Paolo Sorrentino a Cannes 2022: “Ho voglia di fare cinema come una volta”
Il Festival di Cannes è diventato con il passare delle varie edizioni un momento di incontro e di confronto con i vari rappresentanti del cinema, e anche quest'anno non sono mancati momenti di dialogo tra i grandi registi che hanno segnato non solo la contemporaneità, ma anche i tempi passati. In questo parterre spicca anche il nome di Paolo Sorrentino, affiancato da altri nomi importanti come Guillermo Del Toro e Claude Lelouch che hanno fornito interessanti considerazioni su quello che sarà il futuro del cinema.
La riflessione di Paolo Sorrentino
Il cinema come tutte le arti è soggetto ad evoluzione, cambiamento e anche per chi vi è dentro da anni non è possibile sottrarsi alle dinamiche che richiedono un adeguamento alle modalità che cambiano. Eppure Paolo Sorrentino nel parlare del suo modo di approcciarsi alla settima arte ha dichiarato: "
Forse sto diventando vecchio ma mi è tornata la voglia di fare cinema come una volta, cercando immagini significative che vivano e suscitino emozioni sul grande schermo. Ho affrontato con grande entusiasmo la sfida delle serie tv per mettermi alla prova con quel tipo di narrazione; ho lavorato con Netflix perché la storia di È stata la mano di Dio si adattava bene alle mie e alle loro esigenze. Ma non credo che tornerò indietro: è raro poter generare immagini significative e seminali quando si è indirizzati allo schermo piccolo delle tv o delle piattaforme. Ci sono ovviamente eccezioni, ma anche da spettatore mi capita sempre più di rado di emozionarmi nel seguire le piattaforme. Così credo che vorrò tornare alle mie origini
Le perplessità di Guillermo Del Toro
A queste considerazioni, poi, si accoda Guillermo Del Toro che appare decisamente più critico nei confronti del futuro di quest'arte, soprattutto in relazione alla pluralità di offerte e proposte che, invece di favorire la proliferazione di idee e nuove suggestioni, potrebbe portare all'esatto opposto: "In questo periodo ciascuno di noi poteva fare una serie, girare una pubblicità, scrivere un film, lavorare con le piattaforme: un tale eccesso di offerta che ci sentivamo come un passeggero che rincorra il treno in corsa sforzandosi di saltare a bordo, vagone dopo vagone. E questo non è un bel sentire perché un'opera d'arte non è un semplice ‘content', espressione orribile come ‘pipeline' che non vorrei sentire mai più". Il regista, poi, dichiara apertamente quali sono le sue paure a riguardo:
La creazione è un fatto sempre nuovo che deve generare emozione in chi la realizza e in chi ne fruisce. E questa è la mia vera, unica preoccupazione per il futuro: cosa ne sarà del cinema che stiamo perdendo a rotta di collo da quando si sta trasformando in un contenuto immateriale in balia di grandi gruppi che possono far sparire capolavori solo perché non li trovano più politically correct o in linea con le loro aspettative di marketing?
L'ottimismo di Claude Lelouch
Chi, invece, sembra essere particolarmente sereno nei confronti del futuro del cinema, è chi si trova dietro la macchina da presa da più anni, ovvero il francese Claude Lelouch che dice: "Ho sognato di filmare con uno smartphone prima che lo inventassero: l'uomo ha in sé tutto il cinema, nessuna cinepresa è meglio dell'occhio, niente sente i suoni meglio di un orecchio, il cervello è la più perfetta sala di montaggio mai inventata. Il fatto è che a ogni generazione il cinema inventa tecniche e modalità nuove e noi autori cambiamo e ci trasformiamo grazie a questo"