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Festival di Sanremo 2023

Sanremo 2023, le canzoni in anteprima: vincono introspezione e amori finiti, ma un po’ si balla

Abbiamo ascoltato per la prima volta le canzoni del Festival di Sanremo, ecco quello che possiamo dirvi.
A cura di Francesco Raiola
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Amadeus (LaPresse)
Amadeus (LaPresse)
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Quello che parte tra qualche settimana sarà un Sanremo molto introspettivo almeno nei testi, con tanti pezzi che parlano di rotture, mancanze e perdite, ce ne sono tante che parlano in particolar modo d'amore, ma c'è anche salute mentale, mentre è tornata protagonista la ballad, nelle sue varie declinazioni: pop, urban, classica. Forse manca la canzone sorprendente, in tanti hanno rispettato se stessi, portando la propria storia, c'è meno voglia di tentare una strada nuova, là dove la novità è data dai nomi, come Ariete, Sara Mattei, i Colla Zio, con alcune conferme come quelle di Giorgia, Marco Mengoni e Colapesce Dimartino tra gli altri. I primi ascolti sono sempre complessi, l'audio non è ottimale e le versioni sono quelle da studio, senza orchestra, l'orecchio non riesce ad abituarsi, quindi qui ci sono le primissime impressioni, almeno per farsi un'idea.

Gianluca Grignani – Quando ti manca il fiato

Gianluca Grignani torna al festival con una ballad rock che parla di suo padre, un brano sul perdono, che non graffia ma fa comunque il suo lavoro: “No che non sto male, ma quando accadrà tu verrai al mio funerale, tu verrai o no? (…). A smettere di suonare quando la musica è finita, è questo che devo imparare da te"

Colapesce Dimartino – Splash

Colapesce e Dimartino scelgono un suono anni 70, con un arrangiamento come ci hanno abituati e un bridge sudamericano. È un pezzo battistiano, carelliano, che ripercorre perfettamente quello che ci aspettiamo da loro, senza rincorrere per forza il successo di Musica Leggerissima (ma quel “ma che mare, ma che mare” rimarrà in testa): "Preferisco il rumore dei cantieri infiniti a quello del mare, ma che mare, ma che mare, come stronzi galleggiare".

Articolo 31 – Un bel viaggio

Ballatona per gli articolo 31, J-Ax e Dj Jad celebrano il loro viaggio, alternando cantato e rap con un po’ di scratch anni 90. Un ripercorrere le proprie vite e i propri sbagli, le rotture, il successi, la difficoltà di crescere: "Non volevamo crescere ma è successo tutto a un tratto e fai tutte le cose che giuravi non avresti fatto, anche morire giovani non puoi più adesso (…) Abbiamo scritto il manuale su come trasformare un socio in un rivale".

gIANMARIA – Mostro

Gianmaria si presenta a Sanremo con un brano che non brilla per fantasia, ma senza cercare neanche il colpo a effetto, l’idea è quella di cercare di far ballare ma senza cercare un testo per forza up. È un pezzo che parla di perdere se stessi a scapito di un’altra persona, con la cassa in quattro nel ritornello: “Ma che ti sembro un mostro? Guarda che sono a posto, che mi sono perso, ero solo distratto da me”.

Anna Oxa – Sali (Canto dell'anima)

La canzone di Oxa è scritta da Bianconi dei Baustelle ma non ha la forza che solitamente ha il cantante dei Baustelle. pare un pezzo dimenticato nel cassetto e tirato fuori all'occorrenza. È un brano che musicalmente non cerca nulla di attuale (e questo è più un bene che altro), però non suscita l'emozione che vorrebbe. Non c'è un gancio forzatamente contemporaneo ma un piano incalzante e un cantato che vibra ed esplode: “Libera l’anima, come rondini la sera, vola libera nitida come il canto dell’anima”. Anna Oxa all’ennesima potenza, ma – per usare un eufemismo – non un brano indimenticabile.

