Ad Antonio Capuano il David Speciale 2022: “Ha saputo ritrarre Napoli e le sue ferite aperte”
Ad Antonio Capuano il David Speciale 2022 che verrà consegnato durante la serata dei David di Donatello del 3 maggio, in diretta su RAI 1 dagli studi di Cinecittà con la conduzione di Carlo Conti affiancato da Drusilla Foer. I motivi sono stati spiegati da Piera Detassis, Presidente e Direttrice Artistica dei Premi David di Donatello, in accordo con il Consiglio Direttivo composto da Francesco Rutelli, Carlo Fontana, Nicola Borrelli, Francesca Cima, Edoardo De Angelis, Domenico Dinoia, Valeria Golino, Giancarlo Leone, Luigi Lonigro, Mario Lorini e Francesco Ranieri Martinotti.
Il cinema di Antonio Capuano, celebrato anche nel film È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino, è allo stesso tempo irriducibile e intriso di poesia e immaginazione, di resistenza sociale, di immagini straordinarie, di memoria e utopia come dimostra la sua opera più recente Il buco in testa. Da Vito e gli altri a Pianese Nunzio 14 anni a maggio fino a La guerra di Mario che regalò il David per la migliore attrice a Valeria Golino, Capuano, da sempre estraneo ai giochi industriali, vero outsider, sceneggiatore, regista, scenografo e pittore, ha saputo ritrarre Napoli e le ferite aperte di tutte quelle vite, ragazzi specialmente, in una terra travagliata quanto magica. In lui la realtà brucia, la cinepresa sublima. Un David Speciale, per un cinema davvero speciale e fuori norma.
Vita e opere di Antonio Capuano
Antonio Capuano ha fatto parlare di sé sin dal suo esordio alla regia con Vito e gli altri, vincitore della Settimana Internazionale della Critica alla Mostra di Venezia nel 1992. Film come Pianese Nunzio 14 anni a maggio (1996), La guerra di Mario (2005) e L’amore buio (2010), gli hanno consentito di raccontare l’infanzia e l’adolescenza ma anche la violenza, la bellezza e l’unicità delle storie che animano la città di Napoli e i suoi personaggi.
Con Paolo Sorrentino, che al tempo lo prese a ispirazione per l'attaccamento viscerale e senza filtri al mezzo cinematografico, scrisse il film a episodi Polvere di Napoli (1998), poi Luna rossa (2001) puntò a far emergere le gerarchie e i riti di una famiglia di camorristi e infine Bagnoli Jungle focalizzato sul degrado sociale e ambientale attorno alle rovine del noto complesso siderurgico. Nel 2020, con Il buco in testa, il regista rilegge gli anni di piombo attraverso gli occhi di una quarantenne, figlia di un vice brigadiere ucciso dagli autonomi nel 1977.