Aveva ragione il nostro Francesco Raiola: Sanremo 2024 ha un problema con la cassa dritta. E le canzoni sembrano scritte con l’algoritmo. La prima serata è scivolata via (più o meno: 30 canzoni una dietro l'altra si sono sentite eccome) e si ha l’impressione di aver ascoltato ottima musica ma praticamente tutta uguale.
La famigerata cassa dritta, i 4/4 della ritmica, straborda al Festival. Le canzoni fanno quasi tutte: PUM PUM PUM PUM/PUM PUM PUM PUM. Si iscrivono a questa gara nella gara quasi tutte, ma solo alcune ci restano nella testa. Penso a “La noia” di Angelina, penso a “La rabbia non ti basta” di Big Mama, penso a “Un ragazzo, una ragazza” dei The Kolors e penso soprattutto a “I’p’me, tu p’te” di Geolier.
La tanto discussa canzone del ragazzo del Rione Gescal di Napoli è un pezzo che ha stile e c’è poco da discutere, ma è incredibilmente simile a un’altra canzone che abbiamo ascoltato l’anno scorso proprio sullo stesso palco, al punto da sembrare la sua versione napoletana. Parlo di “Cenere” di Lazza. Non è solo l’aspetto musicale a risultare assonante e sovrapponibile (grazie!, dirà qualcuno, i 4/4 sono l’asse portante del rap) ma persino il senso della scrittura: anche I p’me tu p’te mette al centro della scena un amore tormentato, che appare finito ancora prima di iniziare. L’impressione è che il gruppo di autori che ha firmato testo e musica del brano di Geolier (tra loro c'è anche il fratello di Gigi D'Alessio, Francesco, affermato compositore e paroliere) ha cercato di seguire una strada già tracciata, piuttosto che cercare alternative. Una sicurezza che è stata cercata, come si diceva in apertura, da tantissimi altri quest’anno al Festival.
Cassa dritta per cassa dritta, si differenzia per distacco il brano dei The Kolors firmato da Davide Petrella, l’uomo che la cassa dritta l’ha nobilitata e che, tra le tante, ha scritto pure la hit di Lazza.