No parolacce a Eurovision, ma “put*ane” di Mahmood e Blanco in Brividi è rimasta
È il giorno della finale di Eurovision 2022, l'attesa è tutta per le esibizioni dal vivo della serata. Tra gli artisti che canteranno per la prima volta il 14 maggio ci sono Mahmood e Blanco, vincitori dell'ultimo Festival di Sanremo e quindi rappresentati di diritto dell'Italia, che è anche uno dei paesi che accedono in automatico alla finale. La canzone che porteranno in gara è "Brividi", successo indiscutibile e canzone più ascoltata tra quelle in gara all'Eurovision fino alla vigilia della manifestazione.
Una "Brividi" che ha subito delle modifiche rispetto alla sua versione originale, tagliata di pochi secondi per poter rientrare nei limiti di durata imposti dal regolamento di Eurovision. Non c'è stata tuttavia alcuna modifica al testo, al netto della presenza di una parolaccia presente nel testo, in quel passaggio in cui Blanco canta "Ma scusa se poi mando tutto a puttane". Una tolleranza atipica da parte dell'organizzazione, se si considera la scelta differente in situazioni simili del passato. Una sorta di codice etico di Eurovision vuole infatti che nei testi delle canzoni siano vietate parolacce e imprecazioni varie.
Le parole "censurate" a Eurovision
Non a caso alla delegazione della Lettonia è stato chiesto di rimuovere dal cantato la parola “p**sy” dalla prima strofa del brano “Eat your salad”. In base a questo stesso codice etico, che peraltro non è specificato nel dettaglio all'interno del regolamento ufficiale, ma evidentemente applicato con discrezionalità rispetto alle diverse circostanze, alla delegazione albanese è stato chiesto di rivedere la coreografia dell'esibizione per "alcune pose sensuali sarebbero state poco gradite dalla produzione dello show", come scriveva alcuni giorni fa il sito Tv Italiana.
Il caso Maneskin con Zitti e Buoni
Qualcosa di simile era accaduto anche ai Maneskin lo scorso anno, con la parziale modifica del testo di "Zitti e Buoni" nei passaggi "vi conviene grattarvi i co***oni" e "non sa di che ca**o parla", rivisti dalla delegazione italiana preventivamente. Non è chiaro, dunque, perché la canzone di Mahmood e Blanco sia rimasta immutata nonostante la presenza di una parolaccia, che tuttavia è inserita all'interno di una frase idiomatica. Ciò sta a significare che la parola "pu***ne" non è utilizzata in senso offensivo, ma contestualizzata in una particolare frase che in italiano ha un significativo ben preciso, ovvero quello di rovinare tutto. La modifica di una singola parola avrebbe di conseguenza comportato un'alterazione di significato difficilmente risolvibile.