Mr Rain – Supereroi

Se conoscete Mr Rain sapete già con che canzone salirà sul palco dell’Ariston. Il pezzo parte con uno spoken che diventa un incrocio tra rappato e cantato, un emo-rap con gli archi che ne guadagneranno in spinta con l’orchestra, un testo sul me-e-te-insieme-supereroi, e un tratto di malinconia che lo caratterizza (così come il campionamento di un temporale): “Ci sono ferite che non se ne vanno nemmeno col tempo, più profonde di quello che sembrano, guariscono sopra la pelle, ma in fondo ti cambiano”.

Rosa Chemical – Made in Italy

Non è Polka, sia chiaro, ma l’attitudine gipsy è quella, Rosa Chemical diverte con Made in Italy, sale sul palco con un pezzo da ballare, che parla di libertà, pieno di hook, che cita Tu vuò fà l’americano e nel name dropping (Vasco, Celentano) Achille Lauro: “Ti piace che sono perverso e non mi giudichi, se metterò il rossetto in ufficio lunedì". Si prevede un mezzo tormentone made in Italy.

Giorgia – Parole dette male

Giorgia super black con un brano scritto da Bianco e Francesco Roccati, che pare, però, parlare di lei. È una canzone sulla perdita ed è difficile non vederci dentro qualche riferimento ad amori finiti, e qualcosa in più. Aleggerà sicuramente il nome di Baroni, benché, appunto, la canzone non sia firmata da lei: “Tu alla fine eri una bella canzone, che non si può ascoltare a ripetizione, maledizione. Ricordo le ultime parole, quelle dette male, maledizione”. Big Fish le cuce un pezzo perfetto, nella comfort zone, ma che comfort zone! Sarà bello vederla esibirsi ed emozionarsi con lei.

LDA – Se poi domani

Luca D’Alessio sale sul palco con un brano scritto assieme al cugino Francesco, e insieme mettono giù una ballatone notturna che si apre nel ritornello, e piacerà tantissimo ai suoi e alle sue fan. Non rischia, LDA, purtroppo, preferisce evitare di spingere sull’accelleratore e arriva al Festival con un pezzo che potrebbe essere spinto dall’orchestra: “Oh, Oh, dimmi che mi ami, io non so se poi domani, verrai da me, se verrai da me, o sarai solo un’altra bugia”.

Lazza – Cenere

Lazza molla un attimo il rap e la trap, ma va a Sanremo con un brano elettronico scritto con Davide Petrella e Dardust, di cui si sente tantissimo la mano: "Aiutami a sparire come cenere, mi sento un nodo alla gola, nel buio balli da sola”. E anche il pubblico a casa ballerà su questa elettroballad, più da club che da trap house. Se i pezzi non sanremesi in questi anni ci hanno sempre sorpreso, Lazza conferma questa costante .

Ariete – Mare di guai

Ariete
Ariete

Ariete corona il suo percorso con questa Mare di guai che porta Calcutta al Festival. Anche lei canta una storia d’amore finita, con “una torre di piatti che aspetta in cucina e una foto di te sotto il mio cuscino”. È un brano che in qualche modo la descrive bene al grande pubblico, nelle sue corde meno spinte, insomma serve lei per descrivere il pop contemporaneo.

Sethu – Cause perse

Sethu parte subito a 100, con quella voce trascinata che caratterizza molto un certo tipo di cantautorato contemporaneo che poi si trasforma in urlo, il pezzo è uptempo, con la voglia di far ballare. Niente di epocale, ma è pensato per un target preciso e lì resterà (forse solo lì): “Mollami almeno un momento e spiegami com’è che si fa, triste vedere niente cambia col tempo”.

Tananai – Tango

Tananai (Mattia Guolo)
Tananai (Mattia Guolo)

Tananai non cerca l’ultimo posto questa volta, ma qualcosa in più, con un brano che è tra i migliori dei 28, che non strafà ma emoziona comunque. Non è Abissale, ma il cantautore torna comunque con una ballad di rottura, malinconica, col piano alla base, tappeto di synth e archi che sul palco dell’Ariston aumentano sempre il potenziale. Il ritornello è tra i migliori tra quelli ascoltati e rimarrà in testa: “Amore, tra le palazzine a fuoco, la tua voce riconosco. Noi non siamo come loro, è bello, è bello, è bello, stare così”.

