Sanremo 2022, le canzoni in anteprima: che bravi LRDL, bene Rkomi, D’Amico, Mahmood/Blanco e Ranieri
C'è amore, poco impegno e pochissimi riferimenti alla pandemia, si spazia dal rock alla ballad con elettronica, dance e rap che fanno da condimento a tante tra le canzoni del prossimo Festival di Sanremo, come era ipotizzabile, per un festival che ormai è diventata una vetrina sempre più importante per cantanti e canzoni. Non più luogo per chi voleva rilanciarsi, ma da qualche anno, ormai, anche grazie ad Amadeus e al lavoro di Baglioni e Conti prima di lui, luogo dove poter lanciare canzoni che diventano hit radiofoniche e gruppi che spiccano il volo mondiale, come successo ai Maneskin lo scorso anno. Questo 2022 vedrà impegnati sul palco dell'Ariston artisti che hanno scritto pagine importanti, a livello commerciale, senza dubbio, della musica italiana degli ultimi anni, da Rkomi, artista con l'album più venduto del 2021, passando per Mahmood e Blanco, per Elisa ed Emma, ma anche Lauro, i grandi come Morandi e Ranieri, Rettore, Zanicchi, con spazio anche ad artisti di classe anche se meno conosciuti (ciao Truppi). Forse nel complesso questo Festival paga un po' la voglia di portare nomi noti sul palco a scapito di qualcosa a livello di canzoni, come se queste pagassero la voglia di avere alcuni artisti per forza all'Ariston. Ci sta, dopo i due anni passati, Amadeus merita di avere un Festival quanto più possibile popolare, speriamo che i secondi ascolti daranno qualche particolare in più perché, lo ricordiamo, questi che leggerete qui sotto sono solo primissime impressioni date da un unico ascolto del brano. Buona lettura.
Achille Lauro con l'Harlem Gospel Choir – Domenica
Il testo è molto lauriano, con gli "oh no" e rime come "Citta peccaminose, donne pericolose, l'amore è un'overdose", funziona tutto per frasi secche, ideali per il flow di Lauro che gioca, come sempre, con namedropping e citazioni sparse (guarda come dondolo). A livello sonoro la canzone riprende un po' quello che era il percorso di Rolls Royce, meno impattante, ma se vi è piaciuta quella non vi dispiacerà questa, metteteci l'handclapping sul pre ritornello, i fischi e il rollercoast. Il solito Lauro.
Giusy Ferreri – Miele
Scritta da Takagi & Ketra, Federica Abbate e Davide Petrella, la stessa Ferreri lo commenta come "una parentesi musicale romantica dal sapore retrò" e infatti canta, su beat della coppia d'oro del pop italiano: "Perché questa notte non corri da me, ti ho lasciato nel vento una musica, spero che parli di me". Viene in mente Mannarino – per dare qualche riferimento -, col sapore retrò, la canzone punta meno sulle caratteristiche vocali di Ferreri, meno tormentone di quello che si potrebbe aspettare, folkeggiante come possono renderla folkeggiante Takagi e Ketra. Una bella sorpresa.
Michele Bravi – Inverno dei fiori
Michele Bravi torna a Sanremo con un pezzo che parla di amore come rapporto di scambio, di perdersi e ritrovarsi, del rapporto come fonte di conoscenza reciproca. Una ballad che parte con gli archi a cui si aggiunge il beat poco dopo, con l'intensità della voce di Bravi che si prende la scena: "Insegnami come si fa ad imparare la felicità per dimostrarti che se fossimo dei suoni, sarebbero canzoni e se fossimo stagioni, verrebbe l'inverno, l'inverno dei fiori". Archi, archi ovunque: contemporaneamente sanremese.
