Perché Vai di Alfa a Sanremo 2024 non è il plagio di Run dei OneRepublic
Da quando il grande pubblico l’ha sentita martedì, e poi di nuovo ieri sera, la canzone Vai! di Alfa ha stuzzicato le orecchie di quegli ascoltatori del Festival sintonizzati sul gioco delle somiglianze. Questo è un passatempo che da sempre, molto prima del Fantasanremo, accompagna in modo non ufficiale kermesse. Del resto, ritrovare pattern familiari dentro una nuova musica alla quale veniamo esposti di botto, con intensità e frequenza, non è solo normale: è parte del gioco. Basta non parlare di plagio a sproposito: patti chiari, amicizia lunga, come si dice.
La canzone che alcuni considerano l’ispirazione di Vai! è Run degli OneRepublic, la band americana di Ryan Tedder, cioè uno dei più prolifici songwriter in circolazione: insomma, uno che sa scrivere il pop che è andato per la maggiore negli ultimi 15-20 anni – ricordiamo soltanto che ha vinto due Grammy di fila, nel 2016 e 2017, come co-autore di brani per gli album of the year di Taylor Swift (1989) e Adele (25). Nello specifico, Run – che è stata una delle hit globali del 2021, inclusa nell’album degli OneRepublic Human – è basata su un classico loop di quattro accordi, come del resto migliaia e migliaia di canzoni pubblicate negli ultimi tre decenni: Run (in tonalità di Si minore) parte dal Si minore, sale sul Re, e poi disegna una cadenza armonica efficace che dal Sol incede sul La e casca nuovamente sul Si minore. Si tratta di uno schema armonico che gli stessi OneRepublic hanno usato frequentemente: ad esempio, nel singolo Counting Stars. Ma canzoni che fanno lo stesso giro si sprecano, da Galway Girl e I See Fire di Ed Sheeran a Levels o I Could Be The One di Avicii, mentre gli stessi ingredienti combinati in altro modo hanno fatto la fortuna di Lady Gaga (Bad Romance) come dei Muse (Time Is Running Out). Insomma, stiamo sfogliando le pagine centrali del vocabolario armonico del pop mondiale.
La canzone di Alfa parrebbe scritta sulla stessa scala: dall’ascolto e senza consultare la partitura, apparentemente sembra una tonalità di Re, cioè la relativa maggiore di Si minore. Questo significherebbe che le due canzoni condividono le stesse note – diciamo – sulla tastiera, ma usando un giro di accordi leggermente diverso: si parte con il Mi minore al posto del Si minore, e poi si procede con Sol, Re e La, disposti quindi in ordine diverso rispetto a Run. Far caso a questa differenza non è da poco: sarebbe come paragonare un film thriller o un dramma romantico solo perché condividono una scena d’amore e una di un omicidio, ma in ordine invertito. Inoltre, proprio l’accordo di partenza ci porta da un’altra parte, una che abbiamo già incontrato su queste pagine: il modo dorico, che rispetto al minore (o eolio) di Run, ha tutto un altro sapore.
Letta così, anche la progressione di Vai! ha i suoi illustri predecessori (e chi non ne ha, verrebbe da dire): canzoni che si muovono in modo simile sono What Goes Around Comes Around di Justin Timberlake o Boulevard Of Broken Dreams dei Green Day. Certo, sono canzoni dal mood molto diverso, tutt’altro che spensierato rispetto a Vai! che in questo senso assomiglia certamente di più a Run: specie perché le due tracce condividono lo stesso ritmo armonico, cioè gli accordi hanno la stessa durata (mezza battuta ciascuno). Del resto, anche questa è una feature comune in tante canzoni uptempo, cioè con un tempo piuttosto accelerato, e che quindi stringono in sole due battute il loop degli accordi, suggerendo un’urgenza che – in modi diversi e con messaggi diversi – i testi di entrambe le canzoni vogliono ispirare nell’ascoltatore: “cogli l’attimo, senza aver paura di cadere”, per Alfa; “l’importante è non fermarsi mai”, per gli OneRepublic. Simile, non c’è che dire, come due aforismi diversi che intendono la stessa cosa.
