Ci sarà un po' di Geolier anche a Sanremo 2025 e no, questa non è un'anticipazione sulla sua presenza all'Ariston. Che l'artista napoletano sia ospite, nel cast dei big o che a Sanremo non ci vada affatto, aleggerà sull'Ariston in ogni caso, come effetto della scia lunga di quanto accaduto lo scorso anno, quell'onda napoletana che ha trovato proprio in Geolier la sua rappresentazione. I risultati del suo impatto sulla manifestazione sono visibili anche nelle prime tre puntate di Sanremo Giovani, il talent Rai condotto da Alessandro Cattelan da cui verranno fuori le Nuove Proposte che quest'anno tornano a sfidarsi in una gara a parte.
Sono nove gli artisti che fino a questo momento hanno guadagnato l'accesso alla fase successiva e di questi quattro sono napoletani o di origini campane: Mazzarella e Settembre scelti nelle prime due puntate, Bosnia e Arianna Rozzo nella puntata del 26 novembre. La Campania è la regione più rappresentata d'Italia nella lista dei 24 artisti in gara a Sanremo Giovani e potrebbe fare l'en plein se la settimana prossima Vale LP e Lil Jolie dovessero passare il turno. Sono solo numeri, percentuali che non fanno testo se considerate solo in senso regionale. Il discorso cambia se si osserva l'impatto culturale e linguistico, attraverso la presenza del dialetto nei testi degli artisti in gara. "Dimmi pecché nun vuo' chiù parla' cu' me", canta Settembre, "‘o ragno sì tu", ripete più volte Bosnia, "Nn’me ne fotte proprio" è il refrain con cui Arianna Rozzo prova a lasciare il segno. Frasi ad effetto, punchline ripetute che gli artisti sembrano giocarsi come jolly, la ciliegina sulla torta dei loro pezzi, il frammento destinato a rimanere in testa.
È una semplice considerazione, ma si potrebbe dire che alcune scelte dei giurati siano figlie di questa napolitan wave, un trend evidente. Se alcuni anni fa gli artisti tendevano ad inserire nei loro pezzi parti rap o parlate come elementi di modernità, oggi il richiamo alla napoletanità, simbolica o linguistica, pare essere premiante. Un tic di scrittura che ha una sua logica se si considera la reazione della giuria alla presenza del dialetto napoletano/campano nei pezzi. Le vittorie di Bosnia sui Cosmonauti Borghesi, o di Rozzo su Giin, dimostrano che il mercato discografico in questo momento sia meno sensibile a proposte che puntano a sonorità indie e ricercatezza stilistica, mentre digerisca con maggior facilità prodotti che strizzano l'occhio all'onda partenopea.
Ed è ovvio che questo sdoganamento linguistico vada ricondotto al caso Geolier, responsabile un anno fa di aver aperto una nuova strada, con Amadeus che ha cambiato il regolamento per consentirgli di partecipare e Carlo Conti che ha confermato l'accoglienza ai dialetti nella conferenza stampa di Sanremo Giovani, specificando: "Purché non si tratti dell'intera canzone". Questo non significa, naturalmente, che il napoletano sia l'unica tendenza valida del mercato discografico italiano attuale, ma sarebbe disonesto fingere che non esista.