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Il neonato indiano affetto da autocombustione: 4 ricoveri in 2 mesi e mezzo

I medici sostengono che il fenomeno potrebbe essere causato dall’emissione di gas combustibili dai pori della pelle del bimbo. Si tratta del duecentesimo caso in circa 300 anni,
A cura di Redazione
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Rahul, neonato indiano di due mesi e mezzo, ha preso fuoco quattro volte senza fonti esterne di innesco. Il piccolo è ricoverato al Kilpauk Medical College Hospital di Chennai dopo che le fiamme, senza alcuna causa esterna, sono tornate a bruciare la pelle di Rahul. Le circostanze hanno portato i medici a pensare che si tratti di uno dei rarissimi casi di Shc (Spontaneus Human Combustion), ovvero di combustione umana spontanea. Secondo una stima avanzata dal Times of India, al mondo si registrerebbero circa 200 casi simili negli ultimi 300 anni. Purtroppo, racconta Kalpesh Gajiwala, specialista del Tata Memorial Hospital di Mumbai, "sulla Shc sono state avanzate varie teorie, ma tutte molto vaghe e non scientificamente provate. Un'ipotesi plausibile è che alcuni particolari batteri dell'intestino convertano il cibo in metano, sostanza combustibile". I medici sono appunto alla ricerca del gas combustibile.

Narayana Babu, pediatra del bimbo, avalla infatti le ipotesi intorno alla Shc, sostenendo che Rahul potrebbe emettere dai pori della pelle un gas facilmente infiammabile. Al momento, però, la ricerca non ha prodotto risultati. Le prime analisi condotto al tempo del primo "incidente" avevano confermato che il bambino apparentemente godeva di buona salute e che gli organi interni erano tutti perfettamente sani. Secondo l'ex direttore del centro ustioni dell'ospedale di Chennai risale a circa 20 anni fa il precedente non documentato di un ragazzo di 23 anni che avrebbe sofferto di Shc. Un precedente preoccupante dal momento che in due decenni non si è riusciti a risalire

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