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Bella stronza di Marco Masini è ancora più potente oggi. Negli anni Novanta l'abbiamo cantata tutti. E non ce ne vergogniamo. È una canzone che, a differenza di quanto si pensi, ha resistito al tempo, ai cambiamenti culturali, agli sdegni di circostanza, perché non ha perso un grammo della sua forza espressiva. Perché è l'esatta fotografia di un amore disperato. Come quello cantato da Nada, tra fanatici in pelle che la scrutano senza poesia, quello di Marco Masini non è un brano che incita alla violenza, né un brano misogino. È uno sfogo, un grido rabbioso di chi soffre per amore.
La differenza tra questo e certi pezzi di oggi – quasi tutti dal mondo della trap – che normalizzano relazioni tossiche o giochi di potere tra i sessi sta tutta nell'intenzione. Bella stronza non è un inno all'umiliazione della donna, ma un ritratto schietto e crudele del dolore amoroso, senza filtri e senza ipocrisie. Perché dobbiamo avere paura di ascoltarla? Perché si teme che qualcuno possa usarla per attaccare la propria ex sui social? Chi è, qui, che confonde i piani e i tempi? Perché c'è bisogno di collegarla alle vicende private di Fedez (come fa notare anche Francesco Raiola qui)? Il problema è chi strumentalizza la canzone e il testo, non la canzone in sé. Oggi non siamo più quelli degli anni Novanta, è vero. Abbiamo, per questo, i tool adatti per capirlo.
L'ipocrisia del "lasciamola dov'era"
L'argomento del "lasciamola dov'era" è la solita tiritera che in Italia usiamo per nascondere il passato. Ma Bella Stronza non è un piatto di pennette panna e prosciutto cotto, ricetta sparita dalle tavole da quando siamo diventati tutti gourmet. Bella stronza era giusta negli anni Novanta ed è giusta adesso, perché il sentimento che racconta è universale e non ha scadenza. Chi oggi la critica, negli anni Novanta o non c'era nato, ma se c'era nato la cantava senza problemi. Eppure, nessuno all'epoca si è sentito autorizzato a chiamare "stronza" una ragazza a causa della canzone. Perché, a meno di non credere che il pubblico sia fatto di automi privi di coscienza critica, non è una canzone a determinare i comportamenti delle persone.
L'ombra del riadattamento
È possibile che Bella Stronza, nel duetto tra Marco Masini e Fedez, subisca qualche modifica nel testo o nell'interpretazione. Non sarebbe la prima volta che una canzone viene aggiornata per evitare fraintendimenti o per inserirsi meglio nel contesto attuale. Ma questo, ci auguriamo non significhi snaturarla. Se ci sarà un riadattamento, dovrà essere fatto con rispetto, mantenendo l’anima della canzone e senza piegarsi a revisionismi che ne cancellerebbero la potenza emotiva. Sarebbe un peccato se la paura della polemica soffocasse la libertà artistica.
Masini e Fedez, un duetto che fa bene al Festival
Che Marco Masini sia un autore sensibile e raffinato è indiscutibile. E che Fedez sia sopra le righe lo sappiamo. Ma non si può pretendere che la musica eviti di toccare certi temi per paura di qualche meme su TikTok. Il Festival di Sanremo è sempre stato anche teatro di canzoni controverse, anche insospettabilmente controverse (pensiamo a Tenco, pensiamo a Rino Gaetano, pensiamo ad Anna Oxa, pensiamo a L'amore rubato di Luca Barbarossa). Tutto questo non ci ha mai impedito di riconoscere il valore artistico di un brano. Chi oggi si scandalizza per Bella stronza forse dovrebbe rileggere il testo con meno pregiudizi e più onestà. Perché l’arte non deve chiedere permesso, né temere il contesto. Deve solo palesarsi, esprimersi. Lasciateglielo fare.
Ma se Dio ti ha fatto bella più del sole e della luna
Perché non scappiamo insieme
Non lo senti questo mondo
Come puzza?
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