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Amici di Maria de Filippi 2021/2022

LDA lascia Amici, la presenza silenziosa di papà D’Alessio, uno che sa cosa sia il pregiudizio

All’inizio era il figlio di Gigi d’Alessio, con il passare dei mesi è stato solo LDA. Dopo l’eliminazione dell’artista da Amici è lecito sottolineare il distacco di questi mesi di D’Alessio, bravo a non alimentare la logica del “figlio di”. D’altronde pochi come lui, in campo artistico, hanno conosciuto il preconcetto in ogni sua forma.
A cura di Andrea Parrella
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L'eliminazione di LDA da Amici rappresenta un momento di svolta per questa edizione del serale. Il talent di Maria De Filippi ha puntato molto su di lui sin dall'inizio della stagione, trovando nel cantante un personaggio televisivamente intrigante, oltre che un artista capace di suscitare interesse. La carriera di LDA non finisce con l'eliminazione da Amici e sono i numeri a certificarlo.

La nota positiva alla fine del suo percorso è come i mesi abbiano disinnescato la dinamica del "figlio di". All'anagrafe Luca d'Alessio, l'artista è figlio di Gigi d'Alessio, cosa conclamata sin dall'inizio dell'edizione. Un rapporto familiare che ha suscitato un inevitabile coinvolgimento, mossa provocatoria della produzione in grado di generare interesse anche in una fetta di pubblico diversa da quella abitualmente fidelizzata ad Amici. Il pregiudizio di una fetta di spettatori verso questa forma di familismo, tuttavia, pur non essendo mai sparito del tutto pare essersi spento con il passare del tempo, normalizzato, favorendo l'emergere di LDA come artista sul Luca d'Alessio "raccomandato".

Merito, questo va detto, della gestione da parte della produzione, ma anche dell'atteggiamento tenuto da Gigi d'Alessio. Il cantante, consapevole della delicatezza della situazione, ha evitato di presenziare e intervenire in modo massiccio nelle vicende, fatta eccezione per isolate manifestazioni sui social e il "caso Paranza", quando LDA e Calma avevano apertamente criticato la canzone di Daniele Silvestri senza coglierne il senso ed erano stati redarguiti da Rudy Zerbi, cui aveva fatto eco Gigi d'Alessio dandogli ragione.

Una forma di distacco dovuta, certo, che non va applaudita, ma che è interessante se associata alla parabola della carriera di Gigi d'Alessio, artista che al netto del successo oceanico dal quale è stato travolto negli ultimi 30 anni (li celebrerà quest'estate con un grande evento a Napoli), sa cosa sia il pregiudizio, vissuto in una forma composita che andava dal livello artistico a quello geografico, fino alla sua vita privata. D'Alessio ha familiarizzato così tanto con questa sensazione da averla interiorizzata e resa una chiave essenziale della sua figura pubblica. Per lo stesso motivo, conoscendo le logiche del preconcetto, ha evitato di alimentare quello, già tangibile, che avrebbe potuto penalizzare suo figlio. A Parigi direbbero "chapeau".

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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