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Eurovision Song Contest 2025

Perché la scelta di Olly di non andare all’Eurovision è un atto di coraggio

Il rifiuto di Olly di andare all’Eurovision ha fatto più rumore della sua vittoria a Sanremo. In un tempo in cui più fai e più sei, però, ammettere a sé stessi di non voler fare il passo più lungo della gamba è una prova di coraggio, perché qualunque opportunità, per quanto irripetibile, se costa il benessere mentale allora è troppo cara.
A cura di Sara Leombruno
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Olly non rappresenterà l’Italia all’Eurovision 2025. Considerato il precedente dei Pooh e degli Stadio, non è la prima volta che un artista sceglie di fare un passo indietro ma, nel suo caso, la rinuncia ha quasi fatto più rumore della stessa vittoria a Sanremo. Un fatto paradossale, ma che rimane un fatto. Dalle date del suo tour fissate proprio nei giorni del contest, alla paura di fare brutta figura per il divieto dell'autotune: nell’ultima settimana molti hanno cercato di dare una spiegazione all’ipotetico no, avallando ipotesi, in alcuni casi, del tutto azzardate.

Olly rifiuta l'Eurovision: incoscienza o atto di coraggio?

Chi scrive non ha molti anni in più rispetto a Olly, che ne compie 24 a maggio, ed è per questo che la riflessione vuole estendersi a un concetto assai più ampio. Perché, quando rifiutiamo qualcosa che ci viene offerto, che sia un posto di lavoro o la partecipazione a una competizione canora, l’opinione comune è che chi rifiuta pecchi di incoscienza o, peggio ancora, di ingratitudine? Basta davvero così poco per orientare il giudizio su un’artista, soprattutto se è così giovane e se ha visto tutto d’un tratto piombarsi addosso un successo che non poteva prevedere?

Probabilmente, Olly stesso era consapevole di cosa avrebbe comportato un simile rifiuto. E, infatti, solo una settimana fa in conferenza stampa si era limitato a cercare comprensione, a insinuare un dubbio: “Tutto questo è folle, ho bisogno di metabolizzare”, aveva detto, prima di chiedere tempo per decidere, per raccogliere le idee. Olly quel tempo se l’è preso, ha detto no e la sua scelta non è sintomo di codardia. Tutto il contrario, anzi.

In un tempo in cui più fai e più sei, ammettere a sé stessi di non voler fare un passo più lungo della gamba, di non voler rimandare un tour, ma di volersene godere ogni momento e forse – legittimamente – pure ogni guadagno, non solo è una prova di coraggio, ma di grande maturità. Un giorno potrebbe pentirsi di non aver partecipato? Probabilmente sì. Ma a quante cose abbiamo rinunciato in vita nostra, rivendicando il diritto di poterlo fare liberamente, senza che qualcuno ci dicesse cosa era meglio per noi?

Olly stavolta ha detto no e dovrebbe tenere a mente che la sua decisione non solo è comprensibile, ma sacrosanta. Che all'Eurovision potrebbe non andarci mai, ma che questo non gli preclude altre occasioni. Che qualunque opportunità, per quanto irripetibile possa essere, se costa il benessere mentale allora è troppo cara.

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Nata e cresciuta a Napoli, amo apprendere storie e raccontarle. Ho una laurea Triennale in Lingue, lettere e culture europee e una Magistrale in Editoria e giornalismo. Ho conseguito il Master in Giornalismo alla IULM di Milano. A Fanpage.it mi occupo di spettacolo e i talent-show sono il mio impero romano. Forse perché vivo sentendomi anch'io su un perenne palcoscenico, ma la mia giudice più severa sono sempre stata io.
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