Roberto Bolle: “Torno in Rai con Viva la danza. Per un ballerino il dolore è una costante”

Il 26 marzo Roberto Bolle compirà 50 anni, un'età importante che quasi non corrisponde all'immagine che di lui continua a dare nel mondo, quella bellezza eterea, la classe e la leggerezza che da sempre accompagnano ogni sua performance e che lo caratterizzano come persona. In un'intervista, il ballerino parla del suo ritorno in tv con uno spettacolo sulla danza, racconta del dolore che ogni giorno, da sempre, lo accompagna ma per chi fa questo mestiere diventa quasi un'abitudine, e ammette di non vedersi ballare per sempre, ma di voler dare spazio ai giovani talenti.
Il ritorno in tv con Viva la danza
Nel mondo della danza, solitamente, i ballerini si congedano non molto dopo i 40 anni, eppure Roberto Bolle continua a danzare, ma pensa già a cosa farà un giorno quando riporrà le scarpette, partendo dal prossimo programma tv che lo vedrà protagonista come racconta a Repubblica:
Da un po’ di anni ho iniziato una serie di iniziative non strettamente legate all’essere ballerino. Continuerò a portarle avanti a cominciare da OnDance, che è la festa della danza. Il 29 aprile in occasione della giornata mondiale della danza tornerò su Rai1 in prima serata, con Viva la danza. Se in futuro ne avrò ancora la possibilità, sarò felice di proseguire.
Nonostante ami il suo lavoro, come ogni artista sa che ci sono momenti in cui è fisiologico dover cedere il passo: "Io non mi vedo ballare sempre e comunque. Credo che ci sia un tempo per ogni cosa. Per quanto sia difficile non ballare più, e un po’ ballerò sempre, è importante valorizzare i giovani".
"Ballando ti confronti con i tuoi limiti"
Ballare è un esercizio di disciplina, di costanza e anche di grande forza di volontà, perché se non ci fosse quest'ultima nessun ballerino potrebbe superare le sfide che la danza gli pone ogni giorno: "In tutto l’allenamento, dalla sbarra alla lezione, ti confronti con i tuoi limiti, devi cercare di superarli e comunque il dolore è una costante". Su quest'ultimo punto Bolle si sofferma e spiega che, nonostante il dolore, non è mai arrivata la voglia di fermarsi: "Perché alla fine la bellezza della danza, quello che riesce a darti, ti fa sopportare anche il dolore. Che negli anni, tra l’altro, aumenta". Pensare che, quando era bambino, il balletto classico non pensava fosse nelle sue corde:
In realtà non mi è piaciuto subito perché era un balletto classico e allora mi divertiva danzare in maniera più scatenata. Piano piano, però, sono entrato nella mentalità della danza accademica, più rigida.
Il disagio dello stare sotto i riflettori
Eppure, Roberto Bolle, è diventato un étoile, di quelle conosciute in tutto il mondo, un nome che è riuscito a portare la danza sul piccolo schermo raccontandola in ogni minima sfaccettatura, ma mai quando ha iniziato avrebbe pensato che sarebbe arrivato a questo punto. La danza lo ha aiutato anche a vincere la sua timidezza:
Mi piaceva l’idea di andare su un palco, per quanto fossi estremamente timido. Da bambino ero molto introverso, stavo sempre da solo. Il dovermi mettere sotto i riflettori mi ha creato disagio. Ma è servito per vincerlo, perché mi sono dovuto obbligare tante volte a essere al centro della scena. Parlare è stata un’altra barriera, quando sono arrivate la tv, le interviste, dovevo comunicare in modo diverso, ed è un abilità per cui non avevo neanche studiato, è stato ancora più difficile.