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Morte Sophie Nyweide: “Si è curata da sola”, poi la richiesta di donazione per le vittime di violenza sessuale

Sophie Nyweide, giovane attrice, è morta a soli 24 anni. Le cause della morte non sono state rese note, ma nel necrologio si parla di “traumi” e “senso di vergogna” che sarebbero stati difficili da sopportare. La richiesta finale: “Invece di regali o fiori, si prega di fare una donazione a RAINN in nome di Sophie”. RAINN lavora per sostenere le vittime di violenza sessuale e creare un mondo libero dagli abusi.
A cura di Eleonora D'Amore
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Sophie Nyweide, giovane attrice dei film Noah, Mammoth e An Invisible Sign è morta a soli 24 anni. Le cause della morte non sono state rese note, ma la famiglia ha raccontato la sua breve vita in un necrologio online, nel quale è entrata nello specifico di "traumi" e "senso di vergogna" che sarebbero stati difficili da sopportare. La richiesta finale è indicativa di una situazione personale molto delicata: "Invece di regali o fiori, si prega di fare una donazione a RAINN in nome di Sophie". RAINN lavora instancabilmente per sostenere le vittime di violenza sessuale, lottare per la giustizia e creare un mondo libero dagli abusi.

Il desiderio di diventare attrice: "Sembrava più felice sul set"

Nata l'8 luglio 2000 a Burlington, nel Vermont, il suo desiderio di diventare attrice è nato guardando i film al cinema Village Picture Shows di Manchester, ora chiuso, che sua madre, Shelly Gibson, ex attrice, aveva acquistato nel 2003. La famiglia, nel necrologio sopra citato, parla proprio di questo desiderio maturato sin da piccola: "Sognava (o meglio, pretendeva!) di diventare un'attrice e lo ha fatto anche con una facilità che ci ha tutti meravigliati. Sembrava più felice sul set di un film, nel diventare qualcun altro. Era un posto sicuro per lei e traeva piacere dal cast e dalla troupe che nutrivano il suo talento e il suo benessere".

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La famiglia: "Si è curata da sola, non abbiamo fatto abbastanza"

"Sophie era una ragazza gentile e fiduciosa", continuano, descrivendo il profondo trauma che l'avrebbe condotta alla morte, "Scriveva e disegnava voracemente, e molta di questa arte raffigura la profondità che aveva e rappresenta anche il dolore che ha sofferto. Molti dei suoi scritti e delle sue opere d'arte sono mappe delle sue lotte e dei suoi traumi. Anche con queste mappe piene di indicazioni, le diagnosi e le sue stesse rivelazioni, le persone più vicine a lei, oltre a terapeuti, agenti delle forze dell'ordine e altre persone che hanno cercato di aiutarla sono affranti dal fatto che i loro sforzi non siano riusciti a salvarla dal suo destino. Si è curata da sola per affrontare tutti i traumi e la vergogna che si portava dentro, e questo l'ha portata alla morte. Ha ripetuto più volte che ‘se la sarebbe cavata da sola' ed è stata costretta a rifiutare le cure che avrebbero potuto salvarle la vita".

La chiusura amara, piena della consapevolezza di non aver fatto abbastanza per poterla salvare: "Sophie. Una vita finita troppo presto. Che non sia vana. Perché tutti possiamo imparare dalla sua breve vita terrena e fare meglio. Sì, dobbiamo tutti proteggere i nostri figli e fare meglio". Le indagini sono in corso e l'autopsia sul corpo di Sophie rivelerà molto altro. Il corpo è stato trovato in una baracca vicino un fiume, con lei quando è morta pare ci fossero altre persone.

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