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Festival di Sanremo 2025

Sanremo 2025, ascolto in anteprima e pagelle delle 30 canzoni: un Festival con troppo sentimento e poca attualità

Abbiamo ascoltato in anteprima le canzoni del Festival di Sanremo 2025: da Fedez a Gabbani, passando per Elodie, Giorgia, Rocco Hunt e Lucio Corsi ecco le prime impressioni sulle canzoni che ascolteremo dall’11 febbraio.
A cura di Francesco Raiola
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Brunori Sas e Giorgia
Brunori Sas e Giorgia
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Come ogni anno ai giornalisti è data l'opportunità di ascoltare in anteprima le canzoni che saranno protagoniste al Festival di Sanremo che quest'anno si terrà da martedì 11 a sabato 15 febbraio. Sono 30 i Big in gara a cui si sono aggiunte 4 nuove proposte che hanno vinto Sanremo Giovani e come anticipato da Carlo Conti – che ha preso in mano la conduzione e la direzione artistica del Festival dopo i cinque anni di Amadeus – le canzoni parlano poco della società che ci circonda ma sono molto più raccolte sui sentimenti e le emozioni di chi racconta. Ci sono le eccezioni, ovviamente, come Rocco Hunt che parlando di sé, racconta dell'andare via di casa, dalla città e della nostalgia che ti prende o Willie Peyote, ma si contano sulle dita di una mano. Conti sostiene che non gli è arrivato nulla, così come manca il rock per mancanza di proposte e allora si torna alle casse dritte (che sembra, per molti, una sorta di garanzia di passaggi radio), meglio se urban, le ballatone – marchio di fabbrica del festival – e qualche canzone che rispecchiando l'autore risulta più originale, come quelle di Brunori Sas, Lucio Corsi e Joan Thiele. Premessa che vale ogni anno: le canzoni sono primi ascolti, avvengono una appresso all'altra e per la prima volta leggiamo pure i testi, qualcosa, per forza potrà sfuggire.

Francesco Gabbani – Viva la vita

Gabbani è una certezza, ma a Sanremo lo è ancora di più, difficile che passi sul palco dell'Ariston senza lasciare segno, anzi. Il cantautore porta una ballatona, di quelle a cui ci ha abituato, forse più semplice (non banale) nella scrittura, forse per andare al sodo, con questo inno alla vita  ("Viva la vita così com’è, viva la vita, questa vita che è solo un attimo, un lungo attimo")

Clara – Febbre

Clara è stata sicuramente una delle sorprese dello scorso anno, Diamanti grezzi piacque non poco e anche lei sul palco sembrava non temere il peso dell'Ariston, ci sta che le sia data pure una seconda opportunità. Il risultato è un pezzo con cassa dritta, che sembra scritto per andare bene in radio, un pop in cui accenna a rappare, non a caso la canzone porta la firma di Madame. Insomma, niente di nuovo, non male ma sembra un già sentito

Willie Peyote – Grazie ma no grazie

Forse non ci saremmo aspettati di rivedere Willie Peyote al Festival, ma alla fine è solo un piacere. Il cantautore/rapper torinese infatti porta un po' di freschezza sul palco e un po’ di coscienza critica in un Sanremo che vede poco racconto sociale ("Dovresti andare a lavorare e non farti manganellare nelle piazze” o “C'è chi dice che non si può dire niente, poi invece parla sempre”) con un rap sghembo e molto interessante (a qualcuno ha anche riportato alla mente Stayin' alive)

Noemi – Se ti innamori muori

Noemi torna una ballatona con archi, la sua voce graffiata e un testo che racconta un amore con le sue complessità. Molto elegante, e ancora una volta molto vicino a ciò che ci aspetteremo dalla cantante romana, che questa volta è stata vestita – nel testo – da Mahmood e Blanco.

