“Parlo a una persona che non c’è più”, Irama racconta la perdita in “Ovunque sarai”
Nel 2021 il Festival di Sanremo di Irama fu segnato dall'isolamento dovuto al contatto con un positivo. Il cantautore aveva portato un pezzo, "La genesi del tuo colore", che avrebbe comunque conquistato tre dischi di platino. Quest'anno cerca il riscatto direttamente sul palco con un brano più intimo, non solo nel testo ma anche a livello sonoro. Una canzone sulla perdita, sul dolore, dedicata a una persona che non c'è più come spiega a Fanpage.it a cui racconta anche l'importanza di portarla su quel palco, dell'incontro con Gianluca Grignani e quello che succederà col nuovo album
È un Sanremo più speciale…
Sì, poi ho una canzone diversa, molto intima, è un Festival completamente diverso.
Quando l'abbiamo sentita il primo riferimento che a molti di noi è venuto è quello al Dolce Stil Novo
La verità è che può essere che qualcosa ti condizioni nella vita, però non è voluta, io sono salito sul tetto di questa casa e ho parlato a una persona che non c'è più, come gli avrei parlato in una canzone, quindi dietro non c'è uno studio della parola. Forse c'è stato dentro di me, certo, però quello che volevo fare con questa canzone era parlare a questa persona.
È un testo doloroso, in effetti, completamente diversa nel sound da La genesi del suo dolore.
Sì, anche Genesi era un contrasto, dentro aveva un seme di dolore ma come può averlo la "Ballata dell'amore cieco" o "Papaoutai", quindi aveva questo impianto più ballabile. Mi è successo poche volte di fare proprio canzoni allegre e sono andate anche bene, ma poche volte le ho fatte troppo allegre. La verità, comunque, sai qual è? Che ho semplicemente fatto una canzone per questa persona che non c'è più: sul palco parlerò con questa persona e la racconterò in una canzone.
Insomma, quel palco è anche un modo per ricordarla e renderle omaggio…
Sì, anche se l'omaggio è nella canzone, poi c'è stato un confronto col direttore artistico che ci teneva molto che venissi con questa canzone e ne sono contento. Spero che arrivi, so che è difficile non creare costruzioni artefatte intorno a questo momento, che poi è il pane di Sanremo, ma la verità è che sono così come mi vedi.
Pensi che il brano sia stato capito?
Devo essere sincero, ho visto un cambiamento di pareri tra i primi ascolti e le prove. Inizialmente c'è chi aveva visto una canzone d'amore, poi durante le prove è uscito altro e mi sono fatto anche io qualche domanda, pensando che forse il fatto che mi abbiano visto cantarla ha contribuito al cambio di prospettiva, forse è una canzone che ha bisogno di essere vista. Sicuramente non è la hit semplice, poi, alzo le mani, fare le hit non è semplice.
E tu ne sai qualcosa…
Sì, non è semplice, anzi, complimenti a chi sa farle, però questa canzone non vuole essere quello.
Diciamo che questa canzone sulla perdita ha bisogno di qualche ascolto in più per essere compresa appieno.
Vero, magari per qualcuno di più, per qualcun altro di meno, ma è una canzone differente, che spero che col tempo si solidifichi. Anche se sono un ragazzino, la cosa più bella è riuscire a fare cose diverse, immediate o cose che crescevano nel tempo e questa mi dà l'impressione di essere un fiore che deve essere raccolto nel tempo, che è una canzone che va ascoltata, non sentita.
Come nasce la scelta di riportare Grignani su quel palco con la sua "La mia storia tra le dita"?
Grignani è una rockstar e la canzone è un cult, in Italia ma anche nel mondo latino che amo. Io mi sono sempre rivisto un po' in lui, a livello metaforico ha qualcosa di crudo e maledetto, ma quando apre bocca e racconta le canzoni c'è un'emozione talmente pura che ti disarma. C'è un contrasto in lui talmente forte che mi ha sempre affascinato, mi ha fatto venir voglia di bere una birra con lui e così abbiamo fatto. Per era la cosa giusta condividere il palco con lui, condivido una cosa sincera e autentica con una rockstar.
Del nuovo album che puoi dirci?
Il titolo è "Il giorno in cui ho smesso di pensare" che è una provocazione, non vedo l'ora che esca, ci tengo molto, anche perché non esco con un album da due anni. È il primo disco che faccio con collaborazioni italiane e non, con artisti che secondo me sono i più forti, sono onorato di condividere con loro questo lavoro. dentro avrà tanti mondi, ma non è sperimentare, non amo questo termine, credo che sperimenti, sperimenti ma poi arriva un momento in cui sigilli e crei un quadro. Ci sono tanti mondi che mi appartengono, sicuramente anche doversi, pensa che questo è l'outro del disco, farò un percorso a ritroso. Capisci l'intimità dell'outro? Nel disco ci sarà un0'intro epico e un outro disarmante, ha un peso di questo tipo per me.