Perché a Sanremo 2024 abbiamo parlato più di John Travolta che di Giovanni Allevi
A noi Sanremo piace, possiamo dirlo senza troppi dubbi. Ci piace soprattutto il Sanremo degli ultimi anni, ci piace come sta piacendo a tantissimi italiani, per la musica, soprattutto, per come Amadeus ha cambiato il canone di un pezzo di discografia italiana. Non ci sono pregiudizi – ci sono tanti articoli a dimostrarlo -, né antipatie, ma questo sarebbe anche superfluo dirlo. Però, oltre ad amare la musica, osserviamo Sanremo con spirito critico per tutto ciò che succede al Festival e gli gira intorno. Per questo durante le conferenze stampa cerchiamo di chiedere ad Amadeus cose che ci incuriosiscono, che non capiamo, con il massimo rispetto per coloro che amano sapere qual è l'emozione preferita del direttore artistico o il suo colore preferito o, anche, cogliere l'occasione per invitarlo in un festival all'estero.
Amadeus ha ragione quando dice, cominciando la terza giornata del festival, che avrebbe preferito che ci fosse stata maggiore attenzione a Giovanni Allevi piuttosto che alla querelle su John Travolta e le sue scarpe, ma c'è un però. Innanzitutto il Qua Qua è stato protagonista della serata da Eros Ramazzotti a Gianni Morandi passando per il What the fu*k di Russell Crowe. Ma soprattutto le conferenze stampa non servono a celebrare il Festival ma, appunto, a comprendere. Sui social e sui giornali per cui scriviamo, nelle radio e tv per cui si lavora, Allevi è protagonista – soprattutto nel bene e qualche volta in senso critico – da anni, prima per la sua musica e poi per la sua musica e la sua malattia, per questo è ingiusto accusare la stampa di non avergli dato abbastanza spazio.
Le parole precise del conduttore sono state: "Grazie a chi ha scelto di voler condividere con noi la sua fragilità, la sua forza, il suo elogio alla vita. Si è parlato troppo di John Travolta, ma non si è dato abbastanza spazio alla grandezza del maestro Giovanni Allevi". Non è la conferenza stampa il luogo in cui bisogna celebrare Allevi, non per forza, almeno (lo si è celebrato, comunque, in sala stampa, quando è passato a salutare i giornalisti). Abbiamo preferito chiedere alla Rai di un dubbio di pubblicità occulta, come per Instagram lo scorso anno, dando la possibilità all'azienda pubblica di chiarire le proprie posizioni, e chiarire anche riguardo una comunicazione aziendale che chiedeva di non usare la clip del ballo del qua qua con John Travolta per motivi editoriali.
Insomma, i giornalisti, pur amando Sanremo fanno le domande, non i complimenti. E comunque le due cose non si escludono. Non c'era un cruccio su Travolta, o su un'esibizione che non ha convinto neanche Fiorello, ma su una questione economica che riguarda un'azienda pubblica come la Rai. Pensiamo che sia una cosa normale, che faccia parte del nostro lavoro. Così come fa parte del nostro lavoro celebrare i numeri di questo Festival e delle canzoni che lo co pongono. Le due cose non si escludono.