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Premi Oscar 2025

Oscar 2025: trionfa Anora e il cinema indie che non porta le persone in sala

L’anno scorso, con Oppenheimer di Christopher Nolan, pareva che l’Academy fosse tornata alle sane abitudini del passato in cui a trionfare durante la Notte degli Oscar era il cinema fatto da registi e star capaci di portare le persone al cinema. Nel 2025 a dominare è stato Anora di Sean Baker, una pellicola che, molto probabilmente, è stata vista più a casa che sul grande schermo.
A cura di Andrea Bedeschi
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Gli Oscar 2025 hanno eletto a Miglior film Anora di Sean Baker che, nel maggio del 2024, aveva già trionfato a Cannes vincendo la Palma d'Oro. L'inizio di un percorso che è poi terminato con le cinque statuette vinte per: Miglior regia, attrice protagonista, montaggio, miglior sceneggiatura originale e quella, la più importante, come film dell'anno.

Prescindendo da qualsiasi analisi o considerazione di carattere artistico, per così dire, quelle che rispondono alla domanda “Ma è un film bello o brutto?”, è stato riconfermato un trend che, negli ultimi anni e a parte rarissime eccezioni, ha visto il cosiddetto cinema indie o da Festival ottenere gli Oscar più ambiti. Si può dare più di una lettura di questa cosa.

Quella più ovvia è che, nell'ultimo decennio abbondante, sia Venezia che Cannes sono diventati degli ottimi se non infallibili banchi di prova per capire se un lungometraggio avrà delle chance con i giurati dell'Academy. Restando “a casa nostra”, nel 2017, nel 2018 e nel 2020 La forma dell'acqua di Guillermo del Toro, Roma di Alfonso Cuaròn e Nomadland di Chloé Zhao si sono beccati un Leone d'Oro che è servito come vero e proprio antipasto agli Oscar arrivati una manciata di mesi dopo: miglior film e regia per Del Toro, miglior regia per Cuaròn e miglior film e regia per Zhao.

Ma c'è, chiaramente, di più e ha a che fare con un processo di graduale distanziamento che si è venuto a creare fra la giuria dell'Academy e il pubblico pagante, quello che decreta la salute commerciale tanto di un lungometraggio quanto dell'industria che sorregge l'intero baraccone. Senza tornare al 1959 e ai tempi di Ben-Hur, è palese che se, una volta, la popolarità e lo status di kolossal di un film andavano frequentemente a braccetto con le attenzioni ricevute alla Notte degli Oscar, ora non è più necessariamente così.

La giuria dell'Academy è cambiata e sta ancora cambiando

La giuria dell'Academy è composta da circa diecimila persone. La composizione di questo insieme di umanità, in seguito a polemiche sulla mancanza di diversità e inclusione, è andata mutando in un lasso di tempo di circa una decina d'anni. Nel 2014 era ancora composta da una maggioranza di uomini (il 76%) per il 94% composta da bianchi. L'età media era di 63 anni. Poi, come risposta alle lamentele, l'Academy ha annunciato nel 2016 un piano atto a raddoppiare il numero di donne e persone di altre etnie entro il 2020. Nel 2021 l'Academy of Motion Picture Arts and Sciences ha accolto 395 nuovi giurati. Il 46% erano donne e il 39% persone di colore.

L'anno scorso è toccato a 487 nuovi membri tra cui Lily Gladstone, Stephanie Beatriz, Fiona Shaw Celine Song, Da'Vine Joy Randolph, Jason Clarke e Fede Álvarez. Tradotto in ulteriori termini percentuali: dei 10.910 membri dell'Academy, di cui 9.934 con diritto di voto agli Oscar, abbiamo un 35% che si identifica come donna, un 20% composto da comunità ed etnie sotto-rappresentate e un 20% proveniente da fuori dagli Stati Uniti.

Questa graduale rivoluzione, ha inevitabilmente portato al verificarsi della dinamica di cui sopra per cui l'attenzione degli Oscar si è spostata verso pellicole che, in precedenza, restavano relegate a occasioni comunque di prestigio come quelle festivaliere appunto. E non solo: le statuette per i Migliori film e le Migliori regie sono finite molto di frequente nelle mani di autori che di tipicamente nordamericano avevano molto poco. Cosa che come la liturgia della messa è “buona e giusta” di per sé.

