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Festival di Sanremo 2022

Ridateci le vallette: perché le “figure femminili” di Sanremo sono un insulto alla parità di genere

Tre indizi fanno una prova: il Festival di Amadeus è un passo indietro enorme rispetto agli anni precedenti. E le “cinque figure femminili” che affiancheranno il conduttore fanno rimpiangere le vallette del secolo scorso.
A cura di Maria Cafagna
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Martedì undici gennaio l’ufficio stampa Rai ha diramato un comunicato in cui veniva annunciato che quella sera Amadeus avrebbe svelato al TG1 i nomi delle cinque donne che lo avrebbero affiancato sul palco dell’Ariston. Il comunicato dice testualmente “si scioglierà stasera il ‘giallo’ sulle cinque figure femminili che affiancheranno Amadeus”. Cinque figure femminili, proprio così. Nel testo non si menziona una co-conduzione ma un affiancamento, a riprova dell’involuzione che è avvenuta in questi anni sul palco dell’Ariston in tema di parità di genere.

Facciamo un passo indietro come piace ad Amadeus e vediamo come sono andate su questo fronte le precedenti edizioni. Prima che la Rai scegliesse di affidare ad Amadeus la direzione artistica e la conduzione del Festival, c’era stato un significativo cambiamento in termini di presenze femminili alla conduzione. Nella sua ultima edizione come conduttore, il leggendario Pippo Baudo aveva scelto di farsi affiancare da Michelle Hunziker, una donna molto più giovane di lui e con già tanta esperienza alle spalle, che risultava il contraltare perfetto per Baudo, un grande professionista sì, ma che aveva bisogno accanto a sé di una persona più energica che lo aiutasse a trainare quella complessa e gioiosa macchina da guerra che è il Festival di Sanremo.

Anche Paolo Bonolis aveva scelto una co-conduttrice, la bravissima Antonella Clerici che poi avrebbe condotto lei stessa un’edizione del Festival di grande successo, diventando così uno dei volti di punta di Rai Uno. Carlo Conti per il suo secondo Festival aveva chiamato accanto a sé Maria De Filippi, una delle donne più potenti e amate della televisione italiana. A guardare lo storico delle ultime edizioni dunque, è evidente che il ruolo della valletta era stato via via accantonato in favore di donne preparate e capaci di tenere il palco da sole, per arrivare alle due edizioni condotte da Claudio Baglioni a cui va dato il merito di aver dato una sferzata non solo dal punto di vista musicale – sua la felice intuizione di affiancare vecchie glorie e nomi magari sconosciuti al grande pubblico, ma di grande talento e con una solida base di fan molto giovani – ma anche dal punto di vista della conduzione. Se a Baglioni toccava portare avanti i momenti più strettamente musicali come i duetti con gli ospiti e la presentazione dei cantanti, era toccato a Michelle Hunziker e a Virginia Raffaele, spalleggiate rispettivamente da Pierfrancesco Favino e Claudio Bisio, condurre il Festival di Sanremo. E visto quello che era successo negli ultimi anni e visto il grande lavoro fatto dal suo predecessore, tutto lasciava presupporre che con Amadeus le cose sarebbero andate in quella direzione, ovvero quella della co-conduzione a due uomo-donna. Così non è stato.

Accanto a lui Amadeus ha voluto il suo amico Fiorello, come ospiti musicali fissi sono stati scelti Tiziano Ferro e Achille Lauro, e alle donne è stato dato un ruolo via via sempre più marginale. Amadeus, insieme evidentemente ai suoi autori e alla rete, ha preferito la quantità di donne alla qualità della loro presenza sul palco. Via la co-conduzione, spazio a dei segmenti dedicati all’interno dello show – spesso andati in onda a tarda notte – oltre all’immancabile discesa dalla scalinata e alla consegna del mazzo di fiori.

L’esperienza sanremese di Amadeus è iniziata con l’infelice presentazione delle prime cinque “figure femminili” e con la famigerata frase “sa stare un passo indietro rispetto a un grande uomo” rivolto alla modella Sofia Novello. Sempre quell’edizione venne inaugurato quello che poi sarebbe diventato un format di grande successo: il monologo della donna dolente. Le professioniste volute da Amadeus dovevano cimentarsi in un monologo in cui raccontavano un trauma, una difficoltà, una violenza, al termine del quale arrivava Amadeus con il solito mazzo di fiori di Sanremo ad asciugare una furtiva lacrima. Da Rula Jebreal a Diletta Leotta passando per Elodie, il momento  del monologo dolente è toccato quasi a tutte. La donna è bella, la donna è mobile (non dura più di una sera), la donna soffre ma lo spettacolo lo portano avanti gli uomini. Se volete una fotografia dello stato delle cose in questo Paese, eccovi serviti: alle donne gli spazi vengono concessi e, anche davanti a comprovata esperienza e professionalità, il loro ruolo è sempre marginale, gregario. A loro viene chiesto di stare, appunto, un passo indietro a un grande uomo che se ha bisogno che la donna stia un passo indietro a lui, evidentemente tanto grande non è.

Viene quasi da rimpiangere le vallette, la bionda e la mora, il toto-abiti, i tatuaggi di Belen Robriguez. Già perché anche la valletta aveva una sua dignità: erano scelte sì in base alla bella presenza, ma molte di loro hanno visto proprio in Sanremo il loro trampolino di lancio. Sono state vallette Milly Calrlucci, Veronica Pivetti, Ilary Blasi e Sabrina Ferilli, che quest’anno tornerà sul palco dell’Ariston dopo essere stata valorizzata da Pippo Baudo quasi vent’anni fa. Nel corso delle cinque serate volti poco noti avevano la possibilità di farsi conoscere, volti più conosciuti potevano ambire alla consacrazione, come è avvenuto per la già citata Antonella Clerici. Purtroppo in queste ultime due edizioni del Festival non abbiamo fatto solo uno ma parecchi passi indietro, non ci resta che vedere se Ornella Muti, Lorena Cesarini, Drusilla Foer, Maria Chiara Giannetta e Sabrina Ferilli sapranno cambiare le carte in tavola. Tutti gli occhi sono puntati su Foer, artista eclettica, anticonformista, amatissima dal pubblico dei social, persona di grandissima eleganza e intelligenza. Speriamo che a lei non venga affidato il solito monologo dolente.

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Maria Cafagna è nata in Argentina ed è cresciuta in Puglia. È stata redattrice per il Grande Fratello, FuoriRoma di Concita De Gregorio, Che ci faccio qui di Domenico Iannacone ed è stata analista di TvTalk su Rai Tre. Collabora con diverse testate, ha una newsletter in cui si occupa di tematiche di genere, lavora come consulente politica e autrice televisiva. -- Maria Cafagna   Skype maria_cafagna
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