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Basel Adra, Oscar 2025 per No other land: “Ci danno degli antisemiti per zittirci, vogliono cancellare la Palestina”

Il co-autore di No other land, che ha vinto l’Oscar 2025 come miglior documentario, è tornato nel suo villaggio in Cisgiordania e racconta a Fanpage.it la resistenza nella regione della Massafer Yatta, al centro del loro lavoro: “Cercare di etichettare il film come antisemita è solo un tentativo di farci tacere. Hanno fallito e continueranno a fallire”.
Intervista a Basel Adra
Co regista del documentario "No other land", vincitore degli Oscar 2025
A cura di Antonio Musella
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Basel Adra (a sinistra) e Yuval Abraham, autori di "No other Land"
Basel Adra (a sinistra) e Yuval Abraham, autori di "No other Land"

La vittoria di No other land come miglior documentario agli Oscar è arrivata sulla scia di una crescente mobilitazione in Europa come negli Stati Uniti, in sostengo al popolo palestinese. Le immagini girate dall'attivista palestinese Basel Adra e dal giornalista israeliano Yuval Abraham, sono la fotografia reale di quello che accade, praticamente quotidianamente, nei villaggi palestinesi nel sud della Cisgiordania.

Non ci troviamo davanti ai massacri di Gaza, ma davanti ad un'opera che è stata definita, dal Tribunale penale internazionale, di pulizia etnica, che viene compiuta contro i residenti palestinesi da parte dell'esercito e soprattutto degli abitanti delle colonie israeliane considerate illegali dal diritto internazionale. La regione è quella della Massafer Yatta, a sud di Hebron, dove vive Basel Adra e dove Yuval Abraham si era recato a documentare le violenze contro la popolazione civile palestinese. No other land racconta la vita nei villaggi palestinesi alle prese con continui attacchi da parte dei coloni, molto spesso armati, e vittime delle demolizioni delle case da parte dell'esercito israeliano. Ma pur di non lasciare i villaggi, gli abitanti della Massafer Yatta sono andati a vivere nelle grotte, impedendo in questo modo ai coloni di impossessarsi della loro terra.

Una resistenza ispirata al "Sumud", una sorta di resilienza che caratterizza la resistenza palestinese nella regione. Il documentario racconta i fatti antecedenti al 7 ottobre 2023 ed alla guerra a Gaza, ma da allora, come anche Fanpage.it ha potuto documentare, in quella regione le cose sono solo peggiorate. La vittoria agli Oscar ha portato però nuova visibilità su quanto accade in Cisgiordania, e ne abbiamo parlato proprio con Basel Adra, che dopo la vittoria a Los Angeles, è tornato nel suo villaggio ad At Tuwani.

Salem Adra mostra la foto che ritrae suo fratello Basel Adra e Hamdan Ballal dopo aver vinto l'Oscar
Salem Adra mostra la foto che ritrae suo fratello Basel Adra e Hamdan Ballal dopo aver vinto l'Oscar

Grazie all'Oscar hai portato Massafer Yatta all'attenzione internazionale, com'è oggi la situazione nella tua regione?

La situazione è molto grave: ogni giorno nella Massafer Yatta si verificano attacchi da parte dei coloni, che arrestano anche i pastori e ampliano continuamente gli insediamenti illegali e gli avamposti. Purtroppo anche le demolizioni stanno continuando proprio in queste settimane e stanno colpendo diversi villaggi della nostra zona.

Prima degli Oscar avete avuto diversi problemi e anche accuse di antisemitismo. Come avete reagito a questi attacchi?

Il film è un documentario che mostra la nostra vita quotidiana sotto questa brutale occupazione e denuncia i crimini dell'occupante e dei suoi coloni. Cercare di etichettare il film come antisemita è solo un tentativo di farci tacere. Hanno fallito e continueranno a fallire. Tutti devono rifiutare il silenzio di fronte a queste false accuse, che mirano a nascondere la verità.