Come ci ricorda in modo opportuno via Facebook il noto divulgatore di cultura cinematografica Adriano della Starza, in 89 edizioni degli Oscar era accaduto solo 7 volte che un lungometraggio premiato a Cannes o Venezia ottenesse delle statuette dorate. Dalla novantesima in poi, esaminando i dominatori delle categorie miglior film e regia, 9 volte su 16 sono risultati vincenti opere che avevano già in bacheca un Leone d'oro o un Palma d'oro.

Quanta gente ha visto i film migliori degli Oscar

C'è il rovescio della medaglia di questa situazione. Che a vincere gli Oscar più ambiti, Miglior film in primis, sono poi film che non necessariamente sono stati visti dal grande pubblico. Ci sono delle eccezioni, come nel caso de La forma dell'acqua di Del Toro o Parasite di Bong Joon-ho. Che come la rondine del detto non fanno primavera.

Guillermo Del Toro e l'Oscar per La forma dell'acqua
Guillermo Del Toro e l'Oscar per La forma dell'acqua

Fra il 2015 e il 2025, gli undici lungometraggi che hanno vinto la statuetta più importante hanno incassato, in media, 203 milioni di dollari l'uno tenendo conto della pandemia e che CODA (2021) è uscito in streaming su Apple TV+ negli Stati Uniti e in digital nel resto del mondo. Nello stivale è arrivato sul grande schermo solo dopo la vittoria agli Oscar, ma eravamo ancora in periodo di contagi galoppanti e i risultati furono davvero esigui. Dal 2004 al 2014 sono stati 301. Il paragone diventa ancora più impietoso analizzando gli undici migliori film che fra il 1990 e il 2000 sono stati protagonisti degli Oscar: 448 i milioni di dollari incassati in media.

E, lo specifichiamo per dovere di analisi, le medie che abbiamo riportato fanno riferimento al dato numerico del botteghino che viene citato, per ciascuno, da Box Office Mojo, The Numbers, Wikipedia. Non c'è alcun aggiustamento all'inflazione, cosa questa che rende le “vecchie” medie anche più impressionanti: oggi un biglietto del cinema costa molto più che 20 o 30 anni fa. Nel caso del leggendario Titanic di James Cameron abbiamo naturalmente impiegato il box-office originale, senza mettere nel mucchio anche i peraltro succosi proventi che sono arrivati negli anni grazie alle varie riedizioni in sala.

Ecco che la risposta alla domanda che avete letto qualche riga fa è diversa a seconda del periodo preso in esame. Una volta era scontato vedere l'Academy premiare lungometraggi già celebrati dal pubblico pagante. Al massimo succedeva che Titanic si portava a casa 11 oscar, compreso Miglior film e regia, sulle 14 nomination ricevute in mezzo alle quali c'era menzionata Kate Winslet come Miglior attrice (battuta dalla Helen Hunt di Qualcosa è cambiato) e non il suo partner artistico Leonardo DiCaprio.

Il produttore Jon Landau e il regista James Cameron con l'Oscar per il miglior film per 'Titanic'
Il produttore Jon Landau e il regista James Cameron con l'Oscar per il miglior film per ‘Titanic'

E oggi che succede?

Succede che a parte rari casi, all'Academy pare non importare più di quello che le persone vogliono, chiedono e “si prendono” dal mondo del cinema. Al netto di qualsiasi discorso sui progressi in quanto a inclusività e genere, gli Oscar e la gente che esce di casa e va a fare la fila alle casse dei cinema (a patto di non aver già acquistato online il biglietto perché va bene usare evocativi giri di parole, ma è comunque il 2025 e tutti possiamo risparmiare tempo con due click) per eleggere i dominatori delle classifiche d'incasso paiono vivere su piani esistenziali separati.

Ed è proprio Anora a rappresentare un caso emblematico (come specifica anche indiewire). Anche se le varie aziende che operano nel settore, Apple in primis, non rendono noti i numeri, da quando la “creatura” di Sean Baker ha cominciato a essere una delle sorvegliate speciali della "stagione dei premi", è stata una presenza fissa nella top 10 di iTunes US dal momento – il 17 dicembre – in cui ha debuttato sullo store online. È probabile che Anora abbia incassato grazie a internet ben più dei 15 milioni guadagnati al cinema.

Dubbi amletici di fatturato a parte, in un'edizione degli Oscar ancora figlia degli scioperi degli attori e sceneggiatori, sarebbe stato più intelligente ragionare come nel 2024, premiando quelle produzioni che hanno permesso alle sale di campare staccando biglietti su biglietti.

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