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Lucio Corsi, al suo debutto al Festival di Sanremo, ha conquistato il cuore di tutti, soprattutto di quelli che vorrebbero essere dei duri, ma preferiscono rimanere sé stessi. Volevo essere un duro, brano con cui gareggia alla kermesse canora, è riuscito a ottenere il plauso della sala stampa, finendo nella classifica (in ordine sparso) dei primi cinque della serata. Un risultato non scontato dato che l'artista, considerato un underdog di questa edizione, era noto soprattutto nel panorama indie. E allora come ha fatto il cantautore dal trucco bianco sul viso a fare breccia nel grande pubblico? La risposta è proprio nel testo della sua canzone, dove mette in chiaro di "non essere altro che Lucio" e che "in fondo è inutile fuggire dalle proprie paure". Ben venga, quindi, mostrare le proprie fragilità e la propria unicità in una società in cui si fa a gara per essere i più belli, i più bravi e più performanti degli altri. Viene da sé il paragone con l'esibizione con Fedez, che in gara a Sanremo con Battito canta "un brano sulla depressione costruito come se fosse una canzone d'amore". Anche quello del rapper è un tentativo di mettere in luce debolezze e imperfezioni ma, a differenza di Corsi, mostra la "faccia dura" e gli occhi schermati da lentine nere non sono altro che un modo per mantenere una barriera tra sé e gli altri.
Volevo essere un duro è un inno contro l'aggressività e la mascolinità tossica, un invito a non temere – per citare Nietzsche – di "diventare ciò che sei". Perché alla fine, se è vero che "è duro il mondo per quelli normali", meglio presentarsi sul Teatro dell'Ariston con Topo Gigio. È con quest'ultimo che duetterà nella serata cover del Festival, una scelta emblematica (il topolino ha fatto del suo "strapazzami di coccole" la sua cifra distintiva) e che ben rispecchia la feroce gentilezza dell'artista. Non resta che ringraziare il nostro Lucio che, durante l'evento musicale più importante dell'anno, ci ricorda una cosa fondamentale: "vivere la vita è un gioco da ragazzi". Una frase che fa eco a quella di Italo Calvino: "Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore".
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