Levante – Vivo

Levante fa tutto da sola, scrive, produce, canta, forse non dirigerà l’orchestra. Cassa in quattro per lei e un pezzo perfettamente levantina, che parla dell’importanza di viversi tutto: “Vivo, come viene, vivo il male, vivo il bene, vivo come piace a me, vivo per chi resta e chi scompare, vivo il digitale”. Vive tutto, Levante, che racconta un. omento difficile, di depressione post parto, come fa sapere, con un bridge costruito all'opposto del resto del brano, lavorando per sottrazione (“Addio a tutti i Dovrei, a tutti i ‘se poi', a tutti i miei perché” e siamo sicuri che vivrà anche un bel Sanremo.

Leo Gassmann – Terzo Cuore

Gassmann sale sul palco come fosse Riccardo Zanotti che, appunto, ha scritto la canzone. E ne guadagna senza dubbio, pezzo che ripercorre il pop à la Pinguini Tattici Nucleari, cantato bene, prodotto bene, non ci dispiace, il rischio è solo quello di essere un po' schiacciato dal peso della band. Dovrà riuscire a sottrarsi con l’esibizione sul palco: “Non mi importa di avere ragione se poi resto sempre solo, meglio avere torto con te”.

Modà – Lasciami

I Modà portano una loro classica ballad rock che però non parla d’amore, come potrebbe sembrare, ma di depressione. È una preghiera laica che racconta di come è stato complesso uscire da questa depressione, con le chitarre alla Modà e quell’anafora del "Lasciami" che serve a stamparsela in testa: “Ma che giorno è, è il primo giorno senza te, ho bevuto il veleno e ho capito la parte peggiore di me”. I Modà fanno i Modà, insomma, e questa canzone confermerà ciò che pensate di loro, nel bene e nel male.

Marco Mengoni – Due vite

Marco Mengoni (Alessio Boni)
Marco Mengoni (Alessio Boni)

Sarà bello rivedere Marco Mengoni in gara, con una canzone che mette in risalto la sua voce, e sicuramente la sua interpretazione, con una produzione non scontata che acquisterà valore sul palco. Il piano, la cassa in quattro, un pop perfetto come Mengoni ci ha insegnato, e una canzone che parla di rapporti a partire da quello con sé, perché il cantautore sa perfettamente qual è il suo percorso e questo pop è esattamente quello che ci aspettavamo portasse sul palco: “Se questa è l’ultima canzone e poi la luna esploderà, sarò lì a dirti che sbagli, ti sbagli e lo sai”. Tra i favoriti non a caso.

Shari – Egoista

Per vedere Salmo in gara a Sanremo ci voleva Shari, artista nel suo roster, che porta il nuovo indie a Sanremo. Shari va nel gruppo con Ariete, porta un pezzo meno rap di quello che potevamo aspettarci dalla produzione del rapper sardo, ma la canzone c’è, anche se resta in un solco di qualcosa di già sentito. Ma è un discorso che a Sanremo lascia il tempo che trova.

Paola e Chiara – Furore

Paola e Chiara avevano il compito di far ballare l’Ariston e il pezzo che hanno portato non delude le aspettative. Una canzone dance pensato proprio per quello, meno in direzione "trash" di quello che ci aspettavamo, lo ammettiamo: “Non dici niente però, dentro i tuoi occhi c’è un fuoco, una strozzo, un riflesso di noi e tutti i colori di questa città”. Tunz tunz.

Cugini di campagna – Lettera 22

I Cugini di campagna con un testo de La rappresentante di lista sorprendono. Veramente. Né Maneskin, né Anima mia, ma una ballad contemporanea, pescando una carta che li tiene aggrappati a una contemporaneità non trash. Insomma, poteva finire peggio, ma il tappeto synth che li accompagna è sostenuto da un cantato che si adegua. Insomma, per un attimo abbiamo pensato a una quota urlo, invece il pezzo ci sta. La sua forza, però, potrebbe essere il più grande problema: non sono i Cugini di Campagna, i fan della band potrebbero rimanere spiazzati.

