Alfa a Sanremo 2024: “Mi diedero del raccomandato, ma io vengo dalla cameretta”
Alfa, nome d'arte di Andrea De Filippi, arriva al Festival di Sanremo 2024 con il brano Vai!. Si tratta dell'esordio al Festival di Sanremo per il cantante ligure, con un brano scritto insieme a M. A. Jackson e I. B. Scott. Solo l'anno scorso, Alfa non aveva potuto partecipare alla finale di Sanremo Giovani per un problema di salute, togliendogli la possibilità di seguire il suo sogno per arrivare sul palco dell'Ariston. L'orchestra durante la sua esibizione sarà diretta dal maestro Valeriano Chiaravalle. Qui l'intervista ad Alfa.
Come nasce Vai!?
La canzone che porto al Festival si chiamava Sì, perché effettivamente, dopo lo stop dell'anno scorso di Sanremo Giovani, che per me è stato decisamente traumatico, abbiamo deciso di andare a testa bassa avanti. Abbiamo fatto uscire un sacco di canzoni, tra cui Bellissimissima, abbiamo fatto più di 50 concerti: effettivamente non ci siamo mai fermati. Secondo me questa cosa è stata premiata da Amadeus che ci ha scelto addirittura nei big anziché passare dai giovani.
Qual è il tuo rapporto con il Festival di Sanremo?
Già quando annunciarono Sanremo Giovani mi diedero del raccomandato perché avevo già dei numeri abbastanza importanti per fare Sanremo Giovani. Quella cosa mi pesò molto, infatti anche quest'anno io di Sanremo, fino a quando non ha fatto il mio nome, ho voluto saperne pochissimo.
Come descriveresti Vai!?
Vai è una canzone in cassa dritta, molto motivazionale, molto energetica. Parla di questo mio motto: "Io non so dove sto andando, questa cosa mi fa molta paura, mi causa anche molta ansia, ma effettivamente stare fermi non è un'opzione". Io decido di andare, anche se non so dove, perché da qualche parte finirò. Per questo il destino te lo crei soltanto tu. Effettivamente io vengo dalla cameretta, non ho mai fatto un talent.
Cosa pensi cambi?
Secondo me sei fai un talent, metti in conto la possibilità di successo. No, io caricavo le mie canzoni su YouTube e con un'ingenuità incredibile non avevo idea di quante persone potessi raggiungere effettivamente. Quindi io il successo l'ho cercato, ma volevo fare il cantante come si vuole fare il calciatore, l'astronauta. Quei lavori che dici, figurati se mi succede. Però forse questo continuo andare, questo continuo movimento, questo flusso nonostante tutto, è stato in qualche modo premiato dalle persone.
C'è qualcosa che ti spaventa?
Io non riesco a immaginare 10.000 persone a cantare una mia canzone: è qualcosa di talmente forte che non riesco a vederlo ancora. Però, per esempio il Forum, che è il primo di questo tour dei palazzetti, è sold out a prescindere da Sanremo: questa cosa mi inorgoglisce molto perché ho la fortuna di essere una persona normale. Io esalto la mia normalità, io racconto l'amore perché è ciò che rende straordinario l'ordinario. Non ho meno diritto di scrivere canzoni di uno che magari ha un passato di strada. D'altra parte con lui condivido il valore della rivalsa sociale.
Perché?
Non l'ho mai nascosto. Sono stato bullizzato, ero molto timido, ero molto grasso, ero veramente lasciato da parte, mi sentivo sullo sfondo. Senza avere storie di criminalità, Però condivido quel desiderio di voler arrivare da qualche parte, non voglio più sentirmi sullo sfondo. Voglio essere protagonista almeno della mia vita.
E invece il tuo nuovo album?
Un nuovo album con un titolo molto lungo. Mi rendo conto che Non so chi ha creato il mondo, ma so che era innamorato è un po difficile, però in effetti è la sensazione che ho provato quando ho scritto questo disco. Racconta un amore non autobiografico perché io oggi sono innamorato dell'amore più che di una persona in particolare. Però mi è capitato più volte di camminare per strada e vedere cose che mi hanno fatto capire quanto era bello quel sentimento. Mi sono sentito collegato con l'amore. Come quando vedi una coppia che si bacia per strada, un nonno che accompagna un nipote a scuola, un bel tramonto sul mare di Genova. Insomma, ci sono tante cose che quando le vedi ti fanno sentire connesso con un sentimento, anche se effettivamente non lo stai provando tu. E quindi tutte quelle sensazioni, ho cercato di raccontarle in questo disco.
C'è qualcosa che ti ha aiutato?
Leggere un sacco di libri e vedere un sacco di film, origliando le conversazioni in metro, le telefonate che sentivo per esempio in treno dal mio vicino di bar. Quindi è più un amore come osservatore, perché a 23 anni, con un amore autobiografico, le mie esperienze ce l'ho però non sarebbe all'altezza di un titolo che per me è molto importante, quasi biblico.
Intervista di Francesco Raiola