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Scuote il figlio di 2 anni perché non vuole mangiare: il piccolo muore. Condannata

Il piccolo Harry Aspley non voleva saperne di mandare giù la pappa. La madre adottiva, una donna inglese di 46 anni, ha provato in tutto i modi a farlo mangiare. Fino a provocargli danni cerebrali gravissimi, che hanno portato al decesso del bimbo. Condannata a 6 anni.
A cura di B. C.
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Quella sera il piccolo Harry Aspley, quasi due anni, non voleva saperne di mangiare. Ma la sua madre adottiva, Wendy Hardy, 46 anni, cercava di forzarlo in tutti i modi ad ingerire il cibo. Fino a strattonarlo e a procurargli danni cerebrali irreversibili. Danni che hanno provocato la morte del bambino pochi giorni dopo. E’ una tragedia dai tratti inspiegabili quella avvenuta in una casa di Stoney Stanton, Leicester, in Gran Bretagna. Wendy e suo marito David non hanno mai potuto avere figli. Gli assistenti sociali già in passato avevano concesso loro di prendere in casa altri due bimbi. Poi è arrivato il terzo, Harry. Una sera di marzo del 2014, la donna sta dando da mangiare al piccolino. Forse un capriccio, un malessere, fatto sta che il bimbo non voleva proprio mandare giù la pappa. La donna però non si dà per vinta: lo scuote in modo davvero forte. E il piccolo sta male. Poi, come se nulla fosse, lo sistema nella sua culla e continua a sbrigare le faccende domestiche.

E’ stato il marito di Wendy, di ritorno a casa, ad accorgersi che qualcosa non andava e a chiamare i soccorsi. Arriva l’ambulanza: al Leicester Royal Infirmary i medici provano il tutto per tutto, ma dopo cinque giorni Harry muore. Adesso, a quasi tre anni di distanza, per Wendy è arrivata la condanna dei giudici della Leicester Crown Court: 6 anni per omicidio colposo e frode.  La donna, infatti, è stata condannata anche per aver intascato oltre 27mila sterline di benefit per due bambini che non erano più in custodia presso la famiglia. “Harry era un bambino molto vulnerabile. Nel periodo in cui è stato nelle sue cure ha perso oltre un terzo del peso – ha detto il giudice Jeremy Baker, che ha emesso la sentenza – Come genitore adottivo esperto avrebbe dovuto conoscere fin troppo bene i rischi di un simile trattamento. Sapendo che era gravemente ferito, non ha cercato aiuto e non ha chiamato i soccorsi. Inoltre, ha mentito sul modo in cui il bimbo si era procurato le ferite”.

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