I voti alle canzoni di Sanremo 2025 per la prima serata, le pagelle: Lucio Corsi 8, Marcella Bella 2
![Lucio Corsi (Marco Alpozzi/LaPresse)](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/25/2025/02/Lucio-Corsi-Marco-AlpozziLaPresse-1200x675.jpg)
Non dobbiamo temere il giudizio dei posteri se diciamo che la qualità media delle canzoni in gara al 75esimo Festival di Sanremo è piuttosto bassa. Quello che abbiamo sentito e visto ieri sera è una collezione di tracce in gran parte indecise e confuse; che mescolano troppi spunti; che non sanno cosa vogliono dire e perché dovremmo ascoltare. Forse è l’orecchio di chi professionalmente ascolta 500 nuove tracce a settimana a parlare, forse è un’organica discesa dell’interesse, ma tante soluzioni musicali mostrate finora sono sembrate stanche: dance-pop che non spinge più; bridge che non portano da nessuna parte; orchestrazioni sovrabbondanti; scritture compresse dalle esigenze dei tempi del pop contemporaneo (e della TV). Prima del Festival si è parlato tanto del minuscolo pool di autori che compongono e scrivono per tutti quanti. Ma la perdita di biodiversità musicale è (come diceva il filosofo) dentro di te: nella scarsa curiosità di un artista; nel timore di fare fiasco e non raccogliere tutti gli stream possibili e immaginabili; nell’assuefazione del pubblico. Sarà proprio a seconda delle reazioni di quest’ultimo – quanto ascolterà e cosa – che capiremo dove andare a indagare “cosa fa funzionare” questo o quel brano: per ora, in questo modesto orecchio di critico e giornalista, funziona solo chi si distingue, ma forse per demerito altrui più che per meriti personali.
Gaia – Chiamo io chiami tu 3.5
Con la sua collocazione ossessiva di molteplici momenti memorabili (i famigerati hook), con il suo ritornello costruito sopra un’unità minima di senso (anche se più che senso, qui conta il suono), con la sua fantasia di fuga questa canzone sembra perfetta per dare inizio alla fine. Quante canzoni fatte così abbiamo sentito a Sanremo negli ultimi 3 anni? Tante, troppe. Non è questione di plagio (su questa parola andrebbe imposta una tassa all’inizio del Festival, e si risanerebbero le casse dello stato). È questione di conformismo: se Tuta Gold ha funzionato, se Due ha funzionato, se Il bene nel male ha funzionato, funzionerà anche questa? Forse è arrivato il momento in cui stavolta no, non funzionerà.
Francesco Gabbani – Viva la vita 4.5
La canzone ha un inizio che ricorda Easy dei Commodores. Ma poi prende un’altra strada. Peccato. Ma almeno così nessuno griderà al plagio – e per questo dobbiamo essergli grati, perché peggio delle polemiche sui plagi a Sanremo non c’è nulla. Gabbani scrive bene, e interpreta senza appesantire. Purtroppo manca un guizzo e la canzone resta un po’ sullo sfondo.
Rkomi – Il ritmo delle cose 3.5
Quante volte sentiremo canzoni dance/urban/pop quest’anno? Quelle canzoni che da un paio di edizioni spopolano? Che da Lazza a Madame abbiamo imparato a conoscere a memoria? Almeno una volta, di sicuro, ci rassicura Rkomi. Peccato che ricordi davvero tanto Il bene nel male:l’effetto déjà vu al terzo brano in gara fa male.
Noemi – Se t'innamori muori 3
La traiettoria che da Sono solo parole porta a qui passa da Blanco e Mahmood, co-autori di questo brano. Brividi era una torch-song, una serenata all’ultimo respiro, con una posta in gioco che si riassume esattamente nel titolo di questo brano. La coppia d’oro del 2022 non brilla più, perché qui non c’è nessun guizzo. Ammesso che ci sia mai stato.
Irama – Lentamente 5
Il pezzo richiede l’enfasi che Irama usa in modo didascalico. Non può non funzionare. Come Sanremo, che funziona anche quando non piace a nessuno. Too big to fail.
Coma_Cose – Cuoricini 7
Il sorteggio ci ha presentato un inizio di gara piuttosto pesante, quindi si accoglie con sollievo questo strano incastro di Baustelle e Ricchi e Poveri (nel 2023 la coppia aveva proprio cantato Sarà perché ti amo con il gruppo toscano!). Un pezzo esistenzialista e a tratti cinico (ma Cuoricinici è una canzone di un’altra band) che quindi risulta a suo modo il Musica leggerissima di questa edizione. Finalmente il pop che si ricorda di essere pop, e non solo sofferenza.
