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Rifiutano di realizzare una torta con slogan pro-gay: condannati

Ordina una torta con slogan pro-matrimonio gay, ma la coppia di pasticcieri rifiuta di realizzarla perché contraria alle proprie convinzioni etico-religiose. La vicenda ha inizio nel 2014: condannati per discriminazione, i proprietari della catena di pasticceria irlandese Ashers Bakery hanno ricorso in Appello e sperano ora in una revisione della sentenza.
A cura di C. M.
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La pietra dello scandalo è stata una torta. Una semplice torta con i pupazzetti di Sesame Street e un messaggio pro-matrimonio omosessuale. A commissionarla era stato Gareth Lee, attivista per i diritti gay, nel 2014. L'ordinazione era stata pagata per intero, ma dopo qualche giorno Lee ha ricevuto una chiamata nella quale si comunicava che la torta non avrebbe potuto essere realizzata dalla pasticceria.

La coppia di pasticcieri di religione cristiana evangelica proprietaria della catena nord-irlandese Ashers Baking Company a cui si era rivolto Gareth Lee ha deciso di rifiutare l'ordinazione in quanto, a loro modo di vedere, scrivere uno slogan a favore del matrimonio gay sarebbe stato contrario alle proprie convinzioni etico-religiose.

Per questo motivo Lee ha promosso un'azione civile e la coppia è stata trascinata in Tribunale e infine condannata per discriminazione. I due pasticcieri, però, hanno sempre rigettato l'accusa, spiegando che realizzare quel tipo di ordinazione avrebbe compromesso le proprie credenze religiose e, nonostante le conseguenze legali che avrebbero potuto scaturire da quella decisione, non avrebbero potuto agire in altra maniera.

Secondo il giudice distrettuale Isobel Brownlie, però, "le credenze religiose non possono dettare la legge" e i due pasticceri, rifiutandosi di portare a termine il lavoro, avrebbero violato la normativa per le pari opportunità in vigore e per questo motivo ha condannato la Ashers a pagare un risarcimento danni di 500 sterline in favore di Gareth Lee.

Daniel McArthur, ventiseienne direttore generale della Ashers Baking Company, ha però impugnato la sentenza e promosso il ricorso in Appello, sostenendo che "la sentenza del Tribunale della contea è stata deludente, ma speriamo e preghiamo che i giudici possano riconoscere il nostro diritto a proteggere la libertà di esprimere le nostre credenze cristiane".

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