Adrien Brody miglior attore agli Oscar 2025, il discorso interrotto due volte: “Sto velocizzando, spegnete la musica”

Adrien Brody ha vinto il premio come miglior attore protagonista agli Oscar 2025 grazie alla sua interpretazione in The Brutalist. Salito sul palco per ritirare la statuetta, l'attore ha voluto condividere il premio con la fidanzata Georgina Chapman e ha ribadito l'importanza del riconoscimento: "Per me questo premio è una possibilità per ricominciare da capo. Rappresento oggi il trauma della guerra, la sistematica oppressione e l'antisemitismo e razzismo". Poi l'interruzione del discorso per ben due volte con la musica, affinché lasciasse il palco dopo i minuti garantiti: "Sto velocizzando, arrivo al punto, so come funziona, l'ho già fatto (è stato premio Oscar con Il Pianista nel 2003, ndr), spegnete la musica", ha dichiarato chiedendo altro tempo per concludere.
Le parole di Adrien Brody agli Oscar 2025
Nel film di Brady Corbet, Brody interpreta l'architetto ungherese di origine ebraica Lazlo Toth sopravvissuto alla Seconda Guerra mondiale, che parte per l'America nel tentativo di ricominciare. "Rappresento oggi il trauma della guerra, la sistematica oppressione e l'antisemitismo e razzismo. Credo e prego per un mondo più sano e inclusivo. Se il passato è un insegnamento, non lasciamo che l'odio non possa continuare a esistere senza trovare opposizione", ha detto sul palco del Dolby Theatre di Los Angeles accettando il premio come miglio attore protagonista.
"Sto velocizzando, spegnete la musica": Brody chiede rispetto per il suo discorso
"Fare l'attore è una professione molto fragile", ha poi continuato l'attore, al suo secondo Oscar dopo quello per Il Pianista nel 2003. "Sembra molto affascinante e in certi momenti lo è, ma l'unica cosa che ho guadagnato, avendo il privilegio di tornare qui, è avere una certa prospettiva: non importa dove ti trovi nella tua carriera, non importa cosa hai realizzato, tutto può svanire. Penso che ciò che rende questo momento così speciale sia la consapevolezza e la gratitudine di poter ancora fare il lavoro che amo", ha aggiunto. E ha concluso: "Vincere un premio come questo significa raggiungere una meta. È qualcosa a cui il mio personaggio fa riferimento nel film, ma per me è anche, al di là dell'apice di una carriera, un'opportunità per ricominciare. E la possibilità di essere abbastanza fortunato, spero, per i prossimi 20 anni della mia vita". Qui la seconda interruzione con la musica per spingerlo a lasciare il palco: "Sto velocizzando, arrivo al punto, so come funziona, l'ho già fatto (è stato premio Oscar con Il Pianista nel 2003, ndr), spegnete la musica", ha dichiarato chiedendo altro tempo per concludere il suo discorso.
Il discorso spostato nel backstage: "Non c'è posto per l'intolleranza"
Parlando nel backstage, davanti a una sala piena di giornalisti dopo la sua vittoria, Brody ha colto l'occasione per continuare a riflettere senza che la musica minacciasse di interromperlo: "Penso che sappiamo tutti che è un momento importante per riconoscere che non c'è posto per l'intolleranza. Come ho detto nel mio discorso, sto ricevendo un riconoscimento per aver rappresentato un periodo della storia in cui abbiamo assistito ad antisemitismo, odio e oppressione incontrollati e al loro posto in questo mondo".
La madre e i nonni di Brody fuggirono dall'Ungheria, aspetto della sua vita che gli ha fatto stringere un legame ancora più forte con Il Brutalista: "Le lotte dei miei nonni, la loro resilienza, hanno spianato la strada alla mia fortuna", ha detto nella sala stampa, "Ho avuto l'opportunità di onorarli in questo film e le verità e la comprensione che ho acquisito mi hanno reso consapevole della necessità di essere empatici". L'attore ha vinto numerosi altri premi questa stagione per "The Brutalist", tra cui il Golden Globe, il BAFTA e il Critics' Choice Award.
La trama di The Brutalist
The Brutalist, film diretto da Brady Corbet, racconta la storia di László Toth (Adrien Brody), architetto di fama mondiale prima della Seconda guerra mondiale e sopravvissuto alla reclusione nei lager. Decide, quindi, di andare in America e grazie al cugino Attila (Alessandro Nivola) trova una prima sistemazione e inizia a lavorare come operaio, guadagnando lo stretto necessario per sopravvivere. Il suo obiettivo, però, è quello di racimolare quanto più denaro è possibile per far arrivare dall'Europa anche sua moglie Erzsébet (Felicity Jones) e la nipote Zsofia (Raffey Cassidy). Un giorno un ricco possidente della Pennsylavania, Harrison Lee Van Buren (Guy Pearce), chiede a Toth di occuparsi della realizzazione di un grande complesso architettonico polifunzionale. Entusiasta accetta, ma dovrà confrontarsi con un team di architetti, ottusi e antisemiti, con i quali dovrà lavorare, finendo per subire anche fisicamente la violenza del potere.