Per la prima volta, il pubblico occidentale ha visto la violenza delle demolizioni delle case e della pulizia etnica al cinema, state resistendo con il "Sumud", in che modo?

La nostra resistenza è restare nei nostri villaggi e rifiutarci di abbandonare le case di fronte alle milizie armate dei coloni che ci attaccano costantemente, così come ai soldati di occupazione e ai loro bulldozer, che cercano di sradicarci dalla nostra terra e di cancellarla. Vogliamo che il mondo ponga fine a questa ingiustizia. Sì, il "Sumud" in un certo senso è la resistenza all'occupazione, ci rifiutiamo di lasciare la terra nonostante gli attacchi. Questo avviene tutti i giorni e paghiamo un prezzo molto alto, ma stiamo rimanendo nella nostra terra, non stiamo andando via come vorrebbero.

Questo lavoro è stato fatto insieme a Yuval Abraham. Ancora oggi a Tel Aviv ci sono manifestazioni che chiedono la fine della guerra a Gaza. Quanto è importante il sostegno alla causa palestinese di chi vive in Israele?

Sfortunatamente, la stragrande maggioranza degli israeliani non vuole porre fine all'occupazione. Non c'è un solo leader politico in Israele che osi proporre di porvi fine. Solo sei mesi fa, il parlamento israeliano ha approvato con una schiacciante maggioranza sia del governo che dell'opposizione, una risoluzione che afferma che non ci sarà nessuno Stato Palestinese. Ciò dimostra che fermare il genocidio a Gaza e porre fine all'occupazione deve avvenire attraverso una vera pressione da parte dell'Europa e degli Stati Uniti, che continuano a sostenere Israele attraverso relazioni militari ed economiche senza far rispettare il diritto internazionale.

Basel Adra in una scena di "No other land" nel villaggio di At Tuwani
Basel Adra in una scena di "No other land" nel villaggio di At Tuwani

La vostra vittoria agli Oscar sembra andare nella direzione opposta al nuovo orientamento della politica americana sul conflitto in Medio Oriente. Cosa hai provato quando hai visto quel video surreale condiviso da Trump che immagina la nuova Gaza come una "Riviera", come un villaggio turistico?

Innanzitutto, questo non è un conflitto e non dovrebbe essere chiamato così. Questa è un'occupazione della nostra terra in chiara violazione delle leggi internazionali. La comunità internazionale deve imporre sanzioni a Israele per fermare le sue violazioni del diritto internazionale. Trump è un razzista che si vanta apertamente del suo razzismo e del suo potere, niente di più. Gli Stati Uniti, attraverso le sue varie amministrazioni, sostengono Israele puramente per interessi americani, indipendentemente dalla portata dei crimini commessi da Israele.

Molti attivisti internazionali vengono nella Massafer Yatta da molto tempo ormai per supportare gli abitanti dei villaggi. Vi aspettate un aumento della partecipazione dopo la vittoria dell'Oscar?

Sì, spero che il numero di attivisti che verranno a manifestare solidarietà sul campo nella Massafer Yatta e nei vari villaggi palestinesi aumenterà. Spero anche che coloro che non potranno venire qui da noi, troveranno altri modi per mostrare il loro sostegno in qualsiasi modo, qualsiasi cosa possono fare è utile.

Con il 7 ottobre e la guerra a Gaza, tutto il mondo ha gli occhi puntati sulla Palestina. Sei consapevole che il vostro documentario è diventato un simbolo?

Sì ne sono consapevole, ma sfortunatamente questo non ha ancora alcun impatto su ciò che accade sul campo e non ha nessun impatto politico. Ringraziamo sicuramente tutti coloro che sono con noi ed è importante ciò che stanno facendo. Chiediamo loro di continuare a sostenerci e di continuare a crescere finché non faranno pressione sui loro governi affinché prendano le decisioni giuste.

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