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Opinioni

È Antonio Caprarica l’anti Orsini della Tv, sono bastati due video virali

In pochi giorni Antonio Caprarica trova il suo posizionamento nello scacchiere degli ospiti grazie a due frammenti che hanno fermato il flusso perpetuo della Tv.
A cura di Andrea Parrella
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La guerra in Ucraina ha cambiato le nostre vite? Probabilmente no (forse non ancora, forse non per tutti), ma ha di certo influito sensibilmente sui temi che dominano le nostre discussioni quotidiane. È successo lo stesso per la televisione, chiamata a una repentina conversione di argomentazioni e modalità d'approccio per accogliere l'enorme flusso di informazioni e opinioni su quanto accade in Ucraina da più di un mese e mezzo.

Nel flusso perpetuo della Tv giornaliera si stagliano alcune figure, che fermano l'orologio televisivo con interventi e uscite con cui si elevano a protagonisti del dibattito. Come è successo ad Antonio Caprarica, negli ultimi giorni protagonista di due frammenti televisivi diversi che lo vedono prendere una posizione ferma sulla guerra, prima contro la filosofa Donatella Di Cesare a Cartabianca, poi contro il giornalista russo Soloviev a Dritto e Rovescio.

In un intervallo di poche ore Caprarica si fa paradigma dell'ospite-opinionista perfetto, arrampicandosi sulle vette dei trend giornalieri grazie a un identico approccio con due interlocutori diversi. Ci riesce perché ha il merito di rompere il generale clima di indulgenza nei confronti della "versione russa" della guerra, dettato dalla normalizzazione del dibattito polarizzato, in cui la discussa necessità di due tesi opposte impone tacitamente l'accoglienza di ogni posizione, si tratti di una tendenza di pensiero, di dubbi sulle immagini di Bucha, o di negazionismo propagandistico dipende semplicemente dallo stile specifico del talk. Caprarica, con il proverbiale aplomb che lo ha caratterizzato negli anni da inviato all'estero, si infila in questo piccolo spazio e si fa paladino di una presa di posizione che rischiava di rimanere nascosta sotto la coltre del "dobbiamo ascoltare le ragioni di tutti".

Con questo processo si raggiungono due obiettivi, perché se da una parte il giornalista o opinionista di turno, nel caso specifico Caprarica, trova il suo posizionamento nello scacchiere del mercato degli ospiti, dall'altra è il talk show che lo ha invitato a beneficiarne, dato che la presenza di personaggi e posizioni come quella di Caprarica è antidoto e al tempo stesso legittimazione della presenza di posizioni estreme opposte, ben oltre i confini del controverso, che tanto c'è Caprarica a bilanciare. Nel frattempo lo spettatore è accontentato e Twitter, il giorno dopo, avrà un nuovo video da condividere.

In una sintesi giornalistica necessaria per rendere il concetto, Caprarica diventa così l'anti-Orsini della Tv in sole due mosse. Non perché le sue posizioni siano espressamente in contrasto con quelle del dibattuto docente della LUISS, ma perché in una lotta di polarizzazione che vede Alessandro Orsini alfiere e simbolo della narrazione alternativa all'atlantismo, Caprarica si fa portatore dello schieramento opposto.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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