Ma la canzone di Alfa ha attirato attenzioni non tanto per il giro di accordi, quanto per il feeling generale della traccia: un arrangiamento scarno che parte da un motivetto fischiettato, dove il fischietto diventa riff ricorrente lungo tutta la traccia, e con una chitarra acustica arpeggiata a disegnare il ritmo generale. D’altronde, anche queste scelte non sono originali. Negli anni Dieci praticamente ogni estate abbiamo ascoltato una traccia EDM basata su chitarra acustica e/o fischio, in particolare dal già citato Avicii (Trouble; Friend of Mine; What Would I Change It To) ma non solo (Happy Now di Kygo, per fare un altro esempio). Perciò, queste somiglianze vanno soppesate per quello che valgono: come due persone che indossano abiti simili non possono essere confuse per la stessa persona, così due canzoni che usano simili arrangiamenti non sono per forza identiche. Certo, la prima sembrerà meno originale della seconda, ma osservare dall’alto l’evoluzione di certi gusti ci fornisce un contesto migliore. Per fare un controesempio, in questa edizione del Festival ci sono almeno quattro brani che discendono direttamente da Cenere di Lazza, la seconda classificata dello scorso anno nonché hit più streammata del 2023: I p’ me, tu p’ te di Geolier, La rabbia non basta di BigMama, Diamanti grezzi di Clara e Il cielo non ci vuole di Fred De Palma. Ma anche la canzone di Lazza, a sua volta, derivava da modelli e suoni che avevano avuto anni se non decenni per consolidarsi nell’orecchio del pubblico.
Quindi, le somiglianze esteriori non bastano: bisogna guardare più a fondo. A questo punto conviene anche ricordare che, se pure qualche spettatore di Sanremo potrebbe provare il desiderio di emettere una sentenza sulla faccenda, qua non c’è bisogno di tirare in ballo nessun tribunale (social o meno). Tuttavia, per farsi un’impressione finale su questa storia, è doveroso confrontare quell’elemento delle canzoni preso in considerazione nella grandissima parte dei contenzioni su presunti plagi: la melodia. E quindi, Run degli OneRepublic e Vai! di Alfa hanno la stessa melodia? Non proprio. Prima di tutto, le note che toccano e su cui atterrano sono diverse (e già questo basterebbe): il Si è la nota su cui approda l’inciso di Ryan Tedder, il Mi è quella di Alfa, che appunto sposta qui il baricentro. Tra le due, si sente una somiglianza innegabile nel ritmo melodico, cioè nella distribuzione delle note sulla griglia temporale del brano: sia Alfa, quando canta “te lo crei soltanto tu”, sia Ryan Tedder, quando canta “all I did was run run run run run”, lo fanno su una serie di quattro sedicesimi seguito da ottavi e un quarto (due ottavi e un quarto Alfa, quattro ottavi e un quarto gli OneRepublic).
Le note in ballo, trattandosi di due brani costruiti sulla medesima scala, sono quasi le stesse, ma disposte diversamente e su parti differenti dell’ottava: otto Mi di fila con una cadenza sul Si (una quarta giusta, tecnicamente) nel caso degli OneRepublic, cinque La seguiti da una cadenza dal Si al Mi (una quinta giusta) nel caso di Alfa. Non solo, Ryan Tedder ribadisce la centralità di questo nucleo melodico nelle note fischiettate: Mi Fa# Mi Re Si. Viceversa, il fischio in Vai! di Alfa (e anche i coretti “uh uh!”) sottolineano la centralità della nota tonica, balzando giù di un’ottava da un Mi a un Mi più in basso.
Questo non significa che le impressioni di chi nota molteplici somiglianze tra i due brani siano scorrette: se ti sembra che Alfa abbia scritto qualcosa di poco originale e di “già sentito”, la sensazione è legittima e in parte assolutamente corretta, perché Vai! si inserisce in un filone di canzoni uptempo (cioè svelte) con determinate caratteristiche melodiche e armoniche. Ma lo stesso allora va osservato per tutte le canzoni che riecheggiano qualcosa di precedente: come il rimando armonico e melodico di Sinceramente di Annalisa a Comprami di Viola Valentino e a Tu di Umberto Tozzi, o la somiglianza del basso di “sinceramente quando quando quando” con quello di “na na na” (Can’t Get You Out Of My Head) di Kylie Minogue; oppure la vicinanza del beat di Dardust per La noia di Angelina Mango con numerose tracce di Stromae (Santé, Tous les mêmes, Ave Cesaria); per non parlare dell’evidente e – direi – dichiarato legame dei La Sad con il pop punk dei Blink-182, o dei già citati debiti con Lazza di almeno quattro canzoni in gara. Insomma, ogni critica è legittima, purché le parole con cui si formula sia ponderata. Specie quella “parola con la P” che troppo facilmente scivola via dalla tastiera di giornalisti e spettatori, durante la settimana di Sanremo.