video suggerito
video suggerito
Opinioni

Il Sanremo matematico di Carlo Conti, a Gerry Scotti il pezzo di Festival che gli spettava

In una prima serata di Sanremo 2025 soffocata da 29 cantanti in gara, Carlo Conti fa la scelta più giusta nei compagni di viaggio, da Clerici che ritorna a Scotti che va all’Ariston per una prima volta in cui mette tutto il suo umorismo che ricorda molto, per certi versi, il Raimondo Vianello alla conduzione di Sanremo.
A cura di Andrea Parrella
373 CONDIVISIONI
Immagine

Complesso, chiamato a dare seguito al successo senza replicare se stesso. Un'equazione difficile per Carlo Conti al suo ritorno a Sanremo, a 7 anni di distanza dall'ultima volta e, soprattutto, dopo 7 edizioni che hanno cambiato radicalmente la fisionomia, ma soprattutto l'impatto di questo evento. La prima serata del Festival di Sanremo 2025 ci dice una cosa chiara: Conti conosce a menadito la matematica del Festival e quello che non sapeva ancora lo ha studiato in questi anni.

È arrivato alla prova più difficile con la sicurezza di chi ha pensato minuto dopo minuto come dovesse andare questa serata. Dentro il suo nuovo Festival ci sono tante cose, forse troppe e infatti lui corre come inseguito da qualcuno, riuscendo a chiudere in leggero anticipo una serata dal numero monstre di 29 cantanti. Poco spazio per mettere a fuoco i contenuti, l'ideologia di fondo di questo Sanremo, bisognerà attendere le prossime serate più libere.

La scelta migliore, senza dubbio, Conti la fa nella selezione di chi dovesse accompagnarlo in questa prima traversata. Non solo per la retorica del Sanremo dell'amicizia che porta anche al giusto ricordo di Frizzi, ma perché Antonella Clerici e Gerry Scotti, pur nei pochi spazi a loro concessi in una prima serata dai ritmi serratissimi, erano tirati a lucido come raramente si erano visti.

Immagine

Se Clerici aveva già fatto l'esperienza di Sanremo più volte e anche da conduttrice in solitaria, e quindi la sua nonchalance non sorprende, questa serata ha rappresentato un omaggio a Gerry Scotti. Da anni era accostato al Festival, ma mai aveva calcato quel palcoscenico. Nelle maglie di questa serata dai ritmi serratissimi Gerry Scotti non è parso mai fuori posto, sereno con l'aplomb di chi è alla quinta serata anziché alla prima, spesso è stato lui a trainare il gruppo, in una staffetta equilibrata andata avanti per tutta la sera, che forse ha il limite fisiologico di concedere poco spazio ai momenti di intrattenimento.

Scotti non ha tradito se stesso. Sul palco ha portato una leggerezza e un senso dell'umorismo che hanno ricordato, a tratti, quell'approccio velatamente dissacrante e antiliturgico che fu di Raimondo Vianello nell'edizione di Sanremo del 1998 a lui affidata, bignami per capire cosa sia il sarcasmo. Se il parallelismo appare azzardato agli appassionati, pensatelo come un pretesto per immaginare che questa di Scotti non sia stata l'ultima volta all'Ariston. Ce ne potrebbe essere una prossima, magari di un Sanremo anomalo, fuori dagli schemi classici della Rai. Esattamente come lo era stato per Vianello, nel nome di una pax con Mediaset in funzione di un omaggio alla carriera di un gigante dello spettacolo. La caratura di Scotti, seppur per ragioni diverse, non è da meno.

Immagine
373 CONDIVISIONI
Immagine
"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views