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Amanda Bonini, ultima compagna di Pino Daniele: “Vigile durante il viaggio verso Roma, mi stringeva la mano”

A quasi 10 anni dalla morte di Pino Daniele, avvenuta il 4 gennaio 2015, è Amanda Bonini a raccontare quel drammatico ultimo viaggio verso Roma. Maestra elementare e ultima compagna del cantautore, guidò a velocità elevatissima per permettere a Pino di arrivare dal suo cardiologo: “Era convinto che solo la sua equipe lo avrebbe salvato”.
A cura di Stefania Rocco
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Sono trascorsi quasi 10 anni da quell’ultima folle corsa in auto da Magliano a Roma durante la quale il cuore di Pino Daniele cessò di battere. A ricordarlo oggi, nel libro “Pino Daniele. Napoli e l’anima della musica, dal mascalzone latino a GioGiò” di Pietro Persone è Amanda Bonini, maestra di scuola elementare che è stata l’ultima compagna di Pino. La donna che amava e della quale, in un’intervista rilasciata prima di morire, aveva detto: “La mia nuova compagna è all’antica come me. Dopo due famiglie non smetto di credere nell’amore perché se smetti di crederci non vivi più. E poi non sono uno che consuma l’attimo, ho bisogno di un futuro fatto di certezze… Mi definisco all’antica. E la mia nuova compagna la pensa esattamente come me”.

Amanda Bonini ricorda il viaggio verso Roma con Pino Daniele

Quando quel giorno Pino accusò il malore che lo convinse a cercare il supporto del suo medico di fiducia, Pino si trovava a Magliano, comune toscano che con Amanda aveva eletto a sua residenza nella speranza di allontanarsi dal caos di Roma. Contestata è stata la decisione di Amanda di imbarcarsi nel viaggio da Magliano a Roma quando, sopraffatta dalla gravità della situazione, accetto di portare Pino fino al Sant’Andrea, ospedale nel quale lavorava il cardiologo di fiducia dell’artista. Quando le chiedono perché abbia accettato di affrenare quel viaggio invece che cercare il supporto della struttura sanitaria più vicina  “Pino era perfettamente cosciente e continuava a chiedere di salire in auto per raggiungere l’ospedale Sant’Eugenio di Roma. Era convinto che solo l’équipe del suo cardiologo lo avrebbe salvato. Lui, e nessun altro, diceva, conosce le condizioni del mio cuore, sa come intervenire. Lo paragonava a quei meccanici che smontano e rimontano per anni lo stesso motore in cui altri non riuscirebbero mai più a raccapezzarsi”, aggiunge Amanda, confermando quanto già raccontato in passato, e che quindi fu proprio Daniele a insistere per essere trasportato a Roma invece che nel più vicino ospedale. “Durante il drammatico viaggio, in cui ho guidato a velocità elevatissima, Pino è rimasto vigile, mi ha tenuto la mano per tutto il tempo, fino a quell’ultima doppia stretta, l’estremo saluto, il suo ciao”, ricorda ancora la donna, tornando con la mente a quel giorno di un decennio fa, “Hanno detto che ho sbagliato ad assecondarlo, che dovevo impormi e aspettare l’ambulanza. Avrei provocato la sua ira e fatto precipitare la situazione. Piuttosto, ancora oggi non mi spiego perché dal Sant’Eugenio non sia partito un mezzo di soccorso cardio-assistito che ci venisse incontro… ho chiesto più volte di inviare un’ambulanza”.

Amanda Bonini: “Pino Daniele stava assaporando il sale della vita tra la gente comune”

Nel libro, Amanda ricorda anche il primo incontro con Pino, avvenuto dopo la fine del legame con Fabiola Sciabbarrasi, ex moglie del cantautore e madre dei suoi figli: “L’ho conosciuto in un momento in cui era chiuso dentro di sé, si mostrava guardingo, come un pugile in posizione di guardia, deluso”. Inizialmente, la coppia decise di restare a Roma: “Alle sei e trenta di mattina uscivo di casa per andare a scuola… Tornavo nel primo pomeriggio. Una situazione di normalità comune alla stragrande maggioranza delle coppie, ma inedita per Pino. Spesso mi chiedeva del mio lavoro, delle metodologie, in modo particolare quelle relative alla disabilità. Voleva conoscere le dinamiche, le difficoltà che vivevano le famiglie, il modo di approcciarsi dei bambini al mondo. Stava riassaporando il sale della vita di strada, quella della gente comune”. Solo successivamente, Pino chiese alla compagna di seguirlo a Magliano:

Gli piaceva molto questa sensazione. Era per lui un tuffo nelle sue origini. La dimensione della metropoli iniziava però ad andargli stretta: non sopportava il traffico, il trambusto sotto casa e dopo poco mi ha chiesto di andare a vivere con lui a Magliano, meno distante dalla mia scuola.

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