Olly – Polvere

Boh. Nel senso: la canzone dance, super teen sia nell’alternanza del cantato che nel testo. Target giovanissimo, però sembra di sentire sempre la stessa canzone in loop. Aspettiamo il secondo ascolto.

Ultimo – Alba

Ultimo porta Ultimo al Festival. Ballatona piano e voce, con un gusto molto retrò. Insomma, il solito Ultimo con quel “più distanti ma più simili” che riporta alla mente il Morandi di Vita “Un po' più stanchi ma più liberi”. Vocione che piacerà agli amanti della canzone sanremese che sale, sale, sale, sale. Insomma, ennesimo ballatone da fare negli stadi o nei palazzetti, niente di particolarmente nuovo e proprio per questo nel novero delle favorite per la vittoria finale.

Madame – Il bene nel male

Per Madame sarà un Sanremo difficile, con la questione giudiziaria che si sovrapporrà a quella artistica. È un peccato perché la cantautrice si scansa un po’ dal mood di ciò che sentiremo quest’anno: il brano è meno rap, più urban-dance, ci sta, danzereccio al punto giusto. Il pezzo funziona soprattutto nella produzione, con Madame che la timbra con la sua voce (un po’ autotunata): “L’unico sei tu con cui ho fatto l’amore, amore tra tutti, hai pagato il mio corpo a parole, parole dolci, sarò una puttana ma sei peggio di me”. Pezzo che andrà bene in radio.

Will – Stupido

Anche Will canta un amore perso (“dubito che tu voglia rispondermi ora che non sei più parte di me”), ma non dimenticato, con un testo che a volte si perde un po’ nella retorica (“Ti chiedo scusa se poi annego in una lacrima”). È un pezzo pop, che non cerca arrangiamenti paraculi, e almeno di questo gli va dato atto. Anche qui, è un pezzo che non rimarrà nella Storia, ma che probabilmente piacerà ai suoi fan.

Mara Sattei – Duemilaminuti

Mara Sattei arriva al festival con un tormentone alle spalle e una serie di pezzi che del tormentone non avevano molto a che fare. Al Festival si presenta con una squadra top, formata da Damiano David dei Maneskin e dalla produzione del fratello the sup. Eppure non vi aspettate né Maneskin, né thasup, invece, Sattei porta un’altra ballad, una canzone elegante, che c’entra poco con la squadra, ma è un abito che le sta bene.

Colla Zio – Non mi va

I Colla Zio portano una canzone che sconvolge un po’ i piani, un po' Dargen D’Amico e un po' Willy Peyote (no, vabbè, è solo per dare un riferimento a chi legge, ma siamo a rischio querela) nella musica e nel testo. Il brano ci sta, radiofonico, contemporaneo, giocano con il rap e l'armonizzazione delle voci e un testo pieno di riferimenti e allusioni (“Bimba sai he la mia lingua è un mitra”). È interessante che si giochino un hook in controtempo.

Coma_Cose – L’addio

I Coma_Cose portano a Sanremo la canzone del loro addio, quello quasi arrivato e poi sfumato (per fortuna). Non poteva entrare nel loro ultimo album, quello della ricostruzione e così lo portano al Festival per tutti quelli che si dicono addio. C’era poca voglia di scrivere con i loro incastri e giochi di parole, e benché il brano sia meno Coma_Cose del solito, resta la loro anima. “C’era una foto dove ci guardiamo, gli occhi felici dopo i giorni brutti ed ogni tanto lo dimentichiamo ma il nostro fuoco lo hanno visto tutti” e così anche il legame con il loro primo Sanremo è fatto. Live sarà molto emozionante.

Elodie – Due

Elodie (Giampaolo Sgura)
Elodie (Giampaolo Sgura)

Elodie è la regina dei tormentoni di questi anni e non poteva non tornare al festival con un pezzo che andrà benissimo in radio: “Per me le cose sono due, lacrime mie, lacrime tue”. Pezzo che avrà enorme successo, lei si conferma come hitmaker anche con un pezzo che parla di rottura: "In questa notte amara dagli occhi cade il Niagara, mi accorgo anche di te”.

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