Spending review: il Governo incassa la fiducia al Senato
AGGIORNAMENTO 11.55 – Il Senato ha approvato il maxiemendamento al ddl di conversione del decreto sulla spending review su cui il Governo ieri aveva posto la questione di fiducia. I voti a favore sono stati 217, i contrari invece 40, astenuti 4 senatori. Non verranno dunque discussi altri emendamenti o ordini del giorno e il testo così come è uscito dalle commissioni di Palazzo Madama sarà trasmesso alla Camera per il definitivo via libera entro la fine della settimana.
Dopo una giornata parlamentare convulsa fatta di rinvii per motivi tecnici, richieste di sospensione, pregiudiziali di costituzionalità ed infine nuovo passaggio in commissione bilancio per alcuni capitoli del decreto sulla spending review il Governo ieri ha posto la questione di fiducia che oggi sarà votata dal Senato. Per accelerare i tempi l'esecutivo ha presentato un maxiemendamento che accorpa le due leggi di conversione del decreto per la revisione della spesa pubblica e del decreto sulla dismissione del patrimonio pubblico. Dopo la richiesta di fiducia appaiono scontate le posizioni a Palazzo Madama con Lega e Idv a fare le pulci al testo del Governo e Pdl, Pd e Terzo Polo a votare più o meno convinti la fiducia. Dopo l'approvazione al Senato il testo passerà alla Camera per il definitivo via libera entro la fine della settimana.
Le ultime modifiche al maxiemendamento – Nelle ultime ore altre modifiche al testo originario, soprattutto sul nodo farmaci con un ammorbidimento della clausola per le prescrizioni dei farmaci griffati. Per i dottori rimane l'obbligo di indicare sulla ricetta il principio attivo, ma ora il medico potrà a sua scelta indicare sulla ricetta anche il nome del farmaco che diventa vincolante per il farmacista. Confermate le modifiche per permettere alle Regioni di raddoppiare già dal 2013 l'addizionale Irpef e quelle che prevedono la possibilità dell'aumento per le tasse universitarie dei fuori corso. Da questo provvedimento il Governo conta di risparmiare 4 miliardi nel 2012 e 10 miliardi nel 2013, che sommati agli introiti derivanti dalle dismissioni hanno permesso di raggiungere l'obiettivo di finanziare quella spese necessarie e soprattutto impedito un ulteriore aumento delle aliquote Iva a ottobre.