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Padre e zii lo torturano e minacciano di dargli fuoco perché è gay

Nasser El-Ahman è stato seviziato dalla sua stessa famiglia quando aveva solo 15 anni. Ora i suoi parenti sono condannati a pagare solo una multa di 1.350 euro. Il giovane chiede giustizia: “Troppo poco”.
A cura di B. C.
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Prima rapito, poi deportato in Libano, paese d'origine della sua famiglia. Poi picchiato con dei tubi, colpito con delle secchiate di acqua bollente e infine cosparso di benzina e minacciato con una sigaretta. Lui era solo un ragazzino, aveva appena 15 anni quando ha subito la più drammatica esperienza della sua vita. Anche perché il carnefice era suo padre, che non voleva accettare il fatto che il figlio fosse gay. E’ una storia amara quella raccontata oggi dal Corriere della Sera. Il genitore comunque non avrebbe agito da solo: con lui c'erano anche i suoi fratelli, zii del giovane. I suoi torturatori sono stati ora condannati da un tribunale di Berlino, a pagare una multa di 1,350 euro testa per sequestro di minore e privazione della libertà. Troppo poco, davvero troppo poco. Per questo Nasser El-Ahman, oggi 18enne, ha deciso che la sua battaglia non poteva essere conclusa. “Sono riuscito a portare la mia storia in tribunale”, ha detto alla Bild.

Il ragazzo oggi vive in Germania e la sua storia ha sconvolto l'intero Paese. Era stato lo zio a scoprire la sua omosessualità. E insieme al padre di Nasser ed altri componenti della sua famiglia ha deciso di  “convertire” l’adolescente: lo ha cosparso di benzina e si è avvicinato con una sigaretta chiedendogli se fosse gay. "No, no, ho gridato", racconta Nasser. Che si è visto anche tirare addosso acqua bollente, frustare con i cavi e bastonare con il manico di un aspirapolvere. Spaventato a morte lascia la famiglia per raccontare tutto ai servizi sociali. "Ciononostante la mia famiglia è riuscita a rapirmi nel dicembre del 2012", ricorda: "Volevano portarmi in Libano, il Paese d'origine dei miei genitori". Ma Nasser si salva al confine con la Bulgaria perché la polizia di frontiera scopre l’inganno. Ora vuol che chi gli ha sconvolto l’esistenza paghi davvero: “Non sono uno che si nasconde, non voglio reprimere la mia sessualità”, racconta.

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