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Volto distrutto da lampade solari: il selfie diventa più virale di ogni spot di prevenzione

Il caso di una giovane donna ossessionata dalle lampade solari e colpita da un cancro alla pelle che col suo selfie è riuscita a richiamare molta più attenzione sul problema di qualsiasi pubblicità e campagna di sensibilizzazione.
A cura di A. P.
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A volte non sono affatto necessari spot costosi o il ricorso a celebrità dello spettacolo affinché una campagna di sensibilizzazione abbia successo. In alcuni casi infatti basta l'esempio di una persona comune a scatenare molta più attenzione sul problema di quanta ne possa attirare una  campagna di prevenzione con dei vip. È quanto ci suggerisce il caso di una giovane donna statunitense Tawny Willoughby, che dopo aver pubblicato su facebook un suo selfie col volto distrutto da un cancro alla pelle causato dalle continue lampade solari, ha fatto segnare un record di interesse senza precedenti. Il caso è descritto sulla rivista Preventive medicine che sottolinea il forte impatto che anche persone comuni possono avere oggi sulla società grazie soprattutto al potere dei social media.

Ossessionata dalla tintarella e dalle lampade solari a cui si sottoponeva fino a 4 volte a settimana, tutte le settimane, la donna era rimasta vittima di un cancro alla pelle che le fece prendere coscienza dell'errore. Una esperienza che aveva deciso di condividere con gli altri sul social per metterli in guardia e per questo si era scatta un selfie in cui mostrava le conseguenze sul suo volto. "Se qualcuno avesse bisogno di un po' di motivazione per non mettersi su un lettino abbronzante, ecco, questa è una terapia per il cancro della pelle", aveva scritto Tawny nella didascalia.

Il messaggio e la foto sono diventati in poco tempo virali suscitando una copertura mediatica simile a quella riscossa dalle celebrità e fatto aumentare del 162% le ricerche su Google delle parole ‘pelle' e ‘cancro', arrivando al record di 229mila ricerche in una sola settimana. I ricercatori dell'università' di San Diego, che hanno pubblicato lo studio, sperano che questo esempio possa incoraggiare gli esperti di salute pubblica a ricorrere di più al potere dei social media per informare sui rischi per la salute connessi a comportamenti sbagliati.

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