Lucio Corsi – Volevo essere un duro

Poetico, surreale, Corsi è una certezza della musica italiana e porta una ballata retta da piano e archi, giocando molto con le immagini ("Vivere la vita è un gioco da ragazzi, me lo diceva mamma ed io cadevo giù dagli alberi") e verso il finale con il glam rock che ama. Come Joan Thiele, il nome di Lucio Corsi è abbastanza sconosciuto al grandissimo pubblico, ed è un peccato. In questi anni, infatti, il cantautore è stato uno di coloro che maggiormente ha creato musiche, testi, melodie che valevano la pena di essere ascoltate. Corsi è un cantastorie, che mescola, appunto, glam rock a Gianni Rodari – i cui echi si sentono pure qui – anche se in fondo non è altro che Lucio (per citarlo).

Rkomi – Il ritmo delle cose

Vocali apertissime per Rkomi – un po’ alla Sangiovanni – che vuole chiaramente caratterizzare il canto in questo modo. Il brano non è male, Shablo alla produzione lo aiuta a vestirlo anche per le radio, senza perdersi troppo nel rap pop da classifica. Sicuramente “il ritmo che ci muove” che canta nel ritornello è un riassunto accettabile di quello che ascolteremo.

The Kolors – Tu con chi fai l'amore

Accompagnati da Davide Petrella e Calcutta, reduce dal successo con Marco Mengoni, i The Kolors tengono fede all'idea che canzone che vince non si cambia e così portano al Festival un brano uptempo che in qualche modo si rifà a successi come Italodisco, Un ragazzo, una ragazza e Karma, insomma, non replicano ma è come se Stash e soci ci tenessero a che il pubblico possa riconoscerli al primo ascolto. Quel "Tu con chi fai l'amore" del ritornello resterà impresso e si farà pure qualche passaggio su TikTok (la classifica radio la diamo per scontata).

Rocco Hunt – Mille volte ancora

Vincitore di Sanremo Giovani con Nu juorno bbuono, Rocco Hunt torna a calcare il palco dell'Ariston ricordando quel brano, mescolando italiano e napoletano e raccontando un tema che gli sta molto a cuore, ovvero quello delle radici e della mancanza della propria terra e degli affetti. Un brano che unisce, quindi, un messaggio nostalgico a un andamento uptempo che il rapper cantautore salernitano ha perfezionato in questi anni. Anche il linguaggio scelto sembra un po' semplice, ma utilizza comunque immagini efficaci. Potrebbe essere una sorpresa.

Rose Villain – Fuorilegge

In pochi anni Rose Villain si è caratterizzata come uno dei diamanti del pop italiano, unendo numeri, pubblico e pure credibilità. Come lo scorso anno la cantante vuole dimostrare di avere la voce e lo fa con un pezzo che parte molto pop, poi la classica cassa per far ballare e accenna a ritmi mediorientali per raccontare una storia di "desiderio, di un sentimento così viscerale e logorante da far quasi sentire sbagliati. Un fuoco che arde così forte da indurre a pensare e agire fuori dagli schemi, pur di avverare i propri sogni" come dice lei stessa nella nota stampa.

Brunori SAS – L'albero delle noci

E finalmente Brunori Sas fu. Sono anni che si parla del cantautore calabrese a Sanremo, Amadeus ha provato a portarlo più volte, senza successo. Eppure parliamo forse di uno degli artisti più importanti di questi ultimi anni. All'Ariston porta una canzone sulla paternità (un’esplosione di paternità, in realtà), con la sua classe sopraffina, pescando a piene mani dal suo canzoniere – con un testo che riesce a trovare parole e immagini che non ci sembrano trite e sentite -, ma anche facendo riferimento a grandi classici (De Gregori?). Che bellezza sarà vederlo su quel palco.

Serena Brancale – Anema e core

Una delle voci jazz più note del Paese, Brancale torna al Festival, però, dopo il successo enorme di Baccalà, un divertissement in dialetto pugliese che, ovviamente, non poteva essere replicato a Sanremo, ma comunque può essere trasformato. Voce incredibile per lei (che mantiene il dialetto in certe parti), il pezzo è molto mediterraneo (“Non so se ti suonerà neomelodico, ma stasera ti dedico Anema e cuore”) e si fa ascoltare.

Irama – Lentamente

Il rischio, per Irama, è quello di uniformare un po' tutto sulla sua voce: profonda, sofferente, dark. La canzone è una ballatona pop-rock, di quelle che ama portare al Festival e che gli hanno comunque dato molte soddisfazioni. Niente di nuovo, forse l’ascolto continuo aiuterà.