Rkomi – Insuperabile
Rkomi arriva a Sanremo con l'album più ascoltato del 2021 ma praticamente sconosciuto al solito pubblico di riferimento di Rai1 (nonostante l'età media si sia abbassata). Il percorso di Rkomi è cambiato molto: in Insuperabile cita il suo Taxi driver e anche lui ha scritto una canzone che parla di amore: "In un mantello di nuvole bianche cosa mi hai fatto, l'amore è per me quel lasso di tempo in cui ci sentiamo da soli". Farà l'effetto "primo Lauro", con una cassa in quattro che porta a sonorità molto rock con l'autotune che, per fortuna, ormai non fa più l'effetto scandalo degli anni scorsi. Porta alla mente un po' Salmo e un cantato che ricorda Sangiovanni nel modo di cantare, ma è solo per dare qualche riferimento a chi non l'ha ascoltata. Rkomi ci piace (dai tempi di Apnea) e ormai è una bella certezza del pop italiano contemporaneo a cui ha contribuito a dare una direzione negli ultimi anni.
Irama – Ovunque sarai
Irama cambia completamente rispetto all'anno scorso e si presenta senza cassa e vocoder ma con archi e pianoforte, per una ballad che punta sull'amore e a livello testuale rende omaggio al sonetto, fin dall'anafora di "se sarai". Anche se "In ogni gesto io ti cercherò, se non ci sarai io lo capirò e nel silenzio io ti ascolterò" sa di già sentito, ci piaceva più spinto.
Noemi – Ti amo non lo so dire
Voce e piano partono subito, Noemi ci tiene a entrare subito nel vivo, con Faini – insieme a La Cava e Mahmood – che la veste di una base neoclassica, sognante, a cui a un certo punto sovrappongono una cassa che cambia il mood del brano senza sconvolgerlo e rendendolo perfetto per la radio. "Scusa se non ho da perdere, più mi guardi e più credo che la parola sia l0unico proiettile a dividere questo nodo tra me e te" canta Noemi che racconta, parole sue, "l’incomunicabilità, la paura di prendere una posizione, di scoprire il fianco esprimendo i propri sentimenti, del cambiamento e delle sue conseguenze, ma anche la consapevolezza che accettare il rischio del cambiamento sia l’unico modo per evolvere e vivere fino in fondo".
Massimo Ranieri – Lettera al di là del mare
Ranieri a Sanremo è una chicca, qualcosa di cui non si può che essere contenti. La canzone è perfetta, elegante, il ricordo in lettera di un'America di speranza, valzerata, col piano a reggere la fine assieme alle percussioni e un ritornello Ranieri apre tutto e ci porta per mano come se fosse la colonna sonora di un Titanic col lieto fine. Che bellezza sentire questa canzone.
Aka7even – Perfetta così
Aka porta a Sanremo un pezzo uptempo, da spiaggia, con cassa dritta in cui il cantante si diverte a giocare coi registri vocali, rappando su un testo che ha un target preciso, come è giusto che sia: "Sei bella così così così, nei tuoi difetti, nelle imperfezioni, baby giuro che tu sei perfetta così". La sentiremo in radio, anche se non memorabile.
Emma – Ogni volta è così
Emma torna a Sanremo con un brano che ha il suono (ipnotico) di Faini, firma riconoscibile, assieme a Petrella che con lei firma anche il testo. La canzone è una di quelle che rimarranno nel repertorio della cantante, con uno dei testi più lunghi del lotto sanremese che la voce di Emma impreziosisce sia quando spinge che quando fa partire il brano. "E mi guardavi con quegli occhi grandi, e mi dicevi sempre come sei bella, nessuna mai nessuna più te" canta Emma in una sorta di brano che rende omaggio alle donne del rock italiano, a partire da Loredana Bertè. Sarà interessante sentirla all'Ariston con l'orchestra diretta da Francesca Michielin.
Highsnob e Hu – Abbi cura di te
Tra i meno conosciuti del lotto, Highsnob e Hu portano un pezzo che mescola pop, elettronica e rap, con due voci che si alternano alla perfezione, più vicina a Hu a un certo punto che al rapper che cerca di dimostrare anche al grande pubblico che non è solo tatuaggi in faccia e dissing, anzi. Il pezzo è tra quelli che vivono nel limbo in cui giacciono le canzoni non super radiofoniche ma neanche super indie rap, ma è un brano che si fa ascoltare parlando della fine di una relazione e del dolore.
