Francesco Serpico: “Dopo Nino Sarratore ne L’Amica Geniale ero incompleto. Oggi studio a New York e insegno italiano”
I meccanismi del mondo dello spettacolo impongono che se al successo per un ruolo fortunato seguono anni di silenzio, sia lecito chiedersi: "Che fine ha fatto?". Francesco Serpico ha interpretato Nino Sarratore nella seconda e terza stagione de L'Amica Geniale, ha vissuto un momento di enorme visibilità negli anni scorsi, sospinto dalla fama internazionale di uno dei prodotti seriali più apprezzati dell'ultimo decennio. Poi sembra essersi eclissato, in netta controtendenza a quello che ci si sarebbe aspettato per un interprete con il carisma evidente che aveva palesato. L'ultima volta che lo avevamo visto era stato nella redazione di Fanpage, quando alla fine della sua esperienza nella serie descriveva Sarratore dal suo punto di vista. È lui stesso a spiegare che non è affatto sparito in questa intervista in cui i fusi orari di Napoli e NewYork si confrontano a distanza.
La prima domanda è quella che ti farebbe chiunque: che ci fai a New York?
Vivo qui da febbraio. Ad aprile 2022 ho conosciuto Michèle Lonsdale Smith, la mia attuale insegnante di recitazione, mentore e regista, la più brava attrice che ho mai conosciuto. Mi sono trasferito con la sua compagnia, la Gracemoonarts company, sono canadesi ma hanno deciso di aprire un teatro qui a Bushwik, il quartiere di New York dove vivo adesso. Ho iniziato a studiare con loro a Roma, a Fivizzano, poi abbiamo viaggiato molto, a New York, Spoleto e a Tobago, dove lei è nata. A novembre siamo venuti qui per costruire il teatro, il Gracemoonarts theatre.
Tu sei stabilmente all'interno della compagnia?
Non ancora, ma faccio parte della comunità che gravita intorno alla compagnia.
Quando parli di comunità intendi che state tutti assieme per ragioni di vita e lavoro che si sovrappongono?
Esattamente. Diciamo che Michèle ha grande seguito in Italia dove insegna, le classi sono spesso su Zoom, dove italiani e canadesi si mescolano e alcuni di noi sono venuti qui a seguire il progetto dal vivo.
È una dimensione attoriale solo teatrale quella alla quale ti prepari?
No, direi che è una visione sulla recitazione libera e a 360 gradi. L'importante è che la recitazione sia profonda e che si lavori sulla verità e sulla realtà. Che il mezzo sia il teatro o la camera, come la webserie che sto girando ora, dipende. Lo definirei più un cinema dal vivo.
Questa scelta che hai fatto è effetto di una folgorazione?
Assolutamente sì. Dopo le prime stagioni de L'Amica Geniale ho iniziato a formarmi professionalmente per la prima volta, precedentemente avevo studiato solo a livello amatoriale, ero incompleto. Ho cercato un mentore per tutta la vita e alla fine l'ho trovato. Il livello di integrità e rispetto per la recitazione, per l'arte in generale, è profondissimo e non credo troverò mai meglio di questo.
Sembra una sorta di fuga. Mi sbaglio?
Non direi che è una fuga, più che altro una scommessa, un investimento su me stesso. Il mio amore per la recitazione è gigantesco e il mio livello di rispetto pratico, nella conoscenza di essa, non era comparabile. Ho dovuto trovare un posto che mi consentisse di mettermi almeno sulla strada per arrivare al livello dove voglio arrivare come attore. Questa strada è fatta di studio, fallimento, ripetizione costante. Questo posto si lega totalmente al mio desiderio.
Deduco che l'Italia non ti mettesse nelle condizioni di essere attore come avresti voluto.
Potremmo parlare a lungo del livello che c'è in Italia, delle aspettative che gli artisti si pongono lì, ma puoi facilmente capire che New York è la Mecca per quel che riguarda la recitazione. Possiamo quindi parlare di fuga? Direi più di ricerca.
Più che altro hai avuto un enorme successo, l'impressione è che le porte si sarebbero spalancate davanti a te per qualsiasi ruolo. Invece sembra tu abbia preferito altro ai red carpet.
