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Festival di Sanremo 2022

Blanco che si toglie il mantello è finalmente il Sanremo della musica, tutto il resto è contorno

È di una tenerezza disarmante quando, ancora ubriaco di emozione, dice ad Ama: “Il mantello dovevo togliermelo prima, cioè dopo, ma mi dava fastidio”. Blanco ha il potere della dualità, è fanciullesco e consapevole. Tradisce l’esaltazione con una linguaccia, ma poi esplode in una potenza vocale visibile nel suo corpo che trema, in tensione. È il Festival di cui avevamo bisogno.
A cura di Giulia Turco
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(Blanco e Mahmood, Sanremo 2022. Foto La Presse).
(Blanco e Mahmood, Sanremo 2022. Foto La Presse).
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Blanco e Mahmood ci lasciano coi Brividi dopo la prima serata di questo Sanremo. Le aspettative erano alte, considerando che il debutto all'Ariston del 18enne bresciano era forse la performance più attesa del Festival. Amadeus capta perfettamente il potenziale di una figura come lui su quel palco e l'obiettivo è chiaro: centrare ancora una volta il Festival su un target giovane, con un artista da alta rotazione su Spotify. Riccardo Fabbriconi lo sa, eppure affronta la platea stra colma dell'Ariston come se non avesse affatto questo carico sulle spalle, con la leggerezza dei suoi 18 anni, quella che gli consente un'esibizione da capogiro.

Fa tremare il piccolo incidente a pochi secondi dall'inizio, quando a Blanco scivola il mantello di Valentino ed è Amadeus che, con fare paterno, glielo rimette sulle spalle. Eppure l'artista non sembra lasciarsi turbare anzi, appena parte il brano se lo toglie di proposito ancora una volta e lo lascia cadere a terra, fregandosene di ciò che era stato previsto e del brand da mettere ben in vista. Perché Blanco vuole solo cantare e godersi il momento. È finalmente il Festival dei cantanti, il Festival della musica e tutto il resto è finalmente solo di contorno.

(Blanco e Amadeus, Sanremo 2022. Foto La Presse).
(Blanco e Amadeus, Sanremo 2022. Foto La Presse).

È di una tenerezza disarmante quando alla fine, ancora ubriaco di emozione, si rivolge ad Ama: "Il mantello dovevo togliermelo prima, cioè dopo, ma mi dava fastidio", quasi a volersi giustificare. Un bimbo infastidito da quell'abito da cerimonia che non voleva mettere, perché gli prude e gli sta stretto. Blanco ha il potere della dualità, è fanciullesco e consapevole al contempo. Tradisce l'esaltazione con una linguaccia, stesso gesto iconico dei Maneskin, imitato anche da Amadeus e Fiorello. Sono i ragazzi a scandire i canoni. Ma quando si tratta di esibirsi esplode in una potenza vocale visibile nel suo corpo che trema, in tensione, sotto la camicetta trasparente.

Forse avremmo voluto sentire più Blanco in questo brano, che a mio parere sa molto di Mahmood, del quale già conosciamo il valore. Eppure l'equilibrio un po' sballato trova un senso nella complicità che i due hanno sul palco. Nella volontà del vincitore del Festival 2019 di prendere per mano e portarlo con sé. Nei loro sguardi incollati, nel supporto che si danno cantando costantemente col labiale le strofe dell'altro, nell'impeto di Blanco che gli afferra la giacca, nell'abbraccio finale. Ho visto una storia di amore, di rabbia, di lotta e risoluzione. Mi ha ricordato il "fratello immaginario" che Blanco canta in Blu Celeste.

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Giornalista professionista, bolognese classe 1994. Dopo il Master in Giornalismo, approdo nella redazione romana del Tg5. A Milano svolgo l'attività di reporter per l'agenzia video Alanews, mentre a Napoli entro a far parte della redazione di Fanpage.it, dove dal 2019 mi occupo di Spettacolo, seguendo le sfide dell'intrattenimento dalla tv alle nuove piattaforme digitali.
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