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Testimoni di Geova, il lato oscuro della fede

“Sono un Testimone di Geova da 30 anni, voglio uscirne, ma se lo faccio sono finito”

Paolo, un imprenditore di 58 anni di Pescara, da trent’anni è un testimone di Geova. Ha ricoperto il ruolo di anziano, ma da qualche tempo le sue convinzioni religiose hanno iniziato a vacillare. “I seguaci sono così indottrinati che se domani il corpo direttivo gli dicesse di suicidarsi, sarebbero diversi milioni a togliersi la vita. E lo avrei fatto anch’io”. Paolo ha rivelato per la prima volta a Fanpage.it le proprie critiche verso il culto a Geova. “Chi esprime dubbi rischia di essere cacciato e questo significa perdere tutti i tuoi affetti”.
A cura di Mirko Bellis
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Un testimone di Geova non può esprimere alcuna critica. Se lo fa corre il rischio di essere cacciato. Un’eventualità che ci terrorizza perché significa perdere tutti gli affetti”. Paolo (un nome di fantasia), imprenditore di 58 di Pescara, è da trent'anni un seguace di Geova. “Mia moglie ed io eravamo cattolici – precisa – poi ci siamo convertiti, mentre mio figlio è testimone dalla nascita. Per 3 anni sono stato anziano in una congregazione; sei mesi fa ho rimesso il mio incarico perché non volevo più continuare ad avere responsabilità nell'organizzazione”. Paolo ha rivelato per la prima volta a Fanpage.it le proprie critiche e perplessità verso il culto a Geova. “I seguaci sono così indottrinati che se domani il corpo direttivo gli dicesse di suicidarsi, sarebbero diversi milioni a togliersi la vita. E lo avrei fatto anch'io. Prima non volevo sentire niente che potesse mettere in discussione la mia fede, ma adesso ho finalmente aperto gli occhi”.

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Quando ha iniziato a nutrire dei dubbi?

"Cinque anni fa, quando ho scoperto come sono stati trattati i casi di pedofilia. In tutto questo tempo sono cambiate le procedure: adesso è permesso denunciare alle autorità gli abusi ai minori. Ma la regola interna dei due testimoni, che devono confermare le accuse al presunto pedofilo, è rimasta. Mi chiedo come si possa pensare di trovare due testimoni che abbiano assistito ad un abuso a un bambino. In questo modo, se la denuncia rimane dentro la congregazione, è probabile che per il pedofilo non ci sia alcuna conseguenza. Dopo gli scandali scoppiati in Australia, l’organizzazione è dovuta correre ai ripari però si continua a dare troppa enfasi alla riabilitazione del pedofilo e molta di meno alla protezione del bambino abusato. Insomma, credo esista ancora molta omertà al nostro interno. Se non vengono alla luce i casi di pedofilia è per paura".

Paura di cosa?

"Di essere cacciati. Nel mio caso, se fossi disassociato sarebbe la fine della mia famiglia. Mia moglie e mio figlio smetterebbero di parlarmi. Dopo aver smesso di essere anziano, sembra che in casa sia entrato il diavolo. Un litigio continuo. Per mio figlio è stata una tragedia. Non pensavo che questa mia scelta provocasse una reazione simile. No, non posso permettermi di essere mandato via. E comunque, una volta dentro la congregazione, tutti i testimoni di Geova si allontanano dalle amicizie e affetti precedenti. Per cui, se vieni cacciato, non ha più nessuno fuori dall'organizzazione. Sei da solo, “bruciato”".

Quali altri aspetti non la convincono più?

"Non mi convince per niente come si spendono i soldi raccolti con le offerte. Un altro aspetto è l’ipocrisia rispetto alle trasfusioni di sangue".

Può spiegare meglio questo ultimo punto?

"Conosco bene la storia di una sorella (i testimoni di Geova chiamano l’un l’altro fratello e sorella, ndr) che ha fatto trasfondere il marito. Avremmo dovuto organizzare un comitato per decidere un'eventuale dissociazione. Ma un sorvegliante, cioè un mio superiore in grado, mi ha minacciato di non fare niente. Se vuoi stare tranquillo, mi disse, non parlare. Mentre in altri casi chi ha ricevuto una trasfusione è stato messo all'indice, come Grazia Di Nicola".

Cosa deve fare quindi un testimone di Geova se l’unica alternativa per sopravvivere è una trasfusione di sangue?

"Deve morire. Con fede, ma deve morire. Prima ci credevo anch'io ma ora ho capito che è sbagliato. Portiamo sempre con noi un documento in cui affermiamo di non volere sangue altrui. Se mi trovassi in ospedale dopo un incidente, e fossi incosciente, qualcun altro deciderebbe per me. Conoscendo mia moglie, sono sicuro mi lascerebbe morire piuttosto di autorizzare una trasfusione".

E per quanto riguarda la gestione dei fondi?

"La gestione dei fondi è quantomeno opaca perché non sappiamo come vengono spese le offerte che raccogliamo. E ancora: dove vanno a finire i soldi della vendita degli immobili? Ad esempio, la sala delle assemblee di Roseto degli Abruzzi è stata messa in vendita per 14 milioni di euro; quando l’abbiamo costruita è costata tre miliardi di vecchie lire (1,5 milioni di euro). Vorrei tanto sapere a chi andrà la differenza. Ci sono altri anziani che la pensano come me, ma sono terrorizzati di esprimere pubblicamente le loro critiche".

Cosa avviene se un seguace vuole uscire dalla congregazione?

"Se si allontana volontariamente e rimane comunque un fedele, i parenti e gli altri membri continuano a mantenere i rapporti. Se invece viene disassociato o firma la propria rinuncia, nessuno, persino i familiari più stretti, dovranno più trattare con lui. Diventa un apostata, un malvagio che è tornato a Satana".

Dopo queste considerazioni, cosa pensa dei fedeli a Geova?

"Penso siano una setta. Fino a quando credi ciecamente in quello che dice l’organizzazione non ci sono problemi. Ma appena esprimi dei dubbi, delle perplessità, finisci tagliato fuori da tutti i tuoi affetti. Non credo che una religione debba permettersi di rovinare le persone in questo modo".

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