Il Tre a Sanremo 2024: “È una canzone per chi combatte con i propri conflitti interiori”
All'esordio sul palco di Sanremo, Il Tre, alias Guido Luigi Senia ha conquistato il pubblico durante la terza serata del Festival, terminando alla quarta posizione. All'Ariston è arrivato con Fragili, una protesi musicale del suo ultimo disco Invisibili, con cui chiude un cerchio, cominciato alcuni anni fa con il successo della saga Cracovia, ma anche con brani come Te lo prometto. Di strada ne ha fatta nel frattempo il cantante, soprattutto di gavetta sui palchi. Quello di Sanremo è uno dei più importanti, ma non sembrava: "So che c'è tanta gavetta, l'ho fatto in passato, so che di strada ne ho fatta e quindi mi faccio forza su questo, anche mentalmente. So da dove venendo e so quello che ho attraversato". Qui l'intervista a Il Tre.
Come senti l'arrivo del Festival e com'è farlo con un brano come Fragili?
Beh, diciamo che è sicuramente difficile pensare di essere pronto al 100% perché è un palco veramente tanto importante che fa tremare le gambe anche dei più grandi artisti con tanti anni di carriera alle spalle. Quindi non penso che ci sia un modo per essere pronti al 100%.
Se dovessi raccontare i fragili a una persona che ancora non l'ha ascoltata e la volessi descrivere in poche parole?
È una canzone che parla di una persona che cerca di combattere i propri conflitti interiori e che cerca di convivere e conoscere meglio i propri errori. È parte della mia esperienza personale, tocca le fragilità umane dal mio punto di vista. Racconto solo quello che mi è successo.
Fragili arriva dopo un album come invisibili che segna una linea comune, quasi una protesi di quel progetto. Cosa significa aver portato il lavoro dell'album a Sanremo?
Significa che innanzitutto abbiamo lavorato bene in questi anni, che quest'album ha già dato tante soddisfazioni. È un cerchio che si chiude, che parte dall'album invisibili, per poi arrivare con Fragili sul palco dell'Ariston: penso sia uno dei segni della vita. Io non mi aspettavo minimamente di fare un album dove dico di essere invisibile, di sentirmi così e poi andare sul palco dell'Ariston dove sei tutto tranne che invisibile.
Per quanto tu sia tra i più giovani artisti all'Ariston, è difficile inquadrarti come un nuovo arrivato. La tua gavetta sui palchi potrebbe rappresentare un punto di forza rispetto magari agli altri artisti?
Per le persone che guardano il Festival, potrebbero pensare sono solo uno tra gli ultimi arrivati. Io so che c'è sulle mie spalle e sulle mie gambe, so che c'è tanta gavetta, l'ho fatta in passato, so che di strada ne ho fatta e quindi mi faccio forza su questo, anche mentalmente. So da dove venendo e so quello che ho attraversato.
Cosa pensi di avere di diverso rispetto agli altri 29 artisti in gara?
Credo che ci sia una cosa ed è l'attitudine live. Io baso molto del mio lavoro sulla performance dal vivo, anche perché è ciò che rimane alle persone quando pensano a un artista. So che il palco dell'Ariston è qualcosa a sé, ma so che verrà fuori ciò che sono. Sento che tutti i concerti che ho fatto, il rap fatto più live che in studio, mi aiuterà tantissimo.
Un momento che ricordi dell'annuncio della tua partecipazione al Festival di Sanremo?
La reazione della mia famiglia sul divano di casa, davanti al televisore. Ho quell'immagine ancora come sfondo del cellulare, è bellissima.
Un portafortuna invece che porterai in quest'avventura sanremese?
Mi è stata regalata poco tempo fa una pipa: da allora è con me nello zaino quando sono andato a Sanremo, ma anche quando sono stato a Milano. L'ho portata anche in hotel, non l'ho mai tolta dallo zaino.