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La prima serata del Festival di Sanremo 2025 è andata. Da Gaia ai The Kolors, una corsa al cardiopalma fino all'ultimo cantante senza infortuni dopo quelli di Kekko dei Modà e Francesca Michielin e la caduta sfiorata da Jovanotti al suo ingresso nell'Ariston. Una serata senza intoppi per Carlo Conti e gli amici Antonella Clerici e Gerry Scotti, la musica ha fatto da padrona come da copione. Nel nome di Fabrizio Frizzi, al quale è stata dedicata Hai un amico in me di Cocciante, che ha scatenato un inevitabile momento di commozione.
Una serata piacevole tra amici, grande senso di unione e collaborazione, zero polemiche, nessuno scossone, il gossip parcheggiato in un angolo. Inevitabile che le canzoni dei 29 big prendessero il sopravvento e monopolizzassero le cinque ore di diretta previste anche da Fazio, che ormai è un habitué di contenitori televisivi così corposi. Simone Cristicchi in odor di vittoria con la canzone dedicata alla mamma malata di Alzheimer dal titolo Quando sarai piccola, calda accoglienza per l'esordiente festivaliero Brunori Sas e il brano dedicato alla figlia Fiammetta e ancora per l'unica canzone politica a firma Willie Peyote, che canta "Dovresti andare a lavorare e non farti manganellare nelle piazze, Questa gente non fa un cazzo li mantengo tutti io con le mie tasse".
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Tripudio a scena aperta per Jovanotti, che non fa in tempo a cantare L'ombelico del mondo fuori l'Ariston che rischia di inciampare sull'ingresso del teatro e compromettere tutta la positività che lo contraddistingue. Dopo quasi due anni di recupero dall'incidente in bici sarebbe stato il massimo in mondovisione. Entra Gianmarco Tamberi ed è un inno al corpo umano, che dà il titolo al nuovo album di Lorenzo Cherubini e uno spunto a entrambi per celebrare la forza e la resilienza di un fisico provato dalle difficoltà. È un bel momento.
Un Festival di buoni sentimenti e di pace, scandita dalla Imagine di Noa e Mira Awad, anticipata da una lettera di Papa Francesco. "Penso ai bambini che non possono cantare la vita. Non dimentichiamo mai che la guerra è sempre una sconfitta", dice. È scolpito nella pietra.
Nemmeno Fedez è riuscito a invertire il senso di marcia. La discesa dimessa con le lentine a coprirgli gli occhi ha lasciato spazio subito ad un'esibizione raccolta ed emozionata. L'uscita dal palco con un sospiro e la testa in su, lo scarico di una tensione che dura da giorni ed è legata a motivi ben lontani dagli spartiti. È stato un lungo Battito, poi pura dissolvenza dietro le quinte.
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Il Fantasaremo in sottofondo, a volume basso, per dirci che sì c'era ma non in maniera invasiva come negli ultimi due anni. Poche divagazioni sul palco e in platea, nemmeno il divertimento spinto di improvvisati borseggiatori o fanatici dei bouquet. Manca la gara nella gara, lo spirito agonistico mosso dai baudi e dai capitani delle squadre. Speriamo sopraggiunga prima che le notti diventino davvero lunghe.
La classifica finale assente, nessun brivido da podio, compaiono in verde solo i cantanti che hanno guadagnato, rigorosamente in ordine sparso, le prime cinque posizioni: Giorgia, Simone Cristicchi, Brunori Sas, Lucio Corsi e Achille Lauro. Nessun rumore sotterraneo, tutto molto fedele alle aspettative.
Come da accordi, con pubblico e sala stampa, Carlo Conti chiude all'1:20, anticipandosi anche un po'. Nemmeno l'orario ha previsto sbavature o prestato il fianco ai detrattori della notte in un infrasettimanale lavorativo. La parola passa al Dopo Festival di Alessandro Cattelan, pronto a intrattenere chi proprio a letto non vuole andare e i cantanti che non si sono fiondati al ristorante dopo la loro esibizione.
Ci si era chiesti se la musica sarebbe riuscita ad avere la meglio su nomi ingombranti come quelli di Lauro, Fedez, Tony Effe ("ripulito" dai tatuaggi e abbagliato dal candore del suo outfit) e il caso Emis Killa, ritiratosi prima della gara. La risposta è sì, ma forse bisognerebbe trovare una misura.
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