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Festival di Cannes 2024

Jasmine Trinca e l’esordio alla regia a Cannes 2022: “Il film è un modo per ringraziare mia madre”

È stato presentato a Cannes il film “Marcel”, esordio alla regia di Jasmine Trinca, che ha tradotto in immagini parte del suo vissuto, raccontando un rapporto madre-figlia.
A cura di Ilaria Costabile
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Giornata importante sulla Croisette quella di sabato 21 maggio per Jasmine Trinca. L'attrice, già in giuria per decretare il vincitore della Palma d'oro, ha presentato il suo esordio alla regia con il film "Marcel", proiettato a Cannes in un evento speciale. Un lavoro che attinge dalla sua storia personale e che ha il merito di raccontare la maternità senza stereotipi: "Ho cominciato con un film speciale e mi fa un effetto particolare essere qua oggi, guardare tutto quello che ho fatto, pensare a quanta fortuna e felicità" ha raccontato intervistata dall'Ansa.

Le parole di Jasmine Trinca

Il film arriverà nelle sale il prossimo 1 giugno e racconta il rapporto "di amore e crudeltà" tra una madre (Alba Rohrawcher) e sua figlia (Maayane Conti) raccontato attraverso lo sguardo della bambina che, orfana di padre, viene cresciuta dai nonni paterni, a poca distanza dalla mamma che sembra essere completamente assorbita dalla sua arte e dall'amore per il suo cane, molto più che per la creatura che ha messo al mondo. La storia si ambienta nel quartiere della Garbatella a Roma, e riprende il vissuto della regista: "è una favola che rielabora il mio passato, come tappa di un percorso di cura cominciato molto tempo fa ma cui certo questo film da' una bella botta". 

Un film ispirato al rapporto dell'attrice con la madre

Nonostante questo distacco, evidente, la bambina inizia a nutrire un sentimento di stima nei confronti della madre, di affetto, nonostante sembra non sia ricambiato allo stesso modo e perciò accanto a queste sensazioni positive ne emergono altre differenti, come una forma di crudeltà e di odio. Jasmine Trinca, quindi, spiega come è stata sviluppata quest'idea che ha molto a che fare con il suo passato:

Non c'è lo stereotipo della madre protettiva. Io ho avuto una madre molto più libera di me adesso, avanguardista, pioniera, non una madre devota alla figliolanza, una madre sghemba come quella del film, abitata dall'arte e dal dolore, una supereroina mi sembra oggi, in lotta per vivere. Mi ha trasmesso molto il femminile, con il poco che avevamo sono arrivata qua a Cannes, e questo film è il tentativo anche di fare pace con lei e ringraziarla.
Vengo da anni e anni di gioie e dolori, trasformare creativamente questo vissuto mi ha dato grande energia e mi fa sembrare ora tutto più leggero.

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