Marcella Bella – Pelle diamante

Effetto Ricchi e poveri per Marcella Bella? Anche lei sceglie un pezzo uptempo in cui parla di sé: “Stronza, forse, ma sorprendente, una mina vagante, sono una combattente” che ricorda un po’ la Loredana Bertè di Pazza di me.

Achille Lauro – Incoscienti giovani

Lauro è un emblema del Sanremo di questi ultimi anni, quello che ha un po' rivoluzionato il senso del Festival e anche un po' la discografia (oggi quasi tutti vogliono andarci): cantante, co-conduttore, Lauro torna dopo la fortunata esperienza come giudice di X Factor. È sorprendente vedere come è cambiato l'ex trapper negli anni e quanto si sia avvicinato al grande cantautorato romano. Questa canzone rischia di giocarsi tranquillamente il podio.

Elodie – Dimenticarsi alle sette

Se siete fan di Elodie, beh questa canzone fa per voi (il pezzo è firmato da due autori come Petrella e Simonetta). Non c’è molta sorpresa, è un pezzo à la Elodie – che cita Mina e Battisti -, mood sad disco.

Tony Effe – Damme ‘na mano

Come Geolier, Tony Effe arriva al suo primo Festival con l'album (ICON) più ascoltato dello scorso anno. Ma se ci aspettavamo una cosa alla Dark Polo Gang, un pezzo trap di quelli che lo hanno portato sulla bocca di tutti in questi mesi, sbagliavamo. Ritmo sudamericano per il rapper, che spiazza tutti con una canzone che cita Califano e la tradizione del folk romano (per i più indie, gli Ardecore, per i meno, Mannarino), oltre alla madre Annarita (perché il topos trap deve comunque rimanere).

Massimo Ranieri – Tra le mani un cuore

Tra gli altri Tiziano Ferro e Nek tra gli autori (con Giulia Anania e Marta Venturini), per un pezzo cucito addosso a Ranieri, che mette in risalto la sua voce e la sua storia, e non cerca alcun aggancio ruffiano con la contemporaneità. Il pezzo è un classico che si arricchisce, nell’arrangiamento, anche di un sax.

Sarah Toscano – Amarcord

Forte della vittoria all'ultima edizione di Amici, Sarah Toscano arriva a questo primo Festival con non poche aspettative. Abbastanza scontato il mood del pezzo, che rientra nel gruppo della cassa dritta, niente di memorabile, Sarah svolge il suo compito senza regalare nulla all’imprevisto.

Fedez – Battito

Il ritorno di Fedez al Festival un po' spiazza e un po' no. Spiazza perché pensavamo che la sua esperienza al festival, dopo il duetto con Michielin, potesse bastare, ma il rapper ha abituato tutti a queste sorprese. Non è il caso di Battito, però. Un pezzo dark, rap "fedeziano", che porta un tema di cui il cantante parla spesso, ovvero la depressione (e come ogni anno dovremmo sorbirci la polemica sull’autotune, dio della musica perdonaci!). Vi piace Fedez? Vi piacerà. Lo odiate? Non vi farà cambiare idea.

Coma_Cose – Cuoricini

I Coma_Cose sono l'emblema di come è cambiato il Festival in questi anni, passando da Anima Lattina a essere una presenza quasi fissa e apprezzata di Sanremo. Cuoricini non riporta i Coma_Cose a un ballatone, ma questa canzone è un uptempo che gioca molto sul loop dei cuoricini, e sembra scritta mentre si ascoltavano pop dance anni ’80. Rischia di piacere molto.

Giorgia – La cura per me

Candidata alla vittoria finale, Giorgia porta un bel pezzo, scritto, tra gli altri, da Blanco. Un pezzo pop che la farà risaltare all’Ariston. Insomma, difficile che Giorgia sbagli.

Olly – Balorda nostalgia

La prima volta a Sanremo, Olly arrivò volando ben sotto i radar, poi l'esplosione, qualche collaborazione azzeccata e soprattutto la capacità di creare una fanbase importante. Non male questa Balorda nostalgia, che rifugge più o meno dalle mode del momento, dai suoni plastificati e dalla cassa in quattro da dancefloor: onesto pezzo pop su un amore finito ("Vorrei tornare a quando ci bastava ridere, piangere, fare l’amore").