Sì, assolutamente. Alla fine dei conti in Italia le cose non stavano andando come dovevano. Io sono maschio, bianco, figlio di persone non altolocate ma benestanti. Detto con molta onestà, sto pagando il mio prezzo di lavoro. La fuga, se così si può definire, è certamente fuga dal privilegio. Sono fuggito prima da mia madre e da Napoli, non perché non ami lei e la città alla follia e non mi manchino, ma perché rimanere troppo vicino al comfort e agli agi mi portava ad accomodarmi. Il mio lavoro richiede il contrario. Ho scelto inizialmente Roma, ma potevo tornare troppo spesso, quindi ho scelto un luogo più lontano. Avevo bisogno di mettermi alla prova.
Negli anni scorsi avrai certamente ricevuto proposte figlie di quella fama improvvisa che hai vissuto, legata a un prodotto non popolare. Hai detto no a molte cose?
Mi piace pensarla così come l'hai descritta. Sicuramente ho ricevuto molte proposte e diciamo che, un po' per arroganza, un po' per profondo rispetto della mia carriera, ho spesso detto no. Volevo andare a un livello superiore di quello che si è visto ne L'Amica Geniale, il mio livello di recitazione non era ancora all'altezza del salto che volevo fare. Il punto di cui sono più orgoglioso in questo momento non sono neanche i no, ma il fatto che abbia iniziato a guardare alla mia carriera più a lungo termine, non preoccupandomi di due o tre anni di studio. La cosa importante è che la mia recitazione sia autentica, che il lavoro sia fatto con passione e integrità. Chiaro che tutto quello che è arrivato è stato bello, dal documentario sulla apertura della casa dei Vettii a Pompei al piccolo ruolo sul film "Book club 2" di Bill Holderman a un corto "Col piede giusto" con cui abbiamo vinto il 48 ore festival, è tutto parte di una traiettoria in cui sto allargando i miei orizzonti. Tutto questo informa la mia recitazione e la mia carriera.
È significativo che tu l'abbia fatto in questo tempo di vita, come se avessi previsto il rischio di essere fagocitato prima che accadesse. Qualche anno fa mi raccontavi di studiare medicina. Hai lasciato?
Sì, ho congelato gli studi nel 2021, ero al quarto anno e in realtà proprio a giugno sono stato a Spoleto per un'importante residenza a La Mama, dove con la compagnia abbiamo messo in scena due repliche di uno spettacolo scritto durante la residenza dove impersonavo Amedeo Modigliani diretto da Michèle e lì in quell'occasione ho riflettuto sul famoso discorso che se hai un piano A e un piano B finirai sempre per scegliere il piano B. Quindi io ci ho dato un taglio per evitare questo rischio.
Con la lingua inglese come sei messo?
Abbastanza bene, direi. Mi fanno i complimenti in molti. Vivo qui, leggo in inglese, parlo in inglese e recito in inglese, quindi ci sono entrato dentro. Sto facendo anche lezioni di italiano agli americani, qui si porta assai.
È anche colpa de L'Amica Geniale, in fondo, fenomeno in America prima ancora che in Italia. Come hai iniziato a dare lezioni?
Dici bene su L'Amica Geniale come "colpa", anche perché insegno a un fan della serie. Lavoravo in una panineria italiana nell'upper east side e l'ho incontrato lì. Ci siamo fatti qualche foto e poi lui mi ha detto che cercava qualcuno che gli insegnasse l'italiano. Io ero senza lavoro e quindi sto dando lezioni a Joe.
Ah quindi non in una classe?
Sarebbe stato abbastanza difficile, anche e soprattutto per quel che riguarda Visa e permesso di soggiorno.
A proposito dell'America, che aria si respira in questi giorni post elezione di Trump?
Avverto una profonda delusione, almeno per me. Gli ultimi giorni sono stati abbastanza pesanti. Ancora nulla è cambiato, ma nella comunità degli artisti c'è stato uno shock, non voler realizzare che Trump sia stato eletto. Allo stesso tempo ho avvertito una sensazione di fiducia, perché se tutte le persone attorno a me vivono questa sensazione di disgusto, vuol dire che c'è una comunità pronta a ribellarsi. C'è una comunità che ancora crede nella collaborazione e nell'amore tra le persone. Però ci sono molti artisti che provano a lavorare e anche il teatro in cui mi trovo è indicativo in questo senso. La stagione teatrale a cui stiamo lavorando si articola in conversazioni critiche su temi legati all'odio razziale, la misoginia le dipendenze e l'amore, temi su cui non ci siamo ancora evoluti. C'è gente che lavora oltre le proprie possibilità, contro tutte le aspettative, per mantenere intatta l'umanità.