Iva Zanicchi – Voglio amarti
Iva Zanicchi poteva replicare il percorso di Orietta Berti, lo fa nel suo cantato ma con una base più contemporanea. Zanicchi, comunque, porta un brano degno di un Sanremo anni 60: "Voglio amarti nei pensieri, nelle mani. Voglio amarti con l'anima e di più (…) Voglio amarti per amore, per sentirmi ancora viva in te", in cui cercano di stare assieme beat "contemporanei", assoli di chitarra, archi e la voce di Zanicchi che è quello che, forse, resterà più del pezzo.
Dargen d'Amico – Dove si balla
Dargen ci fa ballare come se fosse un Vasco Rossi contemporaneo. Basterebbe questo per dire sì a questo pezzo che è tamarro al punto giusto (ed è detto con totale apprezzamento) in cui uno dei nostri migliori esponenti del rap canta: "Dai, metti la musica dance che tremano i vetri di casa (…) fottitene e balla tra i rottami". Uno dei pochissimi che fa riferimento alla pandemie, coi live fermi e "che brutta fine le mascherine". Grazie Dargen.
Sangiovanni – Farfalle
Sangiovanni è riconoscibilissimo nella scrittura, semplice ma con un'idea precisa che va avanti per tutto il pezzo. Non si perde in ghirigori: in pochissimo tempo ha creato la "canzone Sangiovanni" che da una parte è un bene e dall'altro rischia di limitarlo. "Farfalle" parte come "canzone Sangiovanni" e poi si apre con sonorità più elettrodance, cercando una strada diversa. Il testo è una dichiarazione d'amore: "Quando mi guardi con quegli occhi lucidi non sento i limiti nel mio futuro". Piacerà al suo pubblico e alle radio, confermando l'ex Amici come uno di quelli che ha le potenzialità per sorprendere in futuro.
Yuman – Ora e qui
Yuman arriva da una parte senza troppe pressioni, ma dall'altra con un passato che dice che i giovani fanno spesso bene. E onestamente la canzone (scritta da Tommaso Di Giulio, che è una bella sorpresa) è una delle migliori del lotto, con influenze soul che ricordano Baroni ed esce un po' dalle solite sonorità che vanno di moda in questi ultimi anni.
La Rappresentante di Lista – Ciao, ciao
LRDL spiazza tutti con un pezzo funk-dance con una produzione perfetta con la voce di Veronica che resta attaccata in testa e a un certo punto prende una curva disco retrò che impreziosisce il tutto. Grande pezzo, uno dei migliori che ascolteremo sul palco: "E con la testa, con il pezzo, con il cuore, ciao ciao, con le gambe, con il culo, con i miei occhi". Perfetti per l'Eurovision come suggerisce il mio vicino di ascolti Mattia Marzi.
Mahmood e Blanco – Brividi
Sono i più attesi del gruppo dei Big e portano sul palco un pezzo che li rappresenta appieno. Le due voci, tra le più riconoscibili del Paese di questi ultimi anni, si alternano in una ballad contemporanea che si tiene su un piano e riesce a mostrare anche altri lati di Blanco. Siamo in territori meno "punk" di quelli che ci si aspettava, ma questo non è per forza una cosa negativa, anzi. Il pezzo è sicuramente uno di quello che possono giocarsi la vittoria: contemporaneo, con linee vocali diverse da quelle che ascoltiamo su quel palco, ma anche perfetta da ascoltare con l'orchestra.