Simone Cristicchi – Quando sarai piccola

Cristicchi a Sanremo va sempre con un brano che abbia un senso profondo e questa "Quando sarai piccola" (una ballata con archi che risuoneranno benissimo sul palco) racconta in maniera molto delicata l’amore verso una madre con l’Alzheimer (“Ti ripeterò il tuo nome mille volte fino a quando lo ricorderai).

Emis Killa – Demoni

E chi si aspettava di vedere Emis Killa al Festival di Sanremo! Il cantante è una delle voci più note del rap italiano, riuscendo comunque a tenersi sempre lontano dai richiami suadenti del Festival. La scia di questa Demoni è quella di Cenere di Lazza, diventata ormai genere a sé. Emis Killa ci mette del suo, ovviamente, si sente la sua collaborazione con Fedez in questi ultimi tempi, la canzone è radiofonica, vediamo come si comporterà su quel palco.

Joan Thiele – Eco

Joan Thiele arriva come un nome nuovo al Festival, ma come successo in passato con artisti come Colapesce e Dimartino, La Rappresentante di Lista, Coma_Cose o Giovanni Truppi, il suo nome è ben noto a chi ama la musica. Per questo esordio, la cantautrice ha portato un brano molto bello, elegante, che pesca nell'enorme bacino dei compositori italiani di colonne sonore (Morricone per esempio), ma rende omaggio a passato e presente: in alcuni momenti pare ispirarsi a Mina, ma anche ad atmosfere come quelle di Bang Bang (My Baby Shot Me Down), mentre musicalmente ci sono pure attimi à la Billie Eilish. A cercare il pelo nell'uovo, forse manca il ritornello che resta in testa, ma il brano è coerente e piacerà.

Modà – Non ti dimentico

Il ritorno dei Modà e di Kekko è il racconto di una relazione, che si accompagna a un pop-rock tradizionale che ha la sua assoluta dignità pensandola come un pezzo dei Modà a Sanremo.

Gaia – Chiamo io chiami tu

Gaia è una delle nostre artiste più internazionali, raccogliendo meno di quello che avrebbe dovuto e dovrebbe. La canzone è firmata da lei e da Petrella, perché questo pop devi saperlo fare. Gaia lo sa fare, benché l'idea è che potesse rischiarsela un po’ di più. Ma se questo Sanremo sarà un ulteriore gradino per lei, ben venga.

Bresh – La tana del granchio

Bresh è un altro dei talenti usciti dalla Drilliguria, che in questi ultimi anni ha trovato un nuovo posto nella scena cantautorale italiana. Questo era l'anno perfetto per vederlo confrontarsi con questo palco, aveva tutto per poter sorprendere. Il brano non è male, ma non sorprende granché e alcune immagini sono al limite del cringe: “Se il mare si è salato è perché un marinaio ci ha pianto sopra”.

Francesca Michielin – Fango in paradiso

Michielin è un'altra di quelle artiste che la vedi bene sia quando è sul palco del Festival sia quando fa un album pop ma pieno di melodie e suoni ricercati e lontani dalla faciloneria. Fango in paradiso è descritta come una revenge song in stile Taylor Sweift, grande riferimento per la cantautrice. La canzone è molto interessante (l'aggettivo tiene conto che è un primo ascolto), rifugge alcune soluzioni facili, mantiene una linea coerente con la sua discografia e certe immagini hanno il proprio effetto: "Programmare un addio chiusi in macchina era tutta teoria e non pratica".

Shablo feat. Guè, Joshua e Tormento – La mia parola

Tre talenti e un giovane: Shablo, uno dei produttori e manager più segnanti di questi ultimi anni (basti pensare a Sfera e Blanco), porta con sé un Big come Guè, che ha da poco pubblicato un album volato al primo posto della classifica, un talento come Tormento – che ha segnato il rap melodico italiano con Big Fish e i Sottotono – e un giovane, Joshua che li accompagna in questa La mia parola riprende un sound molto anni '90, tra hip hop e black music.

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