Simone Cristicchi – Quando sarai piccola 4
Ognuno potrà valutare il sentimento e il contenuto della canzone come meglio crede. Ma meritava una prova vocale migliore, più adatta alla discreta scrittura. Non stiamo al Teatro dell’Opera, e la pressione del Festival gioca brutti scherzi (Cristicchi non è mai stato nemmeno l’interprete più virtuoso). Però abbiamo anche le orecchie per usarle.
Marcella Bella – Pelle diamante 2
Un concentrato di luoghi comuni sulla resilienza delle donne della sua generazione. (Va detto che quella generazione non ha intenzione di schiodarsi da un sacco di posizioni, ma questo non c’entra.) Potresti aver letto il testo di Pelle diamante sul retro di una maglietta da mamma simpatica passivo-aggressiva. Ed era lì, forse, che sarebbe dovuto restare.
Achille Lauro – Incoscienti giovani 6.5
Dopo una lunga serie di pezzi a metà, fatti di spunti e hook, o di trovate a cui non seguono costruzioni, Lauro porta una canzone alla vecchia, con un discreto sviluppo logico e tematico, interpretato in modo convincente, come un divo del cinema muto catapultato nell’epoca dei social. Nella melodia c’è una certa reminiscenza di Notte prima degli esami (si parla di università, però, quindi la maturità almeno è stata presa), e in generale un’eco di Elton John che contribuisce al sentore fané del brano. Il futuro è nel passato?
Giorgia – La cura per me 3.5
Quasi tutti i luoghi comuni cattivelli sulla musica di Giorgia sono esagerazioni. Ma questa canzone ne realizza parecchi con una certa precisione: gli acuti arrivano senza costrutto, sospesi nel vuoto; i melismi sono gratuiti e interrompono il flusso sintattico. Se aggiungiamo un bridge poco brillante (nonostante – credo – una modulazione di tonalità), il pezzo non gira proprio. Non che questo cambierà le sue sorti, ovviamente.
Willie Peyote – Grazie ma no grazie 6
Esattamente come il messaggio del suo testo che prende posizione non prendendo posizione, così la musica di questo pezzo sceglie di non scegliere: il groove spinge, ma non va da nessuna parte; il ritornello è composto da due hook che sgomitano senza lasciare che l’inciso principale spicchi. Solo il carisma di Willie può tenere in piedi questo pezzo, ma basterà?
Rose Villain – Fuorilegge 4
Neanche stasera Rose Villain ha voglia di cantare una ballad dall’inizio alla fine, quindi all’improvviso sbuca un hook che non ha nessuna ragione di esistere. A parte rari casi (A Day In The Life, per esempio), comprimere due canzoni dentro una sola traccia non produce risultati esaltanti. Peccato, perché alla seconda partecipazione (e con una voce che arriva più salda e convincente) avrebbe avuto senso optare per una scelta precisa e univoca, anziché per un altro paghi-uno-prendi-due, come già fu Click, Boom.
Olly – Balorda nostalgia 6.5
La canzone è pane-e-salame, probabilmente non indimenticabile, ma Olly la interpreta proprio per quello che è: una cosa che si consuma per una settimana (magari anche fino alla fine dell’anno, vedremo); certamente ruffiana, ma priva di pretese di essere quello che non è. Andava interpretata così, sporca. E lui l’ha fatto.
Elodie – Dimenticarsi alle 7 4.5
C’era una volta la Elodie di Andromeda, che si era reinventata come popstar sensuale e divertente; che si mangiava il palco e proiettava dalle pupille una voglia di vita, anche in mezzo alle sfighe. Quella Elodie non era presente sul palco, e nonostante un timido beat elettronico la sua canzone è priva di strappi e di spasso. Ok, non è che si può sempre sorridere. Ma, mentre la musica decide se essere euforica o tragica, noi restiamo qui con tanta confusione.
Shablo feat Guè, Joshua e Tormento – La mia parola 5.5
Shablo e compagnia ci ricordano che davvero l’hip-hop ha più di 50 anni di età. Una canzone composta di buzz word, spesso senza senso (“street song” è un neologismo italico degno di “smart working”), con un unico obiettivo: suonare datata. Tra il beat alla vecchia e gli scratch alla vecchia, nulla della sua musica ricorda il rap che si è fatto largo nel mercato mainstream nostrano – del quale almeno due dei protagonisti sarebbero responsabili. Piacerà ai nostalgici e ai puristi, perché in mezzo a tanti rapper travestiti da popstar questa è una canzone rap da capo a coda. Peccato che sia di un altro decennio.