Dalle tue parole mi pare di sentire anche una persona che prova a liberarsi da ogni forma di narcisismo.
Non so se sto sfuggendo al narcisismo, sicuramente mi sto rendendo conto che sia più comune di quanto si pensi, ovvero che ce l'hanno tutti. Questo è il lavoro che sto facendo, guardare dentro la mia umanità e rendermi conto non sia diversa da quella degli altri.
Parliamo de L'Amica Geniale 4. Vederti nella sigla mi ha fatto un certo effetto, ci sarà una tua apparizione?
Io dovevo farlo un cameo nell'ultima stagione. Quando me lo hanno proposto ho subito accettato anche sapendo che non avevo molti soldi e avrei ricevuto una somma importante, ma a due o tre giorni dalla firma del contratto, loro hanno cambiato idea e mi sono trovato con un buco nelle aspettative di bilancio non indifferente prima di partire per studiare a Tobago. Per fortuna ce l'ho fatta comunque.
Perché è saltato tutto?
Non so quale sia il motivo, ragioni di coerenza narrativa suppongo. Era un contratto digitale e la firma spesso avviene una volta giunti alle prove, così la produzione può cambiare idea fino all'ultimo momento.
Stai guardando l'ultima stagione lì in America? Siete in largo anticipo.
La guarda il mio coinquilino, ma voglio vederla per questione di coerenza e rispetto, anche perché sono estremamente curioso del lavoro fatto da Fabrizio Gifuni sul personaggio di Nino Sarratore, è un attore che stimo profondamente.
A primo impatto ha fatto un lavoro importante soprattutto sulla lingua, il dialetto napoletano, quasi non sembra che sia romano.
Sono contento abbia fatto questo lavoro sulla lingua. L'altro giorno ne parlavo anche con mia madre al telefono, dei prodotti Rai e di come alcuni siano insufficienti perché non integri dal punto di vista del processo artistico.
Pensi che L'Amica Geniale sia stato diverso?
L'Amica Geniale è un po' un unicum. Io ricordo che mentre giravamo Saverio Costanzo ci parlava del fatto che la direzione Rai non volesse il prodotto in napoletano e lui, fino all'ultimo, rivendicava di doverla fare così oppure non si sarebbe dovuta fare. Col senno di poi è stata una vittoria, immaginiamoci L'Amica Geniale fatta in italiano, sarebbe stata un fallimento gigantesco. Il tipo di discorso che ti faccio sull'integrità è anche questo, può capitare che l'artista ceda a condizionamenti dicendo che per ragioni di vendita, convenzione, appetibilità del prodotto, si debba fare in un certo modo. Ma non è vero. Nessuno oggi parla a Napoli quell'italiano, figurarsi negli anni Cinquanta: a salvare la serie è stato un atto di coraggio di un artista che ha detto "o così o niente".
Quando torni qui in Italia? Altro da dichiarare?
Per ora sono qui, il teatro ha ancora bisogno di braccia. Forse intorno ad aprile o giugno in Italia, ma è chiaro che se dovessero esserci progetti interessanti valuterò. Ho un agente anche qui a Los Angeles, ma per ora il mio impegno è su questo progetto del teatro e di me a lungo termine come artista. La sola, vera chicca che posso dire, è che sto collaborando al progetto di un film come protagonista che mi è stato proposto da due registi cecoslovacchi. Più lo leggo e più mi sembra un prodotto valido, divertente, intelligente, inclusivo, una bella vetrina per il posto in cui è girato ovvero in Sardegna, a Gorropu, dove c'è il canyon più profondo d'Europa. Stiamo cercando parte dei fondi per dare vita al progetto, quindi per ora questo è il mio pied à a terre in Italia. Ho, un testo teatrale che ho scritto e che ora sto per tradurre in inglese e un collettivo di persone chiamato Autunno legate al teatro che studiano con me e che sono in Italia, con cui spero presto di poter portare cose al pubblico. Ah, ho scritto un libro di poesie che si chiama Pitba ed è illustrato da mie foto in analogico. Spero di pubblicarlo presto.