. Non c'è qualcuno che annuncia una promozione al pubblico, ma è totalmente integrato al racconto.