Massimo Ranieri – Tra le mani un cuore 6.5
Non è la canzone migliore della carriera di Ranieri, su questo non ci piove. Ma è una canzone che fa tutto quel che deve fare, senza pretendere nulla di più. Per interpretarla serve una maschera di dolore ed energia immane: Ranieri ha quella maschera, da sempre.
Tony Effe – Damme ‘na mano 4.5
Al netto di polemiche, hype, gossip e altre distrazioni, Tony Effe è un MC più che discreto, che con il suo savoir faire intorpidito e distante fa funzionare il suo rap. Peccato che questa non sia una canzone rap (la strofa è più un parlato, direi). Composizione e scrittura meritavano una voce che inchioda l’ascoltatore sulla sedia, una voce alla Califano. Tony Effe non ce l’ha.
Serena Brancale – Anema e core 6
Un po’ di energia, finalmente. La canzone che ci vergogneremo di aver ballato, a posteriori. Ma dentro la bolla del Festival, specie con tante lagne in circolazione, questo parteno-pop sfrontato e divertito sembra un miracolo.
Brunori Sas – L'albero delle noci 7
Le canzoni attuali, specie quelle che partecipano a competizioni musicali regolate dai tempi della TV, hanno spazi strettissimi. Questi spazi fanno molto male alla scrittura di questo brano. L’albero delle noci avrebbe avuto bisogno di una sezione in più tra la strofa e il ritornello, o forse una pausa, o forse un raddoppio del pre-ritornello: insomma, qualcosa che facesse spiccare di più l’inciso, che è bello ma risulta stritolato tra le parti, tanto da sfuggire alla memoria. Bella ma incompleta
Modà – Non ti dimentico 5
I Modà fanno i Modà, con il rock-melò che una vita fa portò molta fortuna a Kekko Silvestre. Non siamo ancora in tempo per le rivalutazioni critiche, per carità. Però, in uno scenario pop dove le canzoni si assomigliano tutte, perfino un acuto ruggente può sembrare un interessante diversivo.
Clara – Febbre 3
Ti ricordi quando Clara era una delle fresche novità dell’edizione 2024? Un anno dopo, la sua proposta dance pop è già invecchiata male.
Lucio Corsi – Volevo essere un duro 8
Chi conosce Lucio Corsi sa bene che questo è esattamente quello che dà, musicalmente ed esteticamente: una versione magicamente ibridata con Ivan Graziani del glam rock che poteva passare settimanalmente da Top Of The Pops alla metà degli anni ‘70 in Regno Unito. Chi non lo conosceva, oggi lo sa. E sa che la sua musica orgogliosamente inattuale ha la capacità di guardarti dentro: il suo testo è senza dubbio quello che più di tutti srotola concetti, ma ben lungi da un banale temino (“medaglia d’oro di sputo”? solo questo varrebbe un premio). Certo, un pubblico abituato alla “autenticità”, la più preziosa moneta nel marketing musicale odierno, potrebbe rimanere spiazzato da questo piccolo alieno toscano: la sua faccia imbiancata alla Pierrot, il suo costume tra lo starman di Bowie e la farfalla di Mercury, potrebbero turbare chi avesse dimenticato Renato Zero. E un ascoltatore costantemente preso per il naso da un songwriting furbetto potrebbe restare smarrito davanti a una canzone fatta a forma di canzone, con strofe, ritornelli e bridge (e un assolo di chitarra!) che si intrecciano per bene, con il giusto respiro di pieni e vuoti per far apprezzare il testo. Meno male che Lucio canta e si esibisce in modo impeccabile, perché all’Ariston conta molto anche questo. Unico.
Fedez – Battito 6
Gran parte di noi associa la musica di Fedez a una versione molto edulcorata del rap, che prestandosi al pop non ha frequentato troppo spesso l’MCing contemporaneo. Pur con Guè e Rkomi in gara, la canzone più rap contemporanea del Festival, cioè che non suoni come un throwback nostalgico dentro una serie di buzz word, o come un pezzo da club buttato via, è proprio questa. Sempre di pop melodico si parla, ma è claustrofobico, pompato e privo di speranza come piace oggi. Non è la prima volta che l’artista si mette a nudo – come usa dire – anzi è proprio una sua carta vincente. Quindi la canzone ci dà qualcosa di familiare e qualcosa di nuovo (combinazione perfetta), in una confezione tragica che – spesso – ha la meglio all’Ariston. E se trionfasse, ma non per merito del gossip?
