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Marco Bellocchio piange la morte di Roberto Herlitzka: “Grande come Moro, non si atteggiava come certi grandi attori”

“Ricordare in poche righe Roberto Herlitzka è impossibile”, così Marco Bellocchio ha iniziato il suo elogio all’attore scomparso ieri a 86 anni. Il noto regista si è raccontato nel doloroso distacco: “Grande come Aldo Moro, lo avrei voluto anche in Esterno Notte, Toni Servillo sa che lo avrei preferito a lui. E sulla moglie Chiara Cajoli: “Erano molto legati, le è sopravvissuto qualche mese”.
A cura di Eleonora D'Amore
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"Ricordare in poche righe un grande come Roberto Herlitzka è impossibile", così il regista Marco Bellocchio ha iniziato il suo elogio al grande attore scomparso ieri a 86 anni. Oltre venti anni fa, nel suo film Buongiorno, notte interpretò il ruolo di Aldo Moro, ex presidente del Consiglio ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978. “È stato un principe del teatro e del cinema, un gigante, lo stimavo moltissimo, ci intendevamo perché aveva, oltre al talento di attore, una capacità piuttosto rara: era protagonista sul set e sul palcoscenico, ma fuori dalla scena era un normalissimo, riservato signore, non si atteggiava come certi grandi di un passato remoto, non seguiva l’ego e anche io mi sento così, pronto ad esibirmi quando serve e poi a tornare nell’ombra”, ha dichiarato all’ANSA.

"Roberto Herlitzka grande come Aldo Moro"

Herlitzka ha saputo interpretare un grandissimo uomo politico come Aldo Moro e posso dire che è stato all’altezza di quella grandezza", ha proseguito, "aveva somiglianza fisica ma non solo quella, riusciva a modulare la voce come lui, con un’espressione che lo ricordava da vicino, reggendo i primi piani senza parlare, interpretando la sofferenza dello statista prigioniero delle Brigate Rosse senza tracimare in disperazione perché Moro da cattolico non poteva averla. Due momenti sono favolosi: quando cerca invano di convincere i terroristi, provando a contrastare la loro folle cecità fanatica, e quando fa quella finale leggera passeggiata con la pioggerellina e un sorriso sottilissimo compare sul suo viso”.

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Il regista lo avrebbe preferito a Servillo in Esterno Notte

Bellocchio confessa anche che lo avrebbe voluto di nuovo per la serie, sempre su Moro, Esterno Notte: “Andai a trovarlo per parlare con lui del ruolo di Paolo VI, sarebbe stato perfetto e lui lucidamente lo era, ma anche già affaticato e provato nel fisico, concordammo insieme che non era il caso di affrontare il set. Toni Servillo lo sa che a lui avrei preferito Herlitzka. Ci salutammo con tristezza e con la promessa sincera per trovare altre occasioni insieme, ad esempio un suo ritratto che a me sarebbe piaciuto fare. Purtroppo non è andata così”.

L'unione con la moglie Chiara Cajoli: "Le è sopravvissuto qualche mese"

Il ricordo va anche alla moglie Chiara Cajoli, ex attrice e compagna di una vita, morta due mesi prima dell'amato marito, dal quale non si staccava mai, sia nel privato che nel lavoro: “Non si separavano mai, erano molto uniti e lui, come spesso succede a chi ha un legame tanto forte, le è sopravvissuto di qualche mese”.

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Su IG: "Vivissimo fino alla fine, addolora la sua perdita"

Poche ore fa, Marco Bellocchio ha voluto condividere un suo personale pensiero su Instagram:

Partire da un aneddoto che Roberto ci raccontò a Udine durante la lavorazione di Bella Addormentata. In una cena. Erano anche presenti Isabelle Huppert e Simone Gattoni. Piccolo Teatro di Milano. Un'audizione per essere ammessi alla scuola appunto del Piccolo. Il giovanissimo Roberto Herlitzka sul palcoscenico, in platea il grande Giorgio Strehler, circondato da tanti assistenti. Roberto porta come prova il Cantico della Madonna di Jacopone da Todi ("…Figlio, amoroso giglio, ecc ecc"). Roberto finisce di recitare. Aspetta. Sicuramente il primo assistente gli avrà detto: Può andarsene, o, Può accomodarsi… E proprio andandosene Roberto sentì il commento del grandissimo maestro a voce normale, rivolto alla sua "corte" (in teatro l'acustica è perfetta): – Certo che il Cantico dei Cantici è sempre bello, anche fatto così. Anche il grande Strehler poteva sbagliarsi, prendere un abbaglio. E questo sbagliarsi, non capire, non riconoscere la potenziale grandezza, ma anche la sofferenza, la follia è un tema a cui penso spesso in questi ultimi anni (ritorna anche nella tragedia di Enzo Tortora e anch'io personalmente non avevo capito, sentito la disperazione di mio fratello), ma non per allargarci in un abbraccio di compatimento universale e di perdono (l'uomo è fallace, tutti ci possiamo sbagliare, siamo tutti peccatori, tutti potremmo in certe circostanze, ecc ecc) ma al contrario per rifiutare l'insensibilità, la cecità, cercando di capire perché in una determinata circostanza non si è capito. Roberto intanto era salito molto in alto (quel commento non lo ha scoraggiato, anche se dopo tanti anni se lo ricordava ancora), ha dimostrato la sua grandezza innumerevoli volte, portando l'arte del recitare a quella assoluta essenzialità per cui guardandolo, ascoltandolo si poteva esclamare: non recita più, è sparito l'attore, è solo il personaggio che parla normalmente. Più nessuna enfasi, tecnica, maniera, nessun commento del tipo: avanti, avanti, aggiustiamo al montaggio… Era un attore vivissimo fino alla fine della sua vita, non si è mai ritirato nel suo glorioso passato… Per questo doppiamente addolora la sua perdita. Lo si dice di solito per la morte di un giovane, io lo dico per il vecchio caro amico Roberto.

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