Gianni Morandi – Apri tutte le porte
Gianni Morandi si presenta al festival con un pezzo, scritto come noto da Jovanotti e prodotto da Mousse T che lo tiene ancorato comunque ancorato a una sorta di yèyè contemporaneo. Lo zampino di Jova si sente tutto, Morandi lo canta come solo lui poteva farlo ("Stai andando forte, apri tutte le porte, gioca tutte le carte, fai entrare il sole"e la cosa bella è che è un pezzo che non si può dire non morandiano, assolutamente in bilico tra contemporaneità e citazione al suo passato (con una strofa che rallenta un attimo prima di ricominciare a palla).
Matteo Romano – Virale
Matteo Romano è un giovane che ha un seguito enorme e ha già canzoni non male nel suo curriculum. A Sanremo si fa produrre da Faini che cerca di non snaturarlo con un brano pop contemporaneo e un testo che firmano anche Alessandro La Cava e Federico Rossi che riflette anche il suo mondo: "E l'amore riappare, va in tendenza e risale, diventa virale". Se lavora bene in futuro Romano può sfruttare al meglio questo Sanremo.
Le Vibrazioni – Tantissimo
Le Vibrazioni sono habitué di quel palco e ci tornano senza cambiare molto della loro formula. Sarcina e la band portano all'Ariston la giusta quota rock che però non sappiamo cosa metta e tolga a loro e a Sanremo, ma va bene così.
Fabrizio Moro – Sei tu
Tra la ballad e il rock Fabrizio Moro sceglie la prima, con un piano e voce che si apre con gli archi dopo i primi trenta secondi. Moro punta al cuore dei sanremesi vecchio stampo, con una canzone d'amore in cui canta: "Sei tu che attraversi il mio ossigeno quando mi tocchi, sei tu il mondo che passa attraverso i miei occhi".
Elisa – O forse sei tu
Era attesissimo il ritorno di Elisa che con "O forse sei tu" porta a Sanremo una ballad pop (scritta da lei, col testo in coppia con Petrella), con la sua voce protagonista assoluta, archi che crescono con il passare del brano ad accompagnare parole d'amore: "Chiedimi tu come stai se ancora io non l'ho capito, e se domani partirai portami sempre con te".
DitonellaPiaga con Donatella Rettore – Chimica
Elettrodance con cassa dritta Ditonellapiaga porta Donatella Rettore in luoghi ancora più estremi rispetto a quelli a cui ci ha abituati la cantante di cobra e lamette. Rettore sale sul palco con una canzone che è esattamente quella che potreste immaginarvi pensandola a Sanremo. È una questione di chimica, chimica, chi-chi-chi-chi-chi-chi chimica tra Ditonellapiaga e Rettore e la chimica c'è. Vediamo se Sanremo apprezzerà.
Giovanni Truppi – Tuo padre, mia madre, Lucia
Truppi porta un po' di magia sul palco di Sanremo – supportato da Pacifico, Niccolò Contessa e Marco Buccelli – mettendoci il cantautorato, il surreale, lo spoken che lo caratterizza da sempre, e l'effetto è, speciale quando attacca "Brillano le stelle e scintillano le stelle, coprimi la faccia e non farmi fare niente". Truppi si conferma uno dei nostri talenti, speriamo che Sanremo lo faccia capire a quante più persone possibili perché il brano è prezioso.
Tananai – Sesso Occasionale
Il pezzo di Tananai ricorda un Lauro più spensierato e conferma che i giovani arrivano sul palco senza troppi problemi o subendo l’idea di doversi "classicheggiare": “Baby ritorna da me e metti via quella pistola, baby ma dai cosa c’è, quell’altra non mi è mai piaciuta”. Divertente.
Ana Mena – Duecentomila ore
Arriva il pezzo più latino del Festival e non poteva che portarlo Ana Mena che a Sanremo arriva con "Duecentomila ore", brano latin-dance con una fisarmonica ("Quando la notte arriva, m'ama non m'ama un furore, America Latina un Cuba Libre amore"), che risente comunque delle influenze cantautorali italiane, praticamente la colonna sonora di un western supercontemporaneo, praticamente distribuito su Tiktok.