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Monica Bellucci: “Tengo molto ai bambini. Se non fossi attrice, mi occuperei di problemi infantili”

Monica Bellucci si racconta in un’intervista. L’attrice parla della sua esperienza in teatro, del suo rapporto con le nonne e rivela: “I bambini mi sono molto cari. Se non avessi fatto questo mestiere, dopo giurisprudenza probabilmente mi sarei occupata di problemi infantili”
A cura di Eleonora Di Nonno
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Monica Bellucci si racconta in un'intervista a la Repubblica. L'attrice parla della sua esperienza in teatro, del suo rapporto con le nonne e ammette: "Quando risiedo in Francia resto una straniera, e se torno in Italia riaffiora qualcosa di distante. Non avere radici mi fa sentire più libera".

"La mia prima volta a teatro l'ho vissuta con paura"

Monica Bellucci parla del suo rapporto con il teatro. "Quando calco il palco, c’è solamente nudità. Sono nuda. Il pubblico riceve questa mia anima spoglia, per un’ora e mezzo respiriamo lo stesso anelito di vita – spiega l'attrice – La mia prima volta a teatro l’ho vissuta con paura. Per combattere l’agitazione mi isolavo ascoltando la Carmen di Bizet". Maria Callas è una fonte di "ispirazione senza tempo" per Bellucci: "È una pioniera dell’indipendenza femminile. Ha voluto divorziare in un momento in cui il divorzio non era contemplato. Ha affrontato la vita con il cuore. Tutto torna: ci troviamo in un momento storico in cui le donne, nella società, hanno meno paura della propria voce, e lottano con i denti. Di Callas mi mancherà il suo essere bambina". Il filo rosso che le unisce è il loro "cuore mediterraneo": "Non appartenere a nessun paese. Rimanere ignote. Questo sentimento, io lo conosco bene: sono italiana ma abito a Parigi, quando risiedo in Francia resto una straniera, e se torno in Italia riaffiora qualcosa di distante. Non avere radici mi fa sentire più libera e, a tratti, persa. Alla fine, per partorire le mie figlie, Deva e Léonie, ho fatto come le tartarughe: sono tornata al mio luogo di origine". L'attrice, poi, ammette che se non avesse intrapreso il mestiere nel mondo dello spettacolo si sarebbe occupata di minori: "I bambini mi sono molto cari. Dopo giurisprudenza probabilmente mi sarei occupata di problemi infantili".

"La libertà della donna ha il potere di liberare anche gli uomini"

A proposito del film Come mi vuoi di Carmine Amoroso, ricorda: "È un film così umano e vero, precursore di un’epoca. Eppure abbiamo ancora strada da fare: se non si troverà un punto di accordo sull’identità di genere, sarà impossibile andare avanti. Siamo di fronte ad una nuova èra. Far finta che il cambiamento non sia in atto non porta certo a un’evoluzione". Bellucci sottolinea l'importanza del rispetto e della compresione reciproca: "L’unico modo responsabile di far funzionare una società – una società che si possa definire umana – è rispettare le diversità. Siamo davanti all’ammissione che tutti siamo diversi. Ci presentiamo come ci sentiamo. Quando non sei un pericolo per gli altri, devi avere la possibilità di scegliere la tua personalità, il tuo genere. La tua strada". L'attrice si dice fiduciosa dell' "intelligenza protettiva dell'umano": "Non penso che dopo tutte queste lotte sociali che hanno permesso, con sacrificio, alle donne e alla società di avanzare, si possano fare passi indietro. La libertà della donna ha il potere di liberare anche gli uomini. Li libera dagli stereotipi di cui sono essi stessi prigionieri".

"L'amore che mi hanno dato le mie nonne vive in me"

Monica Bellucci ricorda la nonna paterna, Ada e quella materna, Giuseppina. "Erano donne meravigliose. Mi hanno dato amore attraverso le parole, il conforto, il cibo che preparavano – l’amore passa attraverso il cibo. Quando tornavo da scuola andavo a mangiare da una nonna e, d’estate, vedevo l’altra che abitava vicino al Lago di Como – racconta l'attrice – Quando ho cominciato a lavorare nella moda e ad essere fotografata da Helmut Newton, Oliviero Toscani e Fabrizio Ferri, stavamo ore al telefono. Mi riscaldavano il cuore. Ora che sono madre, vivono in me. Mi aiutano a sopportare il tempo che passa: in loro non ho mai visto delle donne anziane ma anime giovani. Vedevano delle cose che io non vedevo. Tramandavano la loro esperienza con un ingrediente inscindibile: lo humor. Da donne del dopoguerra, avevano visto cose talmente orribili. Erano fatte di luce, trauma, arte divinatoria e intelligenza. Io la chiamo ‘l’intelligenza della vita’. Ecco perché, ora, la mia vita è più forte dell’arte".

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