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Il Dopofestival di Sanremo è ancora vivo, lo fanno I Lunatici su Rai2

Scomparso dai radar da due edizioni, il Dopofestival di Sanremo non ci sarà nemmeno quest’anno. Solo ufficialmente, perché i nottambuli Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio potrebbero intestarsi la titolarità di quel racconto laterale indispensabile al Festival.
A cura di Andrea Parrella
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Amadeus lo ha detto forte e chiaro: niente Dopofestival, l'ho incluso nel Festival. Una motivazione per poter allungare la prima serata, la volontà di controllare e centralizzare il racconto del Festival, fatto sta che dal 2020 il racconto alternativo di Sanremo in seconda (terza, forse quarta) serata non c'è più. Almeno formalmente, perché quest'anno c'è uno spazio interessante al quale guardare, che è quello dei Lunatici. Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio da un anno circa non sono solo due voci, ma anche due volti per il pubblico di Rai2. Il loro programma, originariamente solo radiofonico, ha trovato sulla seconda rete un ampio spazio notturno, che in pochi mesi si è trasformato in un ritrovo per chi di notte non vuole e non può dormire.

Sono a Sanremo, in questo anno di mezzo in cui la pandemia sembra aver concesso una tregua, ma in cui non smettiamo di essere sul chi va là. E Arduini e Di Ciancio di notte staranno lì, fuori dall'Ariston, a raccontare il loro Sanremo. Continueranno a farlo per tutta la settimana e anche se non hanno la targhetta del Dopofestival, il loro spazio potrebbe diventare il luogo dell'altro Sanremo.

Breve storia del Dopofestival, nato nel 1992

I conduttori de I Lunatici raccolgono virtualmente un'eredità pesante, con una storia ultradecennale che ha origine nel 1992, esattamente 30 anni fa, quando il Festival di Sanremo cambiava in maniera radicale. La manifestazione veniva affidata, per la prima volta, interamente alla Rai, mentre alla conduzione tornava Pippo Baudo, che avrebbe dato il via ad una striscia lunga sei edizioni. La vera novità di quell'edizione del Festival è l'introduzione di un nuovo spazio laterale a Sanremo, ma parte integrante della kermesse: il Dopofestival. Adatto ai nottambuli e agli amanti di un racconto alternativo e in un certo senso più sbottonato della manifestazione, il primo Dopofestival viene affidato allo stesso Baudo, accompagnato da Sandro Ciotti, Luciano De Crescenzo, Nino Frassica, Gianni Ippoliti, Milly Carlucci, Brigitte Nielsen, Vincenzo Mollica e Alba Parietti.

Simona Ventura, poi Elio e le Storie Tese

L'appuntamento diventa un cult e, progressivamente, verrà affidato a volti alternativi ai conduttori del Festival. L'edizione con Simona Ventura, così come quella folle condotta da Elio e Le Storie Tese, si ricordano come i momenti più alti di un salotto che è diventato un luogo di analisi, approfondimenti, un dietro le quinte in cui si potesse dire tutto ciò che non si poteva dire all'Ariston.

Le ultime edizioni con Nicola Savino

L'appuntamento è stato altalenante negli ultimi anni, sia perché il dibattito laterale ha trovato spazio sui social, sia in virtù del progressivo allungarsi delle prime serate del Festival. L'ultimo a condurlo è stato Nicola Savino, trait d'union tra le edizioni di Baglioni e la prima di Amadeus, con un Dopofestival trasmesso solo su RaiPlay. Dalla scorsa edizione del 2021 il direttore artistico ha invece deciso di far prevalere, appunto, l'idea di un Festival che assorbe il Dopofestival.

Ma il Dopofestival, in fondo, è di chi se lo intesta, di chiunque riesca a rincorrere e acciuffare quella narrazione alternativa e non istituzionale che è fondamentale per un evento di tali proporzioni.

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