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Sole24Ore, una crisi che nasce da lontano porta il titolo a nuovi minimi

Il Sole 24 Ore tocca un nuovo minimo storico in borsa a 33 centesimi per azione: dalla quotazione del 2007 ha perso il 94% del valore, urge cambiare strada ma lo scontro infuria in seno a Confindustria…
A cura di Luca Spoldi
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Borsa Italiana

Chiudendo a 33 centesimi stasera il titolo Il Sole 24 Ore non solo ha ceduto un 2% contro il risultato moderatamente positivo degli indici della borsa di Milano, ma ha segnato il nuovo minimo dell’anno, portando la perdita rispetto a 12 mesi or sono a circa il 50%. La crisi del quotidiano della Confindustria nasce da lontano.

L’ultima tegola piovuta in testa è stata un’ispezione Consob, stamane, presso la sede del Gruppo 24 Ore, dopo che la Procura di Milano ha già aperto un fascicolo di indagine “modello 45”, ossia ancora privo di ipotesi di reato ed indagati, in merito alla situazione contabile del gruppo, dopo la presentazione di alcuni esposti da parte di Adusbef che ipotizzano una serie di falsi in bilancio.

In una nota il gruppo editoriale ha subito assicuratomassima trasparenza, massima tranquillità, massima collaborazione” in merito all’indagine avviata dalla Consob, ribadendo di essere “un libro aperto”, ma il mercato continua a chiedersi come andrà a finire la vicenda e quale sarà la sorte dell’amministratore delegato, Gabriele Del Torchio, chiamato al capezzale del gruppo pochi mesi fa.

Del Torchio, manager con precedenti esperienze in Ferretti, Ducati e Alitalia, secondo alcune fonti di stampa è rientrato in società dopo un’assenza dovuta a motivi di salute (a inizio mese sarebbe stato ricoverato d’urgenza all’Auxologico di Milano per un intervento al cuore, perfettamente riuscito) solo per trattare le condizioni per una uscita che sembrerebbe ormai inevitabile a cauda dello scontro in atto in seno a Confindustria.

Il giorno dopo una semestrale chiusa con ricavi in calo e perdite in aumento si erano infatti avute le dimissioni di Giorgio Squinzi, presidente del Cda ed ex numero uno di Confindustria, e di metà dei consiglieri (Carlo Pesenti, amministratore delegato di Italmobiliare, Claudia Parzani, avvocato internazionale, Livia Pomodoro, ex presidente del Tribunale di Milano, Mauro Chiassarini, numero uno di Bayer Italia e Maria Carmela Colaiacovo).

Squinzi, che da presidente di Confindustria ha sempre appoggiato l’operato dei precedenti vertici del Sole24Ore, Benito Benedini-Donatella Treu, silurati dell’attuale presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, si è schierato apertamente contro la linea di rigore e trasparenza voluta da Del Torchio e Boccia e che ha portato ad una semestrale lacrime e sangue.

Il Sole 24 Ore ha infatti chiuso il primo semestre del 2016 (quando il gruppo era ancora gestito da Benedini-Treu, essendo Del Torchio stato nominato solo in giugno) con ricavi in calo dell’8,2%, a 151,8 milioni di euro, di cui 6,6 milioni a causa del deconsolidamento della controllata Newton, 3,3 milioni legati al calo della raccolta pubblicitaria e 2 milioni ai minori ricavi dell’area cultura.

La contrazione dei ricavi, peraltro mitigata dall’incremento di 2,2 milioni di euro dei ricavi da contenuti digitali, e la contabilizzazione di oneri non ricorrenti per 8,7 milioni hanno fatto salire la perdita a livello di Ebitda adjusted (risultato operativo rettificato) a 19,7 milioni, il rosso della gestione operativa (Ebit adjusted) a 36,1 milioni e la perdita netta di gruppo a 49,8 milioni, mentre il patrimonio netto a fine giugno è calato a 28,2 milioni di euro, 59 milioni in meno rispetto a fine 2015.

Una situazione che ha indotto gli amministratori a effettuare una valutazione circa la sussistenza del requisito di continuità aziendale, tanto più che si prevedono “ulteriori perdite nella seconda parte dell’esercizio in corso” e che ha portato l’azionista di maggioranza (Confindustria, 67,5% del capitale) a dichiararsi disponibile a sottoscrivere un eventuale aumento di capitale.

In parallelo sono stati avviati colloqui con le banche creditrici (Intesa Sanpaolo, Bpm, Banca popolare di Sondrio, Mps e Credito Valtellinese) per arrivare a ristrutturare i finanziamenti in essere, dato che si prevede di non riuscire a rispettare i requisiti richiesti dalle banche al 31 dicembre 2016 e al 23 ottobre 2017. L’ipotesi che anche le banche convertano parte dei crediti in capitale non può dunque essere esclusa ma potrà essere valutata solo a fine mese, quando dovrebbe vedere la luce il nuovo piano industriale.

Un piano che dovrà assicurare che il Sole24Ore torni ad essere “una realtà solida e competitiva” come sottolineato dal vice presidente di Confindustria, Marco Gay, che come il presidente Vincenzo Boccia ha ribadito anche come Confindustria non intenda in alcun modo rinunciare ad un asset storico. Il rilancio resta tuttavia legato all’andamento del mercato della raccolta pubblicitaria che pare remare contro la strategia voluta dal direttore del Sole24Ore, Roberto Napolitano, che ha privilegiato le copie digitali rispetto alle vendite delle copie cartacee in edicola.

I dati Nielsen relativi alla raccolta pubblicitaria di agosto hanno da un lato confermato una discreta chiusura della stagione dei grandi eventi, dall’altro a fronte di un autunno che Nielsen prospetta in lieve calo rispetto al 2015 hanno mostrato come non trovi ancora soluzione la crisi della carta stampata (-5,4% la raccolta dei quotidiani nei primi otto mesi dell’anno con poco più di 433 milioni di euro, -3,6% quella dei periodici, sotto i 279 milioni), ma anche del web (-1,6% negli otto mesi con 277,5 milioni), per di più afflitto da un preoccupante calo della raccolta del 5,2% solo in agosto.

Al contrario recuperano televisione (+7,8% negli otto mesi con una raccolta di oltre 2,365 miliardi), radio (+1,3% con quasi 243 milioni di raccolta) e cinema (+11,5% con 8,2 milioni circa). L’avventura di Del Torchio e Napolitano ai vertici del Sole24Ore proseguirà o qualcuno ne chiederà la testa? Di certo la crisi del quotidiano di Confindustria data ben da prima del loro arrivo, a causa di serie di scelte sbagliate precedenti alla quotazione in Borsa del dicembre 2007.

Un debutto avvenuto a 5,75 euro per azione (come dire che da allora il titolo ha bruciato il 94% del proprio valore) che secondo più di un analista non ha fatto altro che accentuare spese senza alcuna vera ratio economica, dalla sede faraonica ad iniziative costose come il lancio della radio, di nuove riviste e l’ingresso nel difficile business della cultura. Con la ciliegina di una politica retributiva dei giornalisti che non ha certo brillato per l’accortezza. Una “ricetta” d’altri tempi che Del Torchio ha provato a cambiare, scatenando un conflitto intestino all’associazione degli industriali italiani.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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