E' ancora la spending review al primo punto dell'agenda di Governo, con il commissario Enrico Bondi alle prese con febbrili trattative con i membri dell'esecutivo Monti. I nodi da sciogliere restano in effetti ancora molti, anche in relazione alla "resistenza" di alcuni ministeri alla nuova ondata di tagli e soprattutto dopo la decisa reazione dei sindacati che hanno minacciato il ricorso allo sciopero generale. La questione centrale resta quella dei dipendenti, con le piante organiche dei singoli ministeri che potrebbero subire forti ridimensionamenti, mentre ancora si attende la specifica del piano che dovrebbe portare ad una riduzione complessiva di oltre 100mila dipendenti pubblici nei prossimi anni.
Ma è sui ministeri che si gioca la partita più importante. Come ricorda il Corriere, "i ministeri bruciano quasi un miliardo al giorno, basta spostare una virgola per non far tornare più i conti della spending review". Una considerazione non di poco conto che impone al Governo di utilizzare con parsimonia lo strumento della deroga e di provare ad intervenire anche sulle spese di quei ministeri che pure negli scorsi anni avevano subito forti ridimensionamenti. Un caso a parte è costituito dal ministero della Difesa, che ha già presentato un piano di snellimento degli organici, pur in un processo graduale che durerà qualche anno e pur in presenza di una serie di rilievi effettuati dalla Ragioneria Generale dello Stato. Molto complessa invece la situazione di ministeri chiave come Interno, Istruzione e Giustizia che già lamentano tagli e in alcuni casi addirittura un deficit di organico. Ancora in alto mare invece la questione Sanità, il ministero su cui negli ultimi anni si sono concentrate le attenzioni dei tagli governativi e che ancora presenterebbe volumi di spesa insostenibilmente alti (resta sul tavolo l'ipotesi di un ulteriore accorpamento delle strutture sanitarie nelle regioni che non hanno rispettato gli impegni di spesa). Un capitolo a parte invece merita la questione province, con l'ipotesi di un dimezzamento delle 109 attualmente esistenti che è ancora in alto mare (del resto la stessa Unione delle province italiane ha presentato un dossier in cui mostra che "un'altra strada è possibile", colpendo sprechi e consulenze).