Russolillo, Casa Sanremo: “Un Festival senza Rai rischia di spegnersi come Miss Italia. A Torino non avrebbe quella magia”

È possibile un Festival fuori da Sanremo? La questione tra la Rai e il Comune della città dei fiori è apertissima. Dopo la notizia, pubblicata ieri, sulla possibilità di un nuovo Festival della Musica Italiana a Torino, abbiamo intervistato Vincenzo Russolillo, patron di Casa Sanremo, che riflette sulla perdita reciproca che deriverebbe da una separazione e lancia un appello al dialogo tra tutte le parti coinvolte, sottolineando che "distruggere Sanremo così com'è non conviene a nessuno". Come Casa Sanremo, "la posizione è consolidata fino al 2038" e se la Rai andasse altrove, "valuteremmo da imprenditori: Torino è una grande città, ma la magia di Sanremo, con i suoi limiti e il suo fascino, è unica".
Vincenzo Russolillo, cosa pensi di quello che sta succedendo tra Rai e Sanremo?
Quello che penso è che un Festival senza Rai significa ripetere l'esperienza Miss Italia-Salsomaggiore. Quando la Rai ha lasciato quella città, le luci della ribalta si sono spente definitivamente. Il Festival di Sanremo ha 75 anni ed è di proprietà di Sanremo. La condizione è un po' diversa da Miss Italia, che nasce a Salsomaggiore ed era di proprietà della famiglia Mirigliani. Naturalmente pensare a un Festival che con si faccia in Rai, mi lascia immaginare un Festival sicuramente in contrazione.
Nello scenario più apocalittico, Casa Sanremo seguirebbe la Rai o resterebbe a Sanremo?
Il marchio Casa Sanremo è nostro ed è legato alla città. È incontestabile il fatto che meglio vada il Festival e meglio va il nostro contenitore. Seguire Rai, non lo escludo e non lo metto come paletto necessario e fondamentale. Ma il posizionamento di Casa Sanremo esiste ed è consolidato fino al 2038, con la gara che abbiamo vinto. Non vedo al momento da parte nostra una volontà ad allontanarci da questo.
Cosa suggerisci?
Ci sono margini per discutere e mettere intorno a un tavolo tutti gli attori. Ma, attenzione: non ci sono solo Comune di Sanremo e Rai. C'è tutto un mondo discografico che è stato estromesso, attori che rappresentano la base della discografia — Afi, Nuovo Imaie e altri – e che sono fondamentali per il Festival. Se questi attori non vengono coinvolti in un momento così delicato, è un problema serio. Distruggere Sanremo così com'è non conviene a nessuno.
E sulle posizioni del Comune e della Rai?
C'è poco da dire. Il Comune cerca il meglio per Sanremo, la Rai rivendica il valore che porta al Festival. Ma le valutazioni a caldo, fatte “con il sangue negli occhi”, sono sbagliate. Serve sedersi e parlare per il bene reciproco. Il Festival di Sanremo senza la Rai non è lo stesso, e la Rai senza Sanremo perderebbe un grande prodotto. La Rai potrebbe fare un evento ovunque, lo ha dimostrato anche con Eurovision proprio a Torino, così come Sanremo potrebbe andare su un canale minore, ma ci perderebbero tutti.
Casa Torino, in effetti, suona male.
Ripeto, Casa Sanremo ha una posizione consolidata, il marchio è nostro. Se la Rai andasse altrove, valuteremmo da imprenditori: Torino è una grande città, ma la magia di Sanremo, con i suoi limiti e il suo fascino, è unica. Quest’anno il Festival è stato un boom, tra i migliori di sempre. Per questo, credo sia importantissimo invitare tutti al dialogo. È l'unica cosa che manca in questo momento.