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Festival di Sanremo 2022

Massimo Ranieri e quella stonatura che ci commuove

L’inconveniente di Massimo Ranieri ci racconta che è sempre tempo per mettersi in gioco e ci trasmette il senso di Sanremo, che non è una passerella e deve rappresentare una sfida per ogni artista, indipendentemente dalla sua storia.
A cura di Andrea Parrella
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L'esibizione di Massimo Ranieri resterà uno dei momenti da ricordare della prima serata di Sanremo 2022. Artista fuori scala, è tornato a giocarsela su questo palco a distanza di un quarto di secolo dalla vittoria di Perdere l'amore, una canzone che avrebbe vinto d'ufficio anche se non fosse stata presentata in gara. Parte dei pronostici della vigilia erano con lui e la sua Lettera al di là del mare, si parlava di una canzone sanremese ma non troppo, dal tema impegnativo e alla ricerca di capacità interpretative e vocali eccelse. Insomma, per Ranieri sulla carta sembrava un gioco da ragazzi. Poteva andare a Sanremo con un pezzo cantato sotto voce, una scelta confortevole che nessuno gli avrebbe contestato, invece porta un pezzo di complicatissima esecuzione e succede che il cantante inciampi in numerose stecche, se per ragioni tecniche o meramente vocali non è dato sapersi.

Nonostante Ranieri non abbia mai perso mai il filo del ragionamento dal punto di vista interpretativo, ha avuto grosse difficoltà con gli alti, ma non si è abbattuto e l'ha portata avanti fino alla fine, sebbene quegli alti fossero sempre più alti e minacciosi. Fatto sta che la sua esibizione ne esce compromessa e questo appassiona. Si pensa per forza di cose a tutto ciò che di affascinante possa celarsi dietro l'errore sul palco da parte di un artista la cui caratura si alimenta soprattutto di quella perseveranza che ha segnato tutta la carriera di Ranieri.

Per capire quanto contino lo studio e il perfezionamento nella storia artistica di Massimo Ranieri, a me viene in mente il paragone sportivo, so che perdonerete questa digressione tennistica e vi prego di seguirmi nel breve ragionamento. Giorni fa ho pensato a Ranieri osservando la storia di Rafael Nadal, reduce dall'affermazione in uno dei principali tornei di tennis al mondo a 35 anni. Nadal è un tennista eccezionale per ragioni ovviamente tecniche, ma soprattutto per la maniacale applicazione nella preparazione, il lavoro costante sui propri limiti, oltre che sulle propensioni. Il riassunto della sua storia tennistica ci racconta che questa forza di volontà è il suo segreto, forse più di ogni caratteristica tecnica. Attraverso un acrobatico volo pindarico, Nadal mi ha ricordato proprio Massimo Ranieri, che ha fatto dell'assiduità a migliorarsi una parte fondamentale di sé e soprattutto del racconto che fa di sé come artista.

A fronte di questo azzardato paragone, viene facile immaginare quanto una stonatura sul palco di Sanremo, dove torni dopo 25 anni in gara, possa toccare in questo momento Ranieri come ha fatto per il tennista tra i più vincenti della storia, che mesi fa si è trovato a metà strada tra un seppur dignitosissimo viale del tramonto e la possibilità di tornare dopo un grave infortunio per diventare il più vincente della storia, da solo. Ogni essere umano, in fondo, è chiamato a confrontarsi con il rischio di una crepa, da cui ci si può proteggere ma che non si può evitare con granitica certezza. Per Nadal è uno Slam, per Ranieri l'Ariston. Ed è per questo che la sua stonatura lascia un segno profondo in chi guarda e lo ammira, perché a quei pochi minuti di canzone si aggrappa la storia di una persona, di un artista che non sarà mai troppo sicuro di sé da poter evitare, al cento per cento, le insidie del mestiere.

È esattamente questo che deve fare Sanremo, generare in chi partecipa una qualche forma di sfida. Ed è commovente, appunto, come grandi artisti affermati, che potrebbero non dover dimostrare più nulla, trovino la voglia di mettersi in gioco in una gara che ha stressato larga parte della loro carriera, e che ora potrebbero tranquillamente evitare, per misurarsi con i propri possibili errori, più che con gli altri.

Gli dei sono tali perché contemplano l'idea della caduta. Vale per Gianni Morandi, a 77 anni sul palco con una canzone che inizia con "a forza di credere che il male passerà, sto passando io e lui resta"; vale per Massimo Ranieri, che dopo questo passaggio a vuoto tornerà sul palco di Sanremo fra due giorni con la carica un ventenne.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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