Bresh – La tana del granchio 5
Bello spunto lirico, bel carisma, bel sorriso. Le pennate di chitarra potrebbero illuderti che si tratti di una rivisitazione del concittadino De André, ma lo scoppio del ritornello ci ricorda che siamo in questa strana parte del 21esimo secolo dove, senza enfasi, non si va da nessuna parte, e tutti i refrain finiscono per assomigliare a una canzone di Ed Sheeran ascoltata distrattamente.
Sarah Toscano – Amarcord 2.5
Se in un testo infili tante parole che finiscono in consonante (Amarcord, Piaf) devi scandire bene. Altrimenti, l’effetto è che ti stia mancando il fiato. E dato che la canzone musicalmente non è stimolante, ma anzi sa un po’ di vecchio (come nel caso di Clara), almeno ci si aspettava qualcosa nella topline. Invece no.
Joan Thiele – Eco 7
Con una cadenza che ha qualcosa di Back To Black, un bridge immobile e un “bang bang” gratuito per l’effetto potrebbe sembrare – sulla carta – che questo pezzo non funzioni, o sia poco originale. Invece, grazie anche a un arrangiamento che ricorda le produzioni di Leon Michels (andatevi a cercare Emanuele Triglia, orecchio sopraffino) e a un ingegnoso incastro di incisi melodici che si appiccica alle orecchie, questa canzone underdog suona più accattivante di tutte le formule segrete dei soliti cinque autori. Curiosamente, uno di quei pochi cognomi che firmano tutto quanto è proprio qui (Federica Abbate): perché la questione non è soltanto di firme, ma di intenzioni dell’artista. Joan Thiele ha costruito un percorso facendo scelte personali, anziché imitare le canzoni di successo, e così ieri sera ha giganteggiato.
Rocco Hunt – Mille vote ancora 5.5
Grande energia in una canzone che si dice da sola che vuole essere suonata “mille volte ancora”. In un Festival pieno di canzoni dance che in realtà ti vogliono deprimere, questo tipo di intenzione è ammirevole. Ma forse non basta.
Francesca Michielin – Fango in paradiso 7
Il post-ritornello (la parte in cui viene detto il titolo della canzone), con l’arrangiamento che si spegne e lascia la voce e il pianoforte, mi convince che premuta sotto gli archi e il beat poco energetico stia scalciando una canzone ineccepibile. La prova? Il bridge, che è il più dinamico di tutto il Festival – per quanto schiacciato anch’esso nei limiti temporali ristretti delle canzoni di oggi.
The Kolors – Tu con chi fai l'amore 5.75
A volte un testo e una composizione funzionerebbero da sole, ma non vanno d’accordo insieme: è un po’ il caso di questa terza partecipazione della band di Stash. Idee liriche di assoluto genio (“mi piaci un minimo”, che understatement geniale, c’è da chiedersi se sia questo un contributo di Calcutta), devono convivere con una musica bombastica che le seppellisce. Ascoltata distrattamente, come fosse una traccia solo da ballare, ha poco da invidiare a Italodisco; valutata nel suo contesto, non esprime il suo potenziale.
![Perché Rose Villain ha scelto il rosso per la prima serata: "Non lo avevo mai messo"](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/33/2025/02/rose-villain-vestito-rosso-sanremo-300x169.jpg)
![Cosa indossa Bianca Balti a Sanremo: il look della conferenza con completo oversize](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/33/2025/02/BIANCA-BALTI-LOOK-ARRIVO-SANREMO-CONFERENZA-STAMPA-SECONDA-SERATA-300x169.jpg)
![I look di Cristiano Malgioglio: "Cinque cambi, due li ho disegnati io"](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/33/2025/02/look-malgioglio-sanremo-300x169.jpg)
![Cosa c'è scritto sull'anello di Achille Lauro: il dettaglio nascosto nel look per Sanremo](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/33/2025/02/achille-lauro-festival-di-sanremo-2025-anello-achille-lauro-anello-significato-300x169.jpg)
![Il significato degli anelli da 70 mila euro di Elodie](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/33/2025/02/elodie-gioielli-anelli-300x169.jpg)