“All’Eurovision vietate bandiere della Palestina”: cosa sappiamo della decisione
All'Eurovision Song Contest 2024, che inizierà martedì 7 maggio a Malmo, in Svezia, non sarà possibile portare bandiere palestinesi. Secondo quanto riferisce il quotidiano svedese Goteborgs Posten, al festival sarà vietato "qualsiasi oggetto possa disturbare il successo dell'evento". Non è la prima volta che nel contest viene posto un veto del genere, tra le limitazioni più stringenti c'è quella sulla politica, che non deve essere evocata né tramite i pezzi proposti dagli artisti né tramite le loro performance. Sulla vicenda è intervenuto anche Claudio Fasulo, vice responsabile del Prime Time Rai. "La questione delle bandiere ha a che fare con il regolamento – spiega Fasulo – Cioè, è normale in quanto scritto nel regolamento da decine di anni che le bandiere che possono essere esposte nell'arena durante lo show siano esclusivamente le bandiere delle Nazioni partecipanti".
"Ammesse solo bandiere dei Paesi partecipanti all'evento"
L'Unione Europea di radiodiffusione (Ebu), che organizza l'Eurovision a Malmo, ha chiarito che saranno permesse esclusivamente le bandiere dei Paesi partecipanti al festival. Gli organizzatori hanno specificato che verrà bandito "qualsiasi oggetto che possa disturbare il successo dell'evento". Il timore per la 68esima edizione della kermesse canora è che le attenzioni vengano rivolte verso le proteste per la situazione in Medio Oriente. Durante la settimana dell'Eurovision, infatti, saranno previste manifestazioni a Malmo contro la guerra. Claudio Fasulo chiarisce che il veto posto dall'Eurovision sulle bandiere: "Fa parte di ciò che era programmato e pianificato e quindi non possono essere fatte eccezioni". Nel regolamento, infatti, è scritto chiaramente che sono vietate bandiere "locali, regionali, contenenti messaggi commerciali, religiosi o con dichiarazioni in lingua diversa dall'inglese, discriminatorie o offensive".
Israele partecipa all'Eurovision, Ebu: "È evento apolitico"
Qualche mese fa, a far discutere era stata la decisione di far partecipare Israele all'Eurovision. Contro questa scelta avevano protestato 1500 artisti finlandesi e islandesi, che avevano sottoscritto una lettera con cui si chiedeva l'esclusione del Paese: "Non è in accordo con i nostri valori che ad un Paese che commette crimini di guerra e continua un’occupazione militare venga dato un palco pubblico per lucidare la propria immagine in nome della musica". L'Ebu, tuttavia, aveva specificato come Kan, il servizio pubblico israeliano, rispettasse tutti i criteri necessari per prendere parte alla manifestazione. Una scelta che aveva portato al paragone con la Russia, che nel 2022 venne esclusa con dall'Eurovision. La replica di Noel Curran, direttore generale di Ebu, era stata: "Non spetta a noi comparare due guerre differenti. Nel caso della Russia, l'emittente stessa era stata sospesa da EBU a causa del continuo venir meno agli obblighi della membership e alle violazioni dei valori del servizio pubblico".
Controversie politiche all'Eurovision: dagli Hatari a Madonna
Nonostante l'apoliticità sia il valore fondante del contest, negli anni le controversie politiche sono entrate a gamba tesa all'Eurovision. Un caso emblematico è quello risalente all'edizione del 2019, quando Madonna e la band islandese degli Hatari finirono al centro delle polemiche. Durante l'esibizione della pop star due ballerini, uno con la bandiera israeliana e uno con la bandiera palestinese, si abbracciarono. Gli Hatari, invece, durante l'annuncio dei punti del televoto mostrarono delle sciarpe palestinesi, ricevendo fischi e contestazioni da parte del pubblico. Poco dopo il gesto, era arrivata una nota dagli organizzatori: "L'Eurovision Song Contest è un evento non politico e questo contraddice direttamente le regole del Concorso. I banner sono stati rimossi rapidamente e le conseguenze di questa azione saranno discusse dal Gruppo di riferimento dopo il Concorso".