Sospesi nella schiuma spazio-temporale di Tomás Saraceno
Un numero da record: oltre centomila visitatori hanno potuto camminare nel vuoto, sostenuti solo da una bolla d’aria, grazie all'installazione di Tomás Saraceno all’HangarBicocca di Milano. “On Space Time Foam” è il titolo dell’avvenieristica e suggestiva struttura dell’artista-architetto argentino, un’opera gigantesca e leggerissima, un grande “strumento musicale” che vibra, apparentemente al di là delle leggi gravitazionali.
Se nella biografia ufficiale dell'artista si legge che vive e lavora “sul pianeta Terra e oltre” è perché spesso l' arte di Saraceno prende letteralmente il volo, coniugando creatività visionaria alla ricerca scientifica e immaginando nuovi scenari possibili.
Il titolo dell’opera fa riferimento a un’espressione che in fisica serve a indicare delle particelle subatomiche in rapido movimento. Le opere di Saraceno sono spesso site-specific e in questo caso è stata infatti la conformazione stessa del “Cubo” dell’HangarBicocca (forma geometrica spesso utilizzata in ambito scientifico per rappresentare i concetti di spazio e tempo) ad averlo influenzato nella realizzazione dell’installazione. La superficie complessiva è di 1200 m², sollevata a 20 metri d’altezza, un’opera che si realizza pienamente solo nel momento in cui si attiva la doppia possibilità di essere guardata dal basso e praticata dall’alto. Ma quello che colpisce di più è la relazione che si crea tra un livello e l’altro, e quello che succede ai visitatori una volta che interagiscono con essa: «ogni passo, ogni respiro che si compie ha un effetto su ogni strato dello “spazio-membrana” che ho creato – una metafora del nostro modo di vivere interdipendenti e interconnessi» sostiene l’artista (un'anima da sognatore e un curriculum da architetto).
Quello di "On space time foam" (letteralmente: Nella Schiuma Spazio-temporale) è una tappa importante del progetto in progress Cloud-Cities, una serie di lavori basati sull’idea utopica di realizzare piattaforme sospese, ecosostenibili e vivibili dall’uomo.
Saraceno si misura con il concetto di limite sfidandolo e arrivando a concepire un dispositivo mai realizzato prima, che viene attivato dalla partecipazione dei visitatori. Per provare a volare, ai visitatori, è bastato salire su uno dei tre strati di membrana trasparente in PVC creati dall'artista argentino insieme a un gruppo di ingegneri della Lindsrand Technologies, azienda leader nel settore aerospaziale, e lasciarsi trasportare dalla bolla d'aria. La membrana vibra come un timpano grazie all'aria che abita lo spazio del Cubo. Si cade, si perde l'equilibrio, si guarda giù spaventati, ci si trova a giocare sulla gigantesca installazione gonfiabile che prende vita, si muove. "On Space Time Foam" trasforma l’architettura in un organismo vivente che respira grazie ai movimenti di chi la attraversa, rendendo visibili le infinite relazioni che ci legano allo spazio.
L’opera trae ispirazione da una molteplicità di ambiti culturali e si presta a essere interpretata secondo differenti chiavi di lettura: metafora delle possibili interrelazioni tra individui e società, immagine visibile delle più avanzate teorie della fisica contemporanea, architettura utopica che trasforma lo spazio, esperimento di psicologia sociale. «Mi piace lavorare sulle interconnessioni, sulla reciprocità delle relazioni tra le persone. In maniera sperimentale, voglio costruire in modo da mettere in contatto la gente e ragionare sulla condivisione. In questo senso l’opera presentata all’Hangar Bicocca, solo l’ultimo capitolo del mio progetto Cloud Cities , è di assoluta importanza. Lo spazio si genera con l’ingresso delle persone, si modifica con il loro peso. Sarà interessante osservare la sincronicità dei movimenti. Forse due persone vicine molto pesanti formeranno un buco nero» dice, scherzando, l’artista.
La spettacolare installazione di Saraceno introduce profonde tematiche e problematiche della contemporaneità in maniera immediata, smaliziatamente pop.
L’artista abbatte i confini dei saperi. Incrocia arte, architettura, fisica, ingegneria e biologia. Crea audaci sistemi disequilibranti, ludiche architetture del possibile, trasparenti utopie percorribili, evidentemente debitrici di seminali esperienze novecentesche quali quelle di Buckminster Fuller, Yona Friedman, Frei Otto, Archizoom, fino alle possibili suggestioni di Piero Manzoni e il suo Placentarium. Con la differenza che, mentre la gran parte di questi progetti vive solo su carta ma, per la forza iconica e immaginativa che la caratterizza continua ad alimentare il dibattito teorico nonché sogni e visioni delle successive generazioni, Saraceno prova davvero a concretizzare l’utopia.