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Raccoglie 200 milioni per la lotta contro il cancro: poi spende tutto per sé stesso

Le sue associazioni di beneficenza chiedevano donazioni, promettendo di spendere i soldi per combattere i tumori. Ma in realtà James Reynolds utilizzava quel denaro (almeno 187 milioni di euro) per acquistare auto e fare viaggi con la sua famiglia.
A cura di B. C.
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Raccoglieva fondi da destinare alla lotta contro il cancro attraverso le sue quattro associazioni di beneficenza, ma in realtà utilizzava quei soldi per acquistare auto, crociere di lusso, biglietti per concerti, pagare rette universitarie per i figli, e molto altro ancora. Si tratta di una delle più grande accuse di frode nei confronti di ong mai mosse negli Stati Uniti. Al centro della maxi truffa ci sarebbe James Reynolds che con la sua famiglia avevano messo in piedi le quattro associazioni (Cancer Fund of America, Cancer Support Services, Children's Cancer Fund of America e la Breast Cancer Society). Ma secondo la Federal Trade Commission (FTC), la gigantesca struttura organizzativa altro non era che uno specchietto per le allodole mirato a celare un raggiro milionario: in nome della lotta al cancro avevano raccolto 200 milioni di dollari, circa 187 milioni di euro. Come detto quel denaro veniva adoperato per qualsiasi spesa. Anche piccoli sfizi, come l'iscrizione a siti di appuntamento, piuttosto che shopping da Victoria's Secret oppure il lavaggio della macchina, riporta il New York Times.

Reynolds aveva inaugurato la sua ‘Cancer Fund of America' nel 1987 e per decenni aveva allargato il suo giro di donazioni, anche attraverso l’apertura delle altre ong, con la collaborazione del figlio, di amici e dei membri della sua comunità di Mormoni di Knoxville, in Tennessee. Gli "enti di beneficenza" usavano una varietà di mezzi per raccogliere il denaro comprese le chiamate di telemarketing, le mail, i siti web e anche un'organizzazione destinata a raccogliere fondi da dipendenti federali, nel tentativo di far rendere il loro sistema legittimo. Secondo la FTC, Reynolds diceva di spendere il 100% di quanto ricevuto in acquisto di farmaci per i bambini, assistenza ai malati terminali, piuttosto che trasporto dei pazienti. Tutte  “bugie”, secondo l'accusa: le ong, per la lotta al cancro, avrebbero messo meno del 3% dei  loro fondi.

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