Il lunghissimo karaoke dei duetti di Sanremo: il confine sottile tra la cover e la festa di piazza
Lo so, è vero, questa è la serata dei duetti, delle cover, per molti del trash. La serata cringe, delle rivisitazioni imbarazzanti, del prendere una canzone è nel migliore dei casi rifarla tale e quale, nel peggiore stravolgerla in peggio. È una costante anche di questa sera, ma è anche il motivo per cui ci piace. È vero, Sanremo è il Festival della canzone italiana, ma a un certo punto bisogna anche non sapersi prendere sul serio ed è il motivo per cui, alla fine, la tradizione continua sempre. È, ovviamente, anche il modo per aggirare la regola dei 70 anni, quelli indispensabili per esibirsi come ospiti, quest'anno.
C'è chi vive la cover come qualcosa da non toccare troppo, perdendo un po' il senso della serata e c'è chi prende l'idea di cover come stravolgimento totale, anzi appropriazione di quel pezzo di storia della musica italiana. E per quanto più rischioso è anche più divertente, più identitario (ma nel significato più laico del termine), regala anche al pubblico qualcosa in più, gli permette di essere più tanchant, vero, ma lo diverte anche di pu
E così possiamo vedere Eros Ramazzotti, Biagio Antonacci, Eduardo Bennato, ma anche le canzoni firmate da Zucchero. È un insalata mista, un minestrone in cui dentro c'è tutto. C'è una versione di Centro di gravità permanente, che da omaggio si traduce in disastro, ma c'è anche una versione di destinazione paradiso che parte (maluccio) Destinazione paradiso e si trasforma in non si sa cosa, una performance pazza che lo stesso Grignani, con Arisa che lo segue a ruota e ci sguazza, nonostante il direttore di Rai 1 Coletta. Lazza ed Emma portano una versione molto emozionante de "la fine", gli Articolo 31 omaggiano il loro bel viaggio, ma è con Elisa e Giorgia che si raggiunge il punto più alto.
Due grandi artiste, due voci incredibili e due repertori che meriterebbero un tour a parte e poi, perché no?, anche un bell'album live. Giorgia ed Elisa sono l'esempio di come questa serata possa regalare chicche, un po' come Marco Mengoni che rifa in maniera esemplare Let it be con il Kingdom Choir: una delizia per le orecchie o Rosa Chemical che fa una bella versione di America con tanto di inno al sesso, fino a Paola e Chiara che fanno ballare il pubblico con i loro successi. Insomma, questa serata va presa così, prendendosi le (non pochissime) cose fatte con criterio – che vincono, come dimostra Mengoni – e divertendosi nelle trashate totali. Ma va bene anche arrabbiandosi per le cose "distrutte". Sempre, però, tenendo a mente che è un grande e lunghissimo karaoke. E infatti non succede tanto altro (a parte il bel monologo di Francini andato in scena all'